Chiuso un "green Hill" se ne fa un altro...
Un beagle liberato in occasione di una recente manifestazione presso il canile lager di Green Hill |
Però è necessario fare anche altre valutazioni. Non farle, sarebbe non guardare oltre il classico "palmo" dal proprio naso. Le aziende che fino ad oggi hanno acquistato cani dall'azienda di Montichiari, purtroppo, non fermeranno le loro atrocità. La "lista della morte", delle aziende che testano i propri prodotti sugli animali, è lunghissima e sconosciuta alla maggioranza dei cittadini. E sicuramente - anche se nel mondo degli attivisti c'è maggiore consapevolezza - lo sarà anche ad una parte di coloro che da tutta Italia e persino dall'estero si sono recati alle varie manifestazioni nazionali contro il canile lager. Aziende che, non potendo più acquistare da Green Hill, cercheranno un'altra azienda fornitrice. E se il "vuoto" lasciato da questo "canile lager" dovesse aprire lo spiraglio di fare affari, ci sarà sicuramente qualcuno pronto ad aprire un nuovo allevamento della morte, magari non in Italia, ma in qualche vicino paese dell'est Europa con normative persino meno stringenti. Sempre che la stessa proprietà di Green Hill non decida di trasferire la propria attività altrove: una possibilità reale.
Combattere i canili lager, senza combattere le leggi che li producono, è una lotta contro i mulini a vento. Il problema in questo ambito è tutto normativo. E molti deputati italiani, di diverso orientamento, non solo si sono dimostrati a favore di vivisezione e sperimentazione animale, ma hanno persino votato contro la legge che avrebbe imposto l'analgesia, per evitare agli animali almeno le atroci sofferenze.
Se in pochi casi, la sperimentazione animale può avere un senso, (capisco che sia brutto da dirsi, ma in una esigua minoranza di casi è così, per esempio per testare la resistenza delle valvole cardiache prima di impiantarle nell'uomo) nella stragrande maggioranza dei casi la sperimentazione, sostenuta da una propaganda basata su bugie e assurdità, è inutile: serve solo per consentire alle aziende di poter dichiarare, in caso di problemi "che con gli animali non si erano verificati problemi" senza tenere in considerazione le differenze biologiche tra gli uomini e gli animali. In molti casi la sperimentazione animale si è rivelata dannosa. Lo spiega in modo molto comprensibile il dottor Stefano Cagno in questo articolo.
La difesa degli animali e la lotta a vivisettori e sperimentazione animale è una battaglia che dovrebbe esser "combattuta", ancor prima dell'esterno delle aziende lager, a livello politico e culturale, facendo pressione su chi fa le leggi, ma sopratutto, sui consumatori: che boicottando certi prodotti e favorendone altri, hanno la forza di piegare le aziende. Perché se alle proteste i super manager risultano poco sensibili, al segno "meno" sui bilanci risultano sensibilissimi...
Staff nocensura.com
PS: Detto questo, noi di nocensura.com continueremo a sostenere e fare informazione circa le iniziative dei Comitati animalisti, visto che la stampa di regime conferisce loro poco spazio, secondo perché di questi problemi, è bene che se ne parli. Ma non limitiamoci all'ultimo anello della catena, e guardiamo a chi, la catena, la tiene in mano. Non combattiamo solo "a valle", ma combattiamo anche "a monte", e sopratutto, a livello CULTURALE...
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