Rompere la gabbia. Sovranità monetaria e rinegoziazione del debito contro la crisi
Recensione
libro: Claudio Moffa, Rompere la gabbia. Sovranità monetaria
e rinegoziazione del debito contro la crisi, Arianna Editrice,
Bologna, 2013, pp. 184.
di Silvio Labbate
E’
una ricostruzione dettagliata dell’interessante e attualissima
questione della sovranità monetaria, il libro di Claudio
Moffa Rompere la gabbia: sovranità monetaria e rinegoziazione del
debito, Arianna editrice. Ordinario di Storia delle Relazioni
Internazionali presso l’Università degli Studi di Teramo, già
giornalista professionista, notista di politica estera su testate di
rilevanza nazionale e internazionale, Moffa propone un approccio
interdisciplinare per un tema, che pur non rientrando nell’accezione
ufficialmente riconosciuta di ricerca scientifica – cosa tra
l’altro impossibile per l’argomento trattato, in quanto non
esistono fonti primarie consultabili – costituisce uno studio sui
generis già solo per il fatto di essere redatto da uno storico.
Questa circostanza, che per i temi affrontati risulta essere un
merito non trascurabile, permette all’autore di affrontare il tutto
con la spensieratezza di chi non deve prestare attenzione al mondo a
cui non appartiene e, nella fattispecie, al mondo economico. Per
questo motivo il volume ambisce – riuscendovi in toto – a
fare luce nel complesso mosaico del mondo finanziario internazionale,
rivolgendosi anche a un pubblico profano. In diverse sue parti, del
resto, sono presenti varie e ripetute definizioni dei principali
termini tecnici concernenti l’argomento che, seppur in un
linguaggio spesso ricercato – che appartiene alla ben nota cultura
dell’autore – tentano di sciogliere alcuni nodi e interrogativi
sulle strategie economiche internazionali del passato e del presente.
Il
focus della discussione è, ovviamente, il signoraggio la cui
esistenza stessa è sempre stata messa in dubbio; l’autore riesce,
con una serie di testimonianze dirette da parte di personalità del
mondo finanziario italiano e internazionale e con alcune prove
storiche sull’importanza della moneta e del reddito da emissione
monetaria in tutte le società di ogni epoca, a dimostrarne
l’esistenza e, soprattutto, la rilevanza. La rappresentazione della
crucialità finanziaria nella ricostruzione degli eventi storici
permette all’autore di valutare con attenzione anche, e in
primis, la situazione dell’Italia e il ruolo della grande
finanza internazionale (dei Rotshchild, della Gran Bretagna e di
Soros, in particolare) nell’evoluzione delle scelte politiche che
hanno determinato la graduale e disastrosa fine della sovranità
monetaria del nostro paese: a partire dal cosiddetto «divorzio» del
1981 tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia, attuato senza
l’“ausilio” degli organi parlamentari e, quindi, senza la
minima partecipazione democratica, fino ad arrivare alla effettiva e
drammatica – ovviamente, per i risultati negativi prodotti –
privatizzazione della Banca d’Italia dell’11 luglio 1992 ad opera
di Giuliano Amato, prima ancora delle adesioni al Trattato di
Maastricht, al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) e al recente
Trattato di stabilità.
La
ricostruzione storica che il Prof. Moffa espone in quest’opera apre
degli interessanti, oltre che inquietanti, interrogativi sul ruolo
giocato da nuovi soggetti occulti – diversi dai soliti noti (P2,
Gladio, ecc.) – che, direttamente e indirettamente, hanno influito
sull’evolversi delle scelte politiche italiane in ambito
finanziario; in altre parole, l’autore si chiede e domanda ai
lettori se le decisioni che hanno determinato la fine della sovranità
monetaria dell’Italia e la successiva “svendita” – o
“privatizzazione” – delle principali e più proficue aziende di
Stato (ENI, ENEL, IRI, ecc.) a partire dal 1992 siano state il frutto
di coincidenze fortuite o, piuttosto, di una strategia voluta.
Risulta, ad esempio, alquanto strana nel 1992 la presenza in acque
territoriali italiane del panfilo della regina Elisabetta Britannia,
accompagnato da una nave da guerra inglese, che ospitava un
importante – e segretissimo riguardo agli accordi sottoscritti –
meeting di banchieri e finanzieri internazionali, proprio alla
vigilia delle svalutazioni della lira e della sterlina e delle
privatizzazioni che, per l’Italia, hanno rappresentato per
l’appunto una sorta di liquidazione a favore dello straniero di
importanti asset strategici. Il volume è ricco di episodi, a
dir poco strani, che hanno riguardato la sfera della sovranità
monetaria, a partire dalle morti sospette di Lincoln – dopo
l’emissione dei dollari di Stato – e di Kennedy – che volle
sfidare la Federal Reserve Bank con dei “certificati argentiferi”
del Ministero del Tesoro – che richiamano anche una similitudine,
secondo l’autore, con il caso Moro e con il conio dei biglietti di
Stato durante i suoi governi dal 1964 in poi, fino al rapimento e
all’uccisione.
L’opera,
infine, dopo una profonda critica a Marx – reo di non aver compreso
nel III libro de Il Capitale l’importanza del ruolo giocato
del capitale commerciale e finanziario – e alla politica
finanziaria sostenuta negli ultimi decenni dalla sinistra italiana,
analizza l’attuale situazione economica internazionale per la quale
occorre «[…] la riacquisizione del reddito da sovranità
monetaria», unita a una preliminare «strategia di attacco
all’autonomismo della sfera finanziaria e al privatismo
dell’emissione monetaria» [p. 112]. L’autore fornisce dunque una
serie di ricette per risollevare la situazione economica italiana, a
partire dalla riappropriazione della sovranità monetaria – con
diverse opzioni possibili che non includono necessariamente
l’abbandono dell’Euro o l’uscita dall’Unione europea – e
dalla “rinazionalizzazione” della Banca d’Italia, bloccando la
fuorviante politica delle privatizzazioni che invero ha creato, in
Italia come all’estero (ad esempio in Grecia) una sorta di nuovo
colonialismo, un colonialismo di tipo finanziario. In tutto ciò un
ruolo di risveglio delle coscienze e di divulgatio della
verità dovrebbe essere svolto, come in molti casi è accaduto nella
storia, dagli intellettuali e, soprattutto, all’interno
dell’Università italiana. Il volume del Prof. Moffa rappresenta
dunque uno studio rilevante e imperdibile sia per lo studioso, sia
per il lettore che voglia indagare meglio certi avvenimenti della
complessa e controversa storia del nostro paese.
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