Concordia, De Falco trasferito perché scomodo? Vediamo perché



A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com

Nei giorni scorsi la vicenda del trasferimento del Capitano di Fregata Gregorio De Falco, che la Capitaneria di Porto livornese ha relegato ad un ruolo "non operativo", nonostante lo Stato abbia speso fior di quattrini per addestrarlo e nonostante abbia dimostrato grande competenza, anche in occasione del naufragio della Concordia che lo ha reso celebre, ha scatenato un putiferio.

Il trasferimento, che ufficialmente non è un "demansionamento" ma dal punto di vista pratico lo è a tutti gli effetti, ha suscitato indignazione nell'opinione pubblica, ed i media hanno conferito grande copertura alla questione, tuttavia quasi nessuno ha dato risalto alla questione che illustreremo di seguito.

Quando hanno chiesto a De Falco per quale motivo fosse stato trasferito, egli pur senza nascondere la sua delusione, ha rimandato ai suoi superiori i giornalisti che chiedevano spiegazioni: "questo chiedetelo ai miei superiori" - e ha rivelato che da un po' di tempo, non solo lui, ma tutto il reparto operativo della capitaneria livornese, fossero "tenuti ai margini di celebrazioni e premiazioni", e qualcuno ha ipotizzato che fossero sorte gelosie in seno alla Capitaneria, dovute al gran risalto mediatico avuto dal Capitano De Falco, elevato addirittura allo status di "eroe".

Ma alla base del trasferimento, potrebbe esserci qualcosa di diverso:

Ad Aprile di quest'anno, quando ricorreva l'anniversario della tragedia del Moby Prince, in cui persero la vita 141 persone e che dopo 23 anni non è ancora stata chiarita, il Capitano De Falco ha espresso vicinanza ai familiari di quegli uomini, donne e bambini che quella maledetta sera del 10 Aprile 1991 si imbarcarono a Livorno verso Olbia, e che non hanno ottenuto giustizia. 

De Falco si espresse a favore della Commissione d'inchiesta caldeggiata per fare finalmente chiarezza sui fatti, esprimendo la sua vicinanza alla famiglie delle vittime, "che hanno il diritto di conoscere la verità, che vorrei conoscere anch'io, come cittadino.". E non solo: De Falco aderì pubblicamente all'iniziativa "Io sono 141", una "campagna per verità e giustizia sulla vicenda Moby Prince" organizzata dai familiari e da alcune associazioni.
Può sembrare una banalità, ma non lo è affatto. E' come se un Capitano dei Carabinieri avesse caldeggiato la commissione d'inchiesta (negata da centrodestra e centrosinistra in parlamento) per fare luce sugli abusi delle forze dell'ordine al G8 di Genova...

Quella del Moby Prince (vedi scheda Wikipedia) è una vicenda torbida, come quella di Ustica, di Piazza Fontana, e altre vicende che hanno insanguinato l'Italia e che restano avvolte nel mistero, (anche se nel caso di Ustica, dove ci furono più morti a terra, tra i testimoni (torre di controllo, addetti radar, etc. che si "suicidarono") NON-ufficialmente, la vicenda è piuttosto chiara... leggi QUESTO e QUESTO)

L'inchiesta riguardante il Moby Prince investì, inevitabilmente, anche le autorità marittime e portuali italiane, la Marina e la Capitaneria di porto, in primis proprio quella livornese, in cui presta servizio Gregorio De Falco. La verità non è emersa, ci sono varie ipotesi, ma per ora tali restano: tuttavia è emerso chiaramente che ci sono state menzogne e depistaggi, nonché "superficialità" (probabilmente non casuale) nelle indagini. Ne hanno parlato anche testate giornalistiche "main stream" come l'Espresso, Il Fatto e persino Famiglia Cristiana.

Ma non è finita;

De Falco solo pochi mesi fa, a Luglio, firmò una relazione negativa in merito alla sicurezza del nuovo rigassificatore costruito a Livorno;

E come sappiamo bene, intorno a questo genere di opere ci sono affari milionari, che in molti casi coinvolgono in qualche modo politici locali e non, e spesso i permessi sembra vengano concessi con eccessiva "leggerezza", le autorità sembrano "chiudere un occhio", o talvolta persino tutti e due, per non disturbare importanti business.

