Ungheria: Orban amato in patria, odiato dall’usura internazionale


Aumenta il consenso nazionale attorno al primo ministro e al suo partito, mentre Nazioni Unite e Fmi criticano ingiustamente il suo operato
Il premier magiaro Viktor Orban nemico giurato dei grandi organismi dell’usura internazionale è invece molto amato in patria.

All’estero non gode infatti di molta simpatia: tutti dai mass media, alle istituzioni europee, agli organismi mondialisti che lucrano sulla pelle dei popoli come il Fondo monetario internazionale, le banche, le multinazionali puntano il dito contro il primo ministro Orban e il suo Partito Fidesz, colpevoli – a loro dire – di ogni malefatta nei confronti della madrepatria e del popolo magiaro. La difesa della sovranità nazionale ed economica non è gradita agli avversari del premier che sperano in ogni modo di scalzarlo dal potere. Tuttavia nonostante questo, in Ungheria il Partito di centrodestra Fidesz e il suo leader, nonché premier Orban, continua a essere apprezzato dagli elettori e, anzi, è in crescita. Ad attestarlo sono i sondaggi condotti da tutti i principali Istituti demoscopici del Paese. Infatti, i dati diffusi dai tre principali Istituti – Median, Szonda e Tarki – hanno infatti rilevato che Fidesz è in crescita da sei mesi ed è tornata ai livelli dell’autunno 2011, quando era ancora in corso la “luna di miele” post-vittoria elettorale. Il giornale economico online Portfolio.hu da parte sua ha fatto una media dei sondaggi condotti dai tre istituti. Fidesz, che aveva toccato il punto minimo del 18 per cento lo scorso anno, è risalito fino a toccare il 25 per cento dei consensi nelle indagini demoscopiche. I principali rivali del Partito di Orban, invece, vivono una delle loro peggiori stagioni con un seguito che si aggira attorno al 12-15 per cento degli aventi diritto al voto. Ma non tutti sono felici del sostegno che circonda il premier. Nei giorni scorsi infatti in linea con le posizioni assunte da tutti gli organismi dell’usura internazionale è intervenuto il Fondo monetario per accusare le istituzioni nazionali magiare di aver favorito la recessione.

A detta dei tecnocrati del Fmi la forte “ingerenza” del governo ungherese sull’economia del Paese, caratterizzata da frequenti e imprevedibili mutamenti nelle scelte politiche, e “l’indebolimento delle istituzioni nazionali” avrebbero minato la fiducia degli investitori e la crescita dell’Ungheria che resterà debole. Un allarme lanciato nel rapporto annuale sull’Ungheria redatto dai Soloni del Fmi. Secondo i calcoli dell’Istituto con sede a Washington, il livello degli investimenti nel Paese del discusso primo ministro Orban ha raggiunto il punto più basso degli ultimi dieci anni, mentre il Prodotto interno lordo, entrato in recessione nel 2012, si è contratto dell’1,7% nell’ultimo anno e si prevede resti tale per il 2013 a causa della debolezza della domanda interna, mitigata solo dalle esportazioni, che restano l’unica fonte di crescita. “La bassa crescita degli ultimi anni è dovuta ad un ambiente esterno sfavorevole, a diversi fattori strutturali ed errori da parte del governo. L’Ungheria ha bisogno di un diverso mix di politiche volte a stimolare la crescita e aumentare l’occupazione”, ha sottolineato Thanos Arvantis, capo della missione del Fmi in Ungheria. Verità e bugie, quelle del Fondo monetario, che dimostrano come gli attacchi esterni siano inoppugnabili e dovuti principalmente alle posizioni critiche espresse dal premier dal momento in cui ha iniziato il suo mandato nel maggio 2010. E’ inoppugnabile invece l’atteggiamento ondivago tenuto da Orban in alcune occasioni, ma è stato comunque sempre forte e deciso l’attacco da lui lanciato alle lobby economiche e ai poteri forti a favore del popolo magiaro. A conferma di quanto sostenuto sono giunte ieri delle notizie interessanti sulle decisioni prese dal nuovo dal governatore della Banca centrale ungherese, Gyorgy Matolcsy. In una conferenza stampa tenuta ieri da Matolcsy, che ha da poco sostituito Andras Simor, inviso al premier Orban per le sue posizioni critiche nei confronti della sovranità politica su quella economica, ha annunciato uno schema di finanziamento delle piccole e medie imprese (Pmi) per sostenere la crescita. Matolcsy ha spiegato che la Banca centrale metterà a disposizione delle Pmi, attraverso il sistema bancario, liquidità per 250 miliardi di fiorini (oltre 820 milioni di euro). Alle banche locali questo denaro verrà fornito a zero interessi e queste potranno prestare alle Pmi per investimenti o cofinanziamento progetti europei a un tasso massimo del 2 per cento. Il programma funzionerà nel trimestre giugno-agosto 2013 e, al termine di questo periodo, la Banca centrale deciderà se proseguire o interrompere l’esperimento. E questo è un aspetto interessante che dimostra come il governo magiaro si preoccupi del volano economico del Paese rappresentato dalle Piccole e medie imprese. In più, sempre ieri, l’esecutivo Orban ha respinto le critiche dei Soloni delle Nazioni Unite, che avevano rimproverato il Parlamento di Budapest per aver votato un emendamento alla Costituzione che inasprisce la legislazione contro i senzatetto. Un pretesto questo utilizzato ad arte ancora una volta per mettere in cattiva luce l’esecutivo magiaro e il suo leader. “La legge fondamentale – ovvero la Costituzione – non trasforma in reato il modo di vivere dei senzatetto”, ha osservato in un comunicato il ministero degli Esteri ungherese “ma consente alle autorità di limitare l’accesso a determinati luoghi pubblici e di chiedere al senzatetto di muoversi nell’interesse dell’ordine pubblico, della sicurezza pubblica, della salute pubblica e la salvaguardia dei valori culturali”. Martedì scorso, i tecnocrati delle Nazioni Unite sulla povertà, Magdalena Sepulveda, e l’alloggio, Raquel Rolnik, avevano dichiarato che l’emendamento votato dal Parlamento ungherese di fatto avrebbe istituzionalizzato la criminalizzazione dei senzatetto e sancito la discriminazione e la stigmatizzazione delle persone senza fissa dimora. Parole queste utili invece a condannare l’operato del governo e dell’Assemblea nazionale liberamente scelti dal popolo magiaro con regolari consultazioni elettorali, tanto da rappresentare un’ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano per gli attacchi mossi da più parti a livello internazionale e in modo così continuativo.



Fonte: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=20100
Tratto da stampalibera.com

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