"Con il costo del SUV di Fiorito si poteva riaprire l'ambasciata in Madagascar"

Madagascar
Con il costo del suv di Fiorito e di qualche crociera politica si poteva riaprire l'ambasciata in Madagascar

Di Giancarlo Fusco

Il Ministero degli Affari Esteri italiano, ha deciso nel 2000 di chiudere l’Ambasciata Italiana in Madagascar per ragioni di bilancio, dando incarico all’Ambasciata di Pretoria (Sud Africa) di occuparsi anche del Madagascar tramite un consolato onorario, lasciando i connazionali italiani in grave difficoltà quando devono risolvere problemi di carattere consolare, privando l’Italia della possibilità di collaborazione con la repubblica malgascia nel partecipare ai piani di sviluppo futuri, nel campo della estrazione di petrolio, delle enormi risorse minerarie, agricole, manifatturiere e turistiche ed accedere in futuro alle