Il terzo polo: ovvero quando la convenienza diventa programma di partito

Quando Rutelli era radicale e sponsorizzava
la candidatura di Cicciolina. Dopo pochi
anni si è convertito al cattolicesimo... con
quale credibilità, dovremmo chiederlo a chi
lo ha votato...
Rutelli, ospite di "Servizio Pubblico", riferendosi a Monti:  "il paese non potrebbe essere in mani migliori". Una leccata di c**o degna del suo alleato, il vice-Bersani, Enrico Letta, quello a cui "sembra tutto un miracolo".

A dire il vero, ci saremmo sorpresi del contrario, visto che il "terzo polo", alias "la combriccola degli opportunisti" Fini-Casini-Rutelli, ha fatto della convenienza politica il proprio programma di partito, il denominatore comune che unisce i tre leader, alla costante ricerca di posti al sole. Analizzando il passato di ciascuno di loro, non si capisce come oggi possano esser alleati; ma la risposta la conosciamo bene. Analizziamoli uno per uno.


FRANCESCO RUTELLI
Il giovane Rutelli a un'iniziativa radicale
Coerente solo alla sua incoerenza. Ha iniziato la sua carriera politica nel LAICISSIMO partito radicale (in foto insieme a cicciolina) riuscendo a farsi eleggere alla camera. Nelle fila dei radicali ha ricoperto importanti incarichi, fino a quando, probabilmente a causa dell'incertezza della sua rielezione, ha "fiutato l'affare" ed è passato ai VERDI, partito vicino alle posizioni della sinistra radicale (che ha ben poco a che vedere con i radicali) e ha raggiunto quello che, probabilmente era il suo unico scopo: riuscire a farsi eleggere nuovamente deputato. Dopo l'esperienza verde, ha aderito al PATTO SEGNI, una breve e poco fortunata parentesi prima confluire nel PDS, che gli offrirono ampio spazio, e la possibilità di fare il sindaco di Roma.  Dopo aver dedicato buona parte della sua vita dedicata a battaglie LAICHE, improvvisamente si è scoperto cattolico, e ha fondato la CATTOLICISSIMA "MARGHERITA", poi "trasformata" nell'attuale API "alleanza per l'Italia", fedele scudiero di Fini e Casini: un'alleanza quasi "naturale", visto che con gli altri due elementi del "terzo polo" ha SICURAMENTE MOLTO IN COMUNE.






PIERFERDINANDO CASINI
Anche lui ex socio di Berlusconi, nel cui governo ha svolto il ruolo di Presidente della Camera, se non altro ha abbandonato la nave molto prima dell'amico Fini, che ha aspettato "l'ultima chiamata" prima di liberarsi di Berlusconi. Da diversi anni ha rispolverato "la politica dei due forni", che non si vedeva dai tempi della prima Repubblica, alleandosi, alle Regionali 2010, in alcune regioni con la destra, in altre con la sinistra in base alle possibilità di vittoria. Quando si dice "cercare la poltrona a tutti i costi". 



GIANFRANCO FINI


Delfino di Almirante prima, braccio destro di Berlusconi poi, come abbia fatto oggi a ritrovarsi insieme ai post-comunisti, è un mistero della politica. Come abbiano potuto loro "adottarlo" idem. 
Ma forse sarebbe un mistero, se gli ideali contassero ancora qualcosa.  Ai suoi comizi non mancavano mai i cori "Duce Duce", i saluti romani si sprecavano. Per 15 anni è stato un fedele alleato di Berlusconi, nella legislatura precedente è stato vice premier, avallando e difendendo leggi ad personam, ad aziendam, e porcherie di ogni tipo

Porta il suo nome una delle peggiori leggi della storia: la Fini-Giovanardi, anti-scientifica, anti-storica, basata solo sul più becero bigottismo, ha equiparato la marijuana all'eroina, spalancando le porte delle carceri a molti giovani, colpevoli di aver acquistato una dose superiore a quella che la legge ritiene uso personale; e con una "soglia" di 0,5 grammi di principio attivo, ci vuole davvero poco.

Quando ha capito che Berlusconi iniziava ad incamminarsi nel viale del tramonto, pur di restare a galla, ha abbandonato la nave che stava andando alla deriva. Si è dimenticato che è stato Berlusconi a sdoganarlo; senza l'uomo di Arcore, con il suo partitino di nostalgici, non avrebbe mai fatto la carriera che Berlusconi gli ha permesso di fare. Al di là di come si possa pensare politicamente, questi suoi comportamenti qualificano il "Fini uomo", ancor prima che il "politico".

Dopo aver contribuito a far governare Berlusconi per quasi un ventennio, dopo aver fatto carriera grazie a lui, diventandone a tutti gli effetti corresponsabili, FINI e CASINI molto probabilmente, anzi, SICURAMENTE, ce li ritroveremo nuovamente al governo. Con quale coraggio il centrosinistra, che pretenderebbe credibilità possa dare spazio a questi soggetti, dobbiamo ancora capirlo. MA SOPRATUTTO, COME POTRANNO GLI ELETTORI VOTARLI; 

Passi, se vogliamo esser generosi, Francesco Rutelli che è passato dal partito più laico dell'arco parlamentare - i radicali - a un partito di estrazione prettamente cattolica; se non altro, è sempre rimasto nell'ambito del centrosinistra. 

Passi anche Pierferdinando Casini: che ha pensato solo, spudoratamente, ha incassare più poltrone possibile, alleandosi a destra e sinistra, senza ritengo. Ma Gianfranco Fini? Come possa votarlo - o accettare che faccia parte della coalizione di centrosinistra - un elettore di sinistra, risulta incomprensibile; per non parlare dell'elettorato di centrodestra, dove ormai sembra godere di marcata antipatia. 



Se c'è un politico che deve andare a casa, ebbene è proprio Fini, o meglio, tra il nutritissimo gruppo di politici che dovrebbero farlo, lui è decisamente l'apripista.


E' di Gianfranco Fini la regola, approvata recentemente, che ha proibito l'uso di teleobiettivi in parlamento, dopo il famoso ingrandimento del "pizzino di Letta". Era da un po' che era nell'aria, dopo che grazie ai potenti zoom, i fotografi hanno ripreso quelle che sono le attività che "vanno per la maggiore" in parlamento: giocare a poker con l'I-Pad, o meglio scegliersi la escort con la quale, forse, intrattenersi dopo la faticosa seduta parlamentare.

Poche settimane fa, con l'avvento di Monti, Fini ha offerto la massima disponibilità per tagliare il vitalizio dei parlamentari; però a partire dal 2018. Tenendosi ben stretti i diritti acquisiti fino ad oggi, ed estendendoli persino alla prossima legislatura, di cui lui possiamo scommettere qualsiasi cosa, lui farà parte, salvo "calamità naturali". Dovrebbe spiegarci come mai, quando l'On Borghesi dell'IDV, un anno ha, ha presentato la legge per l'abolizione del vitalizio - che fu bocciata bipartisan - Fini gli chiese di ritirare la proposta di legge; impedendogli persino di ripresentarla, quando Borghesi tornò alla carica, appellandosi a un "cavillo" di dubbia liceità.

E QUESTA GENTE FARA' PARTE DEL PROSSIMO GOVERNO... 

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