Colpevoli di essere No MUOS: multe, avvisi di garanzia, perquisizioni, arresti.


no muousIl movimento NO MUOS oggi in corteo nonostante i divieti della questura

Multe, perquisizioni, arresti e avvisi di garanzia: il team dei legali No MUOS snocciola davanti alla Prefettura di Caltanissetta le presunte violazioni contestate a più riprese agli attivisti no MUOS, a giovani, meno giovani, addirittura a nonne che hanno portato a spasso i nipotini in pochi metri quadrati della Base dei Marines installata sul suolo siciliano all’interno della sughereta, definita (solo definita ) sito di interesse comunitario. In tutta Italia oggi, 22 febbraio, ci sono state manifestazioni contro i tentativi di reprimere in tutti i modi chi non accetta lo scempio della Val di Susa o la guerra perenne telecomandata con strumenti di morte come le antenne e le parabole impiantate a Niscemi. “Il MUOS di Niscemi non è ancora attivo, ma i soliti mezzi di disinformazione lo presentano come se fosse già in funzione. Non è affatto attivo e ci batteremo sempre contro MUOS e le guerre”, afferma Piera, mamma NO MUOS. “Oggi è una giornata militante – afferma Giuseppe, del Comitato No MUOS di Piazza Armerina – il fatto che ottocento persone siano in piazza contro la repressione assume un valore politico eccezionale”. Il corteo, variegato e composto da attivisti di ogni parte della Sicilia e di tutte le età, spazza qualsiasi presunta ipotesi di scoraggiamento o ridimensionamento della lotta dopo l’installazione delle tre parabole avvenuta quasi di soppiatto il mese scorso dentro l’area della base destinata al MUOS.
Oggi hanno sfilato anche attivisti del Forum per l’acqua e i beni comuni, No TRIV, No TAV e i comitati per la Casa per chiedere la scarcerazione dei quattro giovani No TAV in carcere e “per affermare il diritto di protestare contro chi legittima con atti illegali lo strapotere delle guerre e dell’economia di rapina che spopola i nostri territori e favorisce la crescente militarizzazione del Mediterraneo, non più mare di pace.” afferma una mamma NO MUOS davanti il palazzo della Prefettura di Caltanissetta.

La manifestazione del 1° marzo nella sughereta di Niscemi che per la prima volta torna in strada in una manifestazione nazionale dopo che le tre parabole dell’impianto militare di telecomunicazioni Usa sono state issate. Tuttavia la questura di Caltanissetta ha dapprima vietato il corteo e successivamente, quando gli attivisti hanno presentato una richiesta con un percorso parzialmente diverso, ha comunicato una serie di prescrizioni che gli organizzatori hanno considerato irricevibili. «La manifestazione si farà lo stesso, anche senza le autorizzazioni, sul tragitto già seguito nella manifestazione del 9 agosto 2013. Non è accettabile che una decisione di natura politica venga celata dietro una scelta che si spaccia per tecnica, i cui motivi formalmente sarebbero l’incolumità dei partecipanti e il rischio incendi nella Sughereta». E’ questa la prtesa di posizione del Coordinamento regionale dei comitati.
L’appuntamento viene quindi confermato per ogg pomeriggio alle 14.30 in contrada Pisciotto. La questura di Caltanissetta ha dapprima vietato la manifestazione, di cui gli attivisti avevano dato comunicazione il 20 febbraio. I motivi del no starebbero in una relazione della Forestale che, in occasione del corteo del 9 agosto, ha riscontrato una serie di difficoltà logistiche per la sicurezza: i sentieri angusti e cespugliosi su cui si era snodato il tracciato, difficilmente raggiungibili dalle ambulanze e il potenziale panico che si sarebbe potuto scatenare tra i partecipanti nel caso di un incendio.

A fronte del divieto, giovedì il comitato di Niscemi ha presentato una nuova richiesta con alcune variazioni sul percorso, chiedendo di partire dal cancello numero 1 della base, passare da contrada Polo e raggiungere il cancello numero 4 in contrada Pisciotto, da cui è visibile l’impianto Muos. Ma anche in questo caso la risposta della questura è stata parzialmente negativa.
L’ordine è di fermarsi in contrada Polo, senza proseguire oltre e di parcheggiare le auto o gli autobus dei partecipanti lungo la strada provinciale. «Non ci permettono di arrivare ad un punto in cui le parabole sono visibili e ci obbligano a lasciare le auto a sette chilometri dal luogo del concentramento, dando vita in sostanza ad un altro corteo».
I comitati hanno fatto sapere che non rispetteranno quanto ordinato dalla questura. «Il corteo si farà lo stesso», annunciano.


Fonte: osservatoriorepressione.info


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