Gli svizzeri votano per mettere un freno all'immigrazione

Il manifesto dell'UDC svizzero
Di Sonia Fenazzi - swissinfo.ch 
La Svizzera dovrà limitare autonomamente l’immigrazione e rinegoziare l’accordo di libera circolazione con l’UE: l’elettorato ha approvato di strettissima misura un’iniziativa in tal senso. Con il 56%, si è registrata la più alta partecipazione degli ultimi 5 anni.
L’elettorato si è spaccato a metà: il 50,3% dei votanti ha detto sì, contro il 49,7% di no. Meno di 20mila voti hanno diviso fautori e oppositori.

Quanto ai cantoni, il risultato è più netto: 14,5 l’hanno accettata, mentre 8,5 l’hanno respinta. Come in passato su temi simili, si è creato un evidente fossato linguistico, con tutti i cantoni francofoni e solo tre cantoni tedescofoni – Basilea Città, Zurigo e Zugo – che hanno detto no.
L'iniziativa "contro l'immigrazione di massa" stabilisce che entro tre anni la Confederazione deve fissare dei tetti massimi per i permessi di dimora e contingenti annuali per tutti gli stranieri, calcolati in funzione dei bisogni dell’economia. Sul mercato del lavoro la preferenza dovrebbe essere data agli svizzeri. I trattati internazionali contrari a queste regole, come l’Accordo di libera circolazione delle persone con l’Unione europea (UE), dovranno essere rinegoziati.

Lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), l’iniziativa si è scontrata con l’opposizione di tutti gli altri partiti rappresentati nel parlamento federale, ad eccezione della Lega dei Ticinesi e del Movimento dei cittadini ginevrini. Per i promotori, occorre frenare l’aumento della popolazione svizzera, che nel 2012 ha superato la soglia degli 8 milioni di abitanti, di cui quasi un quarto è straniero.

Afflusso crescente dall'UE

Un incremento demografico, dovuto principalmente alla continua crescita dell’immigrazione, che la Svizzera non è in grado di sopportare, hanno sostenuto i fautori dell’iniziativa. L’afflusso proviene in stragrande maggioranza dall’UE, con cui dal 2002 vige la libera circolazione delle persone. Sugli oltre 80mila stranieri emigrati nella Confederazione nel 2013, circa il 75% è giunto dall’Unione. Senza contare le decine di migliaia di frontalieri che lavorano in regioni di confine, in particolare in Ticino e Ginevra.

“L’attuale immigrazione incontrollata rappresenta una minaccia per la nostra libertà e sicurezza, per la piena occupazione, per il nostro paesaggio e, non da ultimo, per il nostro benessere”, argomentava il comitato d’iniziativa.

Al contrario, gli altri partiti, le organizzazioni padronali, i sindacati e il governo affermavano che proprio l’immigrazione e gli accordi bilaterali con l’UE contribuiscono in misura considerevole al benessere della Svizzera. Inoltre, disdire quello di libera circolazione, rischierebbe di far cadere tutti gli altri accordi bilaterali con Bruxelles e di isolare la Confederazione, sottolineavano.

Il governo svizzero cerca il dialogo con l'UE

La formulazione del testo costituzionale approvato domenica è comunque molto generica. Non definisce né l’entità dei contingenti né l’autorità chiamata fissarli e rilasciarli e neppure i criteri da applicare. Il governo elvetico sottoporrà al più presto al parlamento una proposta per la sua attuazione, ha dichiarato la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, commentando il risultato del voto. Parallelamente Berna intavolerà colloqui con i competenti organi dell'UE e dei suoi Stati membri, per discutere i prossimi passi e l'avvio di negoziati, ha aggiunto.

Dal canto suo, il presidente della Confederazione e ministro degli esteri Didier Burkhalter ha detto che il governo nelle prossime settimane valuterà le possibilità di “porre su una nuova base le relazioni con l’UE”.

I partiti guardano al futuro

Vincitrice del voto popolare, l’UDC ha immediatamente chiesto che sia formato rapidamente un gruppo di lavoro per limitare e gestire l'immigrazione. In una nota, il più grande partito della Svizzera aggiunge che il governo dovrà rinegoziare la libera circolazione e dare la priorità ai lavoratori residenti sul mercato del lavoro. Il principio della "preferenza nazionale" dovrà essere applicato immediatamente come misure di autoregolazione dell'immigrazione.

Sconfitti, gli altri partiti che si erano coalizzati contro l’iniziativa si preoccupano delle conseguenze sulle relazioni con l’UE. Per il Partito popolare democratico, ora bisogna trovare una soluzione per attuare la nuova disposizione costituzionale e limitare l'immigrazione, ma senza mettere in pericolo la via bilaterale. Anche per il presidente del Partito borghese democratico Martin Landolt l’abbandono della via bilaterale sarebbe fatale per la Confederazione. Il Partito liberale radicale auspica che governo abbandoni la sua politica dello struzzo e si impegni per una politica migratoria rigorosa ma equa.

I Verdi liberali sollecitano misure concrete per far fronte ai problemi nei settori dell'ambiente, dei trasporti e della pianificazione del territorio. Secondo i Verdi, che chiedono di limitare i danni con Bruxelles, problemi reali come la cementificazione del territorio, la pressione sui salari e il rincaro delle pigioni hanno sconvolto la fiducia nel rapporto con l'Europa.

Per il Partito socialista occorre ora avviare rapidamente riforme interne in materia di mercato del lavoro, alloggio, formazione e pianificazione del territorio, per fare in modo che tutti possano godere dei frutti della crescita. "Oggi più che mai, la Svizzera ha bisogno di nuove misure di accompagnamento. Senza di esse, non si potrà vincere votazioni sulla politica europea nei prossimi anni".
 

Fonte: swissinfo.ch

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