L’Arabia Saudita minaccia una giornalista statunitense per un reportage “non gradito”sulla Siria

Prince Bandar bin Sultan, Secretary-General of Saudi Arabia's National Security Council shakes hands with Russia's Prime Minister Vladimir Putin as they meet in MoscowDi Luciano Lago
La giornalista statunitense, Dale Gavlak, che ha lavorato per circa venti anni come corrispondente dell’Associated Press in Medio Oriente, ha ricevuto minacce da parte dell’Arabia Saudita di porre fine alla sua carriera per aver pubblicato un reportage che dimostra come siano stati i terroristi in Siria i responsabili dell’attacco chimico lanciato nella località di Guta nello scorso 21 Agosto.
Il direttore editoriale della Mint PressNews, Mnar Muhawesh, ha riferito che la giornalista ha ricevuto minacce 48 ore dopo la pubblicazione di un articolo, lo scorso 29 di Agosto, nel suo sito internet nel quale spiegava che i miliziani, oppositori del regime di Assad, avevano ammesso, davanti alla stessa giornalista ed al giornalista giordano Yahia Ababneh, che loro (i ribelli) erano gli autori dell’attacco.
Secondo Gavlak, le minacce provenivano da una terza parte che opera per conto del capo dell’Intelligence  saudita, Bandar bin Sultan, come riferito da informazioni ben accreditate.
L’articolo apparso su Mint Press News, con sede nel Minnesota, riportava che le interviste con medici, residenti, attivisti antigovernativi e le loro famiglie a Guta sostenevano che i terroristi hanno ricevuto le armi chimiche dall’Arabia Saudita e più in concreto da Bandar.
La giornalista Gavlak ,che è stata sospesa dall’Associated Press a seguito di tale articolo, ha riferito che la Mint Press News aveva commesso un errore nell’includere il suo nome come autore dell’articolo, visto che Ababneh era stato l’unico reporter nella storia e lei lo aveva soltanto aiutato a tradurre il suo articolo in inglese.

Tuttavia in una dichiarazione pubblicata durante il fine settimana la Mint Press ha riferito di  “comprendere che Gavlak era sottoposta ad una crescente pressione” e che la sua carriera poteva finire a causa dell’articolo ma che la giornalista in effetti aveva realizzato l’inchiesta  ed aveva scritto il reportage insieme con Ababneh.
“Siamo consapevoli della tremenda pressione a cui sono sottoposti Dale ed altri giornalisti a seguito di questa storia  e siamo noi stessi sottoposti alla stessa pressione di quelli che vogliono screditarla. Tuttavia non siamo intenzionati a soccombere sotto questa pressione perché Mint Press possiede una notevole etica giornalistica”. Riferisce la dichiarazione.
“Abbiamo la più alta stima e simpatia di Dale Gavlak e comprendiamo le pressioni che sta subendo per eliminare il suo nome dall’articolo, ma questo non sarebbe onesto e, in questo modo, come già detto, non siamo disposti a farlo “ conclude la dichiarazione.
Questa vicenda dimostra fino a che punto arrivino i servizi di “intelligence” dei paesi coinvolti nella sporca guerra in Siria nel voler manipolare le informazioni e trasmettere notizie di comodo per occultare le vere responsabilità del conflitto e nascondere la “provocazione” inscenata dai ribelli  (con la complicità dei servizi sauditi) per determinare un intervento militare degli USA e dei suoi alleati.
Inutile sottolineare come quasi nessuno dei giornali occidentali abbia riportato l’intervista della brava reporter e la notizia che avrebbe avuto il merito di rivelare i veri responsabili dell’attacco con armi chimiche in Siria e smascherare il falso pretesto dell’aggressione americana.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi, le guerre scatenate dai “portatori di democrazia” si basano su una massiccia campagna di disinformazione e manipolazione delle notizie che trovano la complicità della maggior parte dei giornalisti venduti al sistema ma, in mezzo a questi, si trova sempre qualcuno che dissente ed ha il coraggio di riferire la verità. Questo sta avvenendo e questo ci da ancora qualche speranza che la verità non soccomba del tutto.


Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=66766

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