La strategia dell’UE: sospendere i diritti degli Stati membri in caso di violazione dei principi europei

111110europaLa madre di tutte le distrazioni di massa è la decadenza di Berlusconi. Anche se è una gaudiosa distrazione per la sinistra, che in un colpo solo si libera del più pericoloso avversario di sempre, complice pure l’inettitudine dell’intero centrodestra, incapace da una parte di difendere il proprio leader, e dall’altra persino incapace di crearsi una propria identità oltre il fattore “B”. Ma come si suol dire in questo caso: “Perdonali, perché non sanno quello che fanno“. E che il centrodestra non sappia quel che fa, è ormai un dato scientificamente assodato, se non decisamente incontestabile e inequivocabile.
Sta di fatto che mentre in Italia tiene banco – come al solito – Berlusconi sì, Berlusconi no, in Europa si discute l’opportunità di attuare l’art. 7 del Trattato UE, che prevede la sospensione in alcuni casi – e segnatamente nel caso di violazione di alcuni princìpi comunitari – i diritti fondamentali degli Stati membri.
Il discorso è stato pronunciato da Josè Manuel Barroso (presidente della Commissione Europea), seppure in modo pressoché fumoso. Eccovi il passo interessante, tratti da WSI:
Nell’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione proferito lo scorso anno, in un momento di sfide che la legislazione ha affrontato nei nostri stati membri, ho parlato della necessità di costruire un ponte tra la persuasione politica e le procedure specifiche di violazione da un lato, e quella che definisco l’opzione nucleare dell’Articolo 7 del Trattato (dell’Unione europea), ovvero la sospensione dei diritti degli stati membri.
In altre parole, il Presidente della Commissione sostiene la necessità che Bruxelles non solo possa operare attraverso la “persuasione politica” o le specifiche procedure di infrazione (spesso lunghe e farraginose), ma possa pure operare attraverso il disposto di cui all’art. 7 del Trattato, che permette sostanzialmente la sospensione dei diritti comunitari degli Stati membri, quando siano violati i principi di cui all’art. 2del Trattato medesimo. 
Sta di fatto, che l’art. 7, prevede che la contestazione dell’infrazione possa essere richiesta al Consiglio europeo o dal Parlamento europeo (1/3 dei suoi membri),oppure dalla stessa Commissione Europea; e che il Consiglio, assunte le dovute valutazioni, così come previste dall’art. 7, possa decidere “di sospendere alcuni diritti derivanti dall’applicazione dei trattati, allo stato membro in questione, includendo i diritti di voto del funzionario che rappresenta il governo dello stato membro all’interno del Consiglio“.
Il dettaglio che salta all’occhio è che la procedura di sospensione dei diritti comunitari potrà essere richiesta non solo dal Parlamento Europeo (cosa abbastanza normale e ovvia), bensì pure dalla Commissione Europea (organo non elettivo). Naturalmente, Barroso si è affrettato a tranquillizzare i suoi ascoltatori affermando che questo “non significa che la sovranità nazionale o la democrazia saranno limitate“.
Beh, indubbiamente non sarà una reale limitazione della democrazia o della sovranità nazionale, ma certamente è o sarà l’ennesima spada di Damocle sulla testa dei Governi nazionali che non vorranno sottostare ai diktat comunitari, di qualunque genere essi siano, poiché chi deciderà se attivare o meno la procedura di sospensione dei diritti comunitari non potrà che essere la Commissione Europea, non eletta direttamente dai cittadini europei. È evidente pertanto che le rassicurazioni di Barroso, sono del tutto inutili e persino ridicole.
Così, ecco il paradosso: se la sinistra italica si balocca con la sospensione dei diritti politici di Berlusconi, a Bruxelles stanno cercando di attuare la sospensione dei diritti politici dell’Italia intera. Da ridere!

Fonte: http://www.criticalibera.it/la-strategia-dellue-sospendere-i-diritti-degli-stati-membri-in-caso-di-violazione-dei-principi-europei-18610

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