Giappone, i cittadini contro il governo, che vuole riattivare centrali nucleari
Il 5 Maggio scorso il Giappone aveva disattivato l'ultimo reattore nucleare. Ma oggi il governo vuole tornare a utilizzare l'atomo per produrre energia, nonostante i danni ingentissimi provocati dal disastro di Fukushima (vedi il DOSSIER) i cui effetti devono ancora manifestarsi (milioni di persone si ammaleranno di tumore nei prossimi anni, non solo in Giappone) e i cittadini insorgono. E' nato un movimento, che in breve ha raccolto 8 milioni di firme per dire NO al nucleare.
Staff nocensura.com
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Di seguito l'articolo de Il Fatto Quotidiano:
Una petizione popolare, sostenuta anche dal Nobel per la letteratura Ōe Kenzaburō, chiede al governo nipponico di fare marcia indietro sulla decisione di tornare all'energia atomica per salvaguardare il tenore di vita della popolazione. Due mesi fa tutti i reattori erano stati spenti in seguito al disastro di Fukushima dell'anno scorso
“Sayonara Gempatsu”, addio nucleare. Questo il nome del movimento civico che a partire dalla crisi di Fukushima ha promosso una petizione popolare contro il nucleare in Giappone. Le firme raccolte sono già 8 milioni, non manca all’obiettivo finale: 10 milioni di firme da presentare al primo ministro Noda e al governatore di Fukui, nel centro del Paese. Qui si trova la centrale nucleare di Ōi, la prima ad essere riattivata a poco più di due mesi dal “gempatsu zero”, lo spegnimento di tutte le centrali nucleari del Paese deciso un anno dopo lo tsunami.
Tre sono le richieste fondamentali: completo smantellamento delle centrali attualmente spente e interruzione di ogni progetto per la costruzione di nuove centrali; interruzione e divieto dell’attività della centrale nucleare di Monju (centrale nucleare cosiddetta “autofertilizzante veloce”, situata sempre nella prefettura di Fukui e capace di raggiungere alti livelli di efficienza producendo più combustibile di quanto ne consuma) e di tutti gli impianti di trattamento del plutonio; investimenti in energie naturali, rinnovabili e sostenibili.
Principale promotore dell’iniziativa è lo scrittore Ōe Kenzaburō: “Dall’incidente di Fukushima abbiamo capito che non si può convivere con il nucleare”, ha dichiarato alla stampa lo scorso 15 giugno l’autore premio Nobel per la letteratura nel 1994. Poco prima, insieme agli altri promotori dell’iniziativa “Sayonara Gempatsu”, l’autore di Insegnaci a superare la nostra pazzia e Note su Hiroshima aveva consegnato al capo di gabinetto della presidenza del consiglio Fujimura Osamu 6 milioni 450mila firme raccolte per dire “no” al nucleare. “Credo che un’inversione di marcia verso la sicurezza sia l’unica strada perché il genere umano continui a esistere”, ha proseguito Ōe. “È responsabilità di noi adulti opporci alla riattivazione della centrale di Ōi. È per il futuro dei nostri figli”.
Per il prossimo 16 luglio è stata indetta una grande manifestazione anti-nucleare nel parco di Yoyogi a Tokyo. I dettagli sono ancora in via di definizione, ma molto è già stato programmato: tre saranno i cortei che sfileranno nelle strade di Tokyo e sei i palchi da cui interverranno i promotori della petizione tra musica dal vivo e dibattiti. Il tutto per ricordare alla politica che, come si legge nell’appello pubblicato sul sito internet sayonara-nukes.org, “più dell’80% dei giapponesi non vuole più il nucleare”.
Oltre a economisti, giornalisti e intellettuali del calibro di Ōe, anche l’ex premier Kan Naoto ha deciso di supportare l’attività di “Sayonara Gempatsu”. Dal suo blog personale, Kan, dimessosi nell’agosto del 2011, fa pesare le proprie posizioni – già espresse negli ultimi giorni del suo incarico– a favore di una svolta nelle politiche energetiche del suo Paese. Ma, soprattutto, contro un nucleare che ha segnato per sempre la sua stessa carriera politica.
Lo scorso 12 giugno Kan ha risposto sul suo blog al giudizio della speciale commissione parlamentare di indagine sull’incidente di Fukushima. Secondo la commissione, la gestione della crisi da parte dell’ex primo ministro e del suo esecutivo sarebbe stata “confusionaria”. “Non avrebbe potuto essere altrimenti”, ha ribattuto Kan. “ Cosa sarebbe successo se, nell’inefficienza organizzativa della NISA (Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare), centro di risposta a crisi nucleari, non si fosse mosso il governo?”, ha aggiunto a sua difesa l’ex segretario del partito di governo.
Quale che fosse lo scenario apocalittico a cui faceva riferimento Kan, ai suoi compagni di partito ed ex colleghi il messaggio non sembra essere pervenuto. L’8 giugno scorso, infatti, il premier giapponese Noda in un discorso televisivo ha sostenuto la necessità di tornare in fretta al nucleare per salvaguardare il “tenore di vita” di milioni di giapponesi. Poco meno di una settimana dopo l’annuncio televisivo di Noda e appena prima che Ōe consegnasse le firme a Fujimura, la decisione era già stata presa. Il Giappone ritornerà al nucleare: entro il 24 luglio – o al massimo entro il 2 agosto, secondo quanto riportato il 16 giugno scorso dal Mainichi Shimbun, il principale quotidiano nipponico – il terzo e quarto reattore della centrale di Ōi saranno riattivati.
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