Centrale-killer di Vado, Legambiente: "Lo dicevamo da anni. Nessuno ci ha ascoltato"
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"Noi denunciavamo da tempo questa situazione insieme alla 'Rete savonese contro il carbone' e all'associazione 'Uniti per la salute'. Abbiamo sempre contrastato l'utilizzo del carbone come fonte di energia per i problemi che crea dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista ambientale, soprattutto in un contesto come quello di Vado dove la centrale produce il doppio di energia di quella che serve al territorio", dichiara Giancarlo Onnis, referente di Legambiente per la città di Savona. "Di questi tempi purtroppo - sottolinea l'esponente di Legambiente- si guarda esclusivamente al numero degli occupati che spesso perdono il posto di lavoro ma sicuramente non per colpa di chi è preoccupato della salute e del futuro di tutti. Bisogna pensare -ha detto Onnis- anche di chi nasce oggi e a che futuro ha davanti in questo territorio martoriato". Il quadro che emerge dai dati diffusi dalla Procura di Savona è infatti gravissimo, un disastro ambientale non così diverso da quello provocato dall'Ilva di Taranto.
Secondo l'azienda, infine, "l'unico studio attendibile al momento è l'indagine dell'Ist di Genova e di Arpal del 2008 sullo 'Stato dell'arte della salute nella provincia di Savona' disponibile sul sito della Regione", dove si "dichiara testualmente che 'Da un raffronto con dati nazionali le zone oggetto dell'indagine presentano una situazione analoga ed in alcuni casi migliore, rispetto a zone dell'Italia simili per concentrazione di insediamenti urbani e industriali".
Sorgenia è la maggiore azienda del gruppo De Benedetti, che edita L’Espresso e Repubblica. Da tempo ha dei grossi problemi di debiti, circa 1,9 miliardi, di cui 60 milioni già scaduti a gennaio e non pagati. Il principale socio, l’austriaca Verbund non ne vuole più sapere e ha azzerato il valore delle azioni in suo possesso, mentre le banche creditrici ( tra cui Mps è di gran lunga la più esposta) sono disponibili a un taglio del debito di 600 milioni purché però i De Benedetti se ne accollino la metà, ipotesi cullata per due settimane ma venuta meno giovedì scorso nella fasi iniziali dell’entrata in campo di Renzi. L’ingegnere non ci vuole mettere più di cento milioni visto che nonostante l’aiutino di Letta da 130 milioni, rimangono parecchie altre grane, tra cui quella di Tirreno Power, controllata al 39%, oberata da 875 milioni di debiti e per i quali ancora non è stata trovata una soluzione con Unicredit.
Fonte: controlacrisi.org
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