Sempre De Falco si sarebbe opposto all'ormeggio di navi da crociera (altro business) nell'area protetta di Portofino, in contrasto anche con i suoi superiori.

Concludendo, informandomi nemmeno troppo approfonditamente in merito al Capitano Gregorio De Falco, emerge il quadro di un professionista serio e capace, che ama il suo lavoro e che applica leggi e regolamenti senza guardare in faccia a nessuno; e persone così, in Italia ce ne sono poche, sopratutto nei ruoli di comando.

Quando i cronisti hanno chiesto a De Falco quali fossero secondo lui i motivi che hanno portato al suo trasferimento, egli si è astenuto dal commentare; alle domande di un cronista de Il Fatto Quotidiano, ha risposto e ribadito "mi spiace, ma è opportuno che non parli più", invitando i giornalisti a rivolgere le domande ai suoi superiori. Avrebbe potuto tirare fuori dal cilindro queste vicende, e probabilmente anche altre che non conosciamo, ma da professionista qual è, e da "militare", si è astenuto dal farlo.

Ovviamente non possiamo affermare che il suo trasferimento sia dovuto alle vicende sopra citate, farlo sarebbe un'illazione, ma a dire il vero, qualche dubbio personalmente mi viene. E sopratutto, questi fatti fanno indignare ancora di più di fronte al suo trasferimento a mansioni d'ufficio, DOVE NON POTRA' PIU' NUOCERE / OSTACOLARE ne il progetto del rigassificatore, ne lo strapotere delle grandi navi che spadroneggiano nei porti danneggiando l'ambiente.


PS: Personalmente non mi sono unito alla "mitizzazione" di De Falco per la questione Concordia; ritenevo eccessivo che fosse elevato al rango di "eroe" per aver pronunciato la celebre frase "salga a bordo cazzo!"; anzi sinceramente quella frase, nell'ambito di una conversazione registrata e resa di pubblico dominio, mi sembrava quasi un atto di esibizionismo; dopotutto - pensavo - è facile pontificare comodamente seduto su una poltrona. Certamente De Falco dimostrò grande professionalità nell'ambito di quell'intervento, e probabilmente il bilancio dei morti sarebbe stato persino più grave se non avesse "fiutato" che "qualcosa non tornava", mandando una lancia della Guardia di Finanza a controllare la situazione, nonostante dalla nave avessero rassicurato che si trattava di un "guasto tecnico" e che non c'erano problemi...

Dopo essermi informato più approfonditamente sul suo conto, e aver scoperto le questioni sopra citate riguarda il rigassificatore e l'ormeggio delle grandi navi in zona protetta, la mia stima nei suoi confronti è lievitata considerevolmente.

Il trasferimento di De Falco per certi versi mi ricorda la sospensione ed il licenziamento dell'agente Di Bello, tenente della Polizia Provinciale di Potenza punito.... perché voleva tutelare l'ambiente.

Sicuramente De Falco è un grande professionista, e persone come lui in un paese normale fanno carriera, non vengono relegati a mansioni d'ufficio... 

Come ha scritto il giornalista Pietro Senaldi di Libero, "Se avesse tradito la divisa anche solo qualche ora per diventare un'attrattiva popolare, nessuno lo avrebbe toccato. Oggi sarebbe il ricco conduttore di programmi sul mare e il testimonial di corsi di vela" ... le cose in Italia funzionano così, purtroppo. E per chi deve vigilare, a tutti i livelli, è più facile e conveniente cercare di farsi amici i "potentati" ed i "lobbisti", avallando tutti i loro progetti...

Nel frattempo è tornata alla ribalta la ballerina moldava, che sta scrivendo un libro sulla vicenda e guarda caso, dopo due anni, se ne esce con "rivelazioni shoccanti" - così le hanno definite i media - che appaiono come un - riuscito - tentativo di riottenere la ribalta mediatica, visto che anche i magistrati pare abbiano ritenuto le sue parole "inattendibili".


Alessandro Raffa per nocensura.com
 


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