Cane nel catrame, i veterinari di Reggio Calabria lo lasciano morire


Un cane è finito inavvertitamente in un bidone di catrame: i cittadini allertano le autorità, il veterinario - dopo un lungo periodo di attesa - si presenta sul posto: vede che il cane è un randagio, che non ha il microchip: volta le spalle e se ne va, lasciandolo morire agonizzante. Salvarlo sarebbe stato facile, e sapere che a FREGARSENE è stato un VETERINARIO, coloro che dovrebbero PER PRIMI volere bene ai cani, fa ancora più arrabbiare.
CI AUGURIAMO CHE SIA IDENTIFICATO E PUNITO SEVERAMENTE, deve essere rimosso tempestivamente dall'incarico di veterinario, un soggetto senza cuore come questo non può fare quella professione!
 Questa mattina abbiamo pubblicato un articolo e un'immagine su Facebook dedicata agli amici a 4 zampe, per sensibilizzare sul non lasciarli in auto, sotto il sol leone, visto che ogni anno accadono vicende di questo tipo... 
Staff nocensura.com
Di seguito l'articolo sul fattaccio:
Una scioccante storia proviene da Reggio Calabria e riguarda, nuovamente, un caso di crudeltà contro gli animali. Un povero cane è rimasto suo malgrado intrappolato in un bidone di catrame, ma gli addetti veterinari interpellati dai passanti si sono rifiutati di intervenire, lasciando l’animale alla morte. Dura la reazione dell’ex Ministro Michela Vittoria Brambilla: «Chi ha sbagliato paghi».

Il tutto è avvenuto a Sambatello, una frazione di Reggio Calabria, dove un randagio – forse nel tentativo di superare un recinto – è caduto in un bidone per la raccolta del catrame. Rimasto bloccato e impossibilitato a muoversi, i primi soccorsi sono arrivati dai passanti, i quali hanno prontamente chiamato i veterinari dell’Asp. L’incaricato sopraggiunto sul luogo però, certificando l’assenza di microchip impiantato sottopelle, ha deciso di lasciarlo morire perché non regolarmente registrato. Poco importa della dignità di un essere vivente e chissà che l’esemplare non fosse tatuato sulla zampa inferiore, ovviamente invisibile perché sprofondata nel bidone.
Basite tutte le associazioni per la difesa degli animali, come ENPA, LAV, Lega del Cane, Leidaa, Oipa, Chiliamacisegua, rappresentate nella Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente. In una nota si esprime sgomento e la richiesta di provvedimenti per chi si è reso responsabile di questo comportamento disumano: 
«Colpisce la sostanziale indifferenza con cui le autorità preposte dalla legge a intervenire quando i cittadini segnalano la presenza di un animale in difficoltà, hanno lasciato morire questo povero cane. La bestiola è rimasta infatti per ore a guaire e lamentarsi, ma nessuno di coloro che avrebbero dovuto almeno provare a trarlo in salvo ha fatto qualcosa per toglierla da quella trappola. E dopo ore ed ore di atroce agonia l’animale è morto. Dov’erano le istituzioni? E i cittadini? Se è mancato il senso del dovere, che fine ha fatto il buon cuore? Fatti simili non sono accettabili e denotano la più totale mancanza di civiltà e di sensibilità.»
E pensare che, per quanto non semplicissima, l’operazione di salvataggio avrebbe potuto portare al completo recupero del cane. Ma, a quanto pare, i soliti cavilli burocratici e la completa mancanza di buon senso hanno avuto la meglio.



foto: Corriere.it
testo: http://pets.greenstyle.it



Commenti

Roberto Orlandini ha detto…
Oggi è giusto un mese che è morta la mia cagnetta. Non volevo nemmeno leggerla questa notizia, figurarsi vedere la foto.
Perché come mi immaginavo mi domando come si fa ad indignarsi contro il veterinario (peraltro brutto schifoso!) quando nessun altro a partire dal fotografo, ha mosso un dito per questa povera bestia!!!!!
E non ditemi che avevate paura che vi mordesse; al limite bastava un semplice legaccio attorno al muso e la si tirava fuori.
Tutti buoni a parole, povera bestia . . .
Roberto Orlandini
Anonimo ha detto…
ma che vergogna solo perchè era un randaggio non ha meritato di essere salvato
Concordo con Luca: bastava usare come prima cosa del diluente se non si avevano a portata di mano prodotti specifici come quelli che si usano per i cani che vivono nelle officine.

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