La riforma Gelmini in sintesi
Diciamolo pure: molti studenti italiani scendono in piazza per la riforma Gelmini, ma non sanno neppure cosa prevede il provvedimento che contestano: di seguito pubblichiamo una sintesi della riforma, elaborata da Mimmo Fusco di "Fuoriregistro" il 29/11/2010: il testo è ben riassunto, e offre alcune valutazioni che reputiamo condivisibili: per esempio, non apprezziamo i "super poteri" concessi al rettore, che diventa una specie di imperatore dell'università.
Con gli sprechi che ci sono in Italia, veder tagliare i fondi all'università è inaccettabile: il numero delle auto blu circolanti nel "belpaese" aumenta di anno in anno: i politici godono di privilegi assurdi, sprechiamo milioni di euro in una miriade di cose superflue o tatalmente inutili, e poi vogliamo risparmiare sulla scuola ?
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Chi lavora in università?
I docenti sono divisi in :
1) ordinari, son quelli che hanno più potere, la maggior parte sono chiamati "baroni",
2) associati,
3) ricercatori strutturati,
4) ricercatori precari (assegnisti, borsisti, ecc. ecc). Non hanno un contratto di lavoro, la loro condizione è disciplinata dalla legge.
I tecnici, gli amministrativi e i bibliotecari, che hanno un contratto di lavoro dipendente (alcuni a tempo determinato).
La "riforma Gelmini" cambia il governo dell'università (finora retta da 2 assemblee elettive, senato e CDA, dove son presenti, anche se in proporzioni diverse, tutte le componenti, studenti inclusi). Vediamo che cosa potrebbe succedere, anche se il testo è stato modificato decine di volte:
Rettore
Il Rettore diventa un monarca assoluto che nomina la sua corte: infatti è lui che sceglie il Direttore Generale e i componenti del CdA, che quindi non sarà più elettivo. Perciò i rettori potranno liberamente mettere i "propri uomini" in CdA, cioè nel principale organo di potere, e deliberare così ciò che vogliono.
Senato Accademico
Il Senato Accademico viene svuotato di potere. Continua ad essere elettivo, ma rimane un organismo non democratico composto principalmente da docenti.
Il CdA
Il CdA diventa l'organo di potere principale. Avrà 11 componenti di cui nessuno tecnico-amministrativo: il rettore, uno studente eletto, massimo 5 docenti e minimo 4 "esterni" tutti scelti dal rettore. Gli esterni saranno banchieri, industriali o uomini indicati dai partiti politici. Perciò i privati governeranno l'università, e senza neanche dover mettere 1 euro, con tutto quel che ne consegue in termini di libertà di ricerca e di insegnamento.
E' evidente che, se anche non ci sarà la privatizzazione con la trasformazione in fondazione (cosa peraltro contemplata dalla legge), le logiche del lavoro privato entreranno in università.
Il Direttore Generale
Il Direttore Amministrativo viene sostituito dal Direttore Generale, ovvero un manager scelto dal rettore che potrà provenire anche dal settore privato.
L'università in rosso: privatizzazione, fusione o dissesto finanziario
Non è ben chiaro che cosa succederà con gli 800 milioni concessi da Tremonti, che riducono i tagli già operanti e non danno certo nuove risorse. Molte università, però, andranno in rosso a causa dei tagli al finanziamento statale(FFO). Per le università pubbliche si aprono tre possibili strade: la trasformazione in fondazioni di diritto privato; la fusione tra più università; la proclamazione del dissesto finanziario con il conseguente commissariamento da parte del Ministero.
L'autonomia delle università è morta e sepolta
Entro un anno il Governo approverà decreti legislativi per: stabilire la percentuale di personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo di ogni università; stabilire un tetto per la contrattazione integrativa; stabilire un tetto per la spesa del personale a tempo indeterminato e determinato. L'autonomia delle università è morta e sepolta.
Il diritto allo studio sostituito dai prestiti: studenti indebitati!
Dopo aver tagliato di un terzo il fondo per il diritto allo studio che garantisce le borse agli studenti meritevoli, viene istituito un fondo per il merito che servirà per le borse di studio per i "meritevoli" (a prescindere dal reddito) e per istituire dei prestiti ("buoni studio") da restituire in parte dopo il conseguimento della laurea secondo tempi proporzionati al reddito di lavoro percepito dal laureato.
Ricercatore 6 precario
I ricercatori, in futuro, non saranno più a tempo indeterminato. Viene istituita, accanto alle forme di precariato già esistenti, la figura del ricercatore a tempo determinato con contratto triennale rinnovabile di altri tre anni. L'età media dell'entrata "in ruolo" dei ricercatori, già alta (36 anni), si alzerà ancora di più e non vengono garantite le risorse per assumere chi otterrà, nel periodo a tempo determinato, l'abilitazione nazionale come docente.
Dopo 6 anni un ricercatore, anche se avrà ottenuto l'abilitazione nazionale, se non ci saranno soldi per assumerlo, sarà espulso.
Reclutamento della docenza: rafforzato il potere dei baroni, rettore e CdA
Viene rafforzato il potere dei professori ordinari (i baroni) nelle commissioni per il reclutamento della docenza. Inoltre il CdA, su proposta del Rettore, potrà evitare di fare i concorsi pubblici tramite la "chiamata diretta" dei docenti amici.
Che titoli offre oggi l'università?
Oggi l'università è indubbiamente più facile che in passato, ma offre titoli largamente svalutati. C'è una prima laurea triennale. Poi ci si può iscrivere a un biennio di specializzazione. Ormai, però, questi titoli son considerati insufficienti, e quindi inizia il costosissimo calvario dei master, o dei corsi di specializzazione (spesso privati).
Molti docenti dedicano poco tempo alla didattica e alla ricerca di base e molto a curare i propria affari. Molti esercitano anche la libera professione (avvocati, medici, consulenti). I docenti sono gli unici lavoratori che possono fare legalmente doppi lavori mentre sono in servizio e , pertanto, versando una minima percentuale agli atenei, fanno ricerche e consulenze, in università, a favore di aziende private e di enti pubblici. Lezioni, esami, tesi, di solito sono demandati a ricercatori precari e dottorandi.
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Commenti
Spero che si tratti di sviste
Comunque l'università di Trento funziona egregiamente e non necessita proprio di una riforma così come delineata da questo progetto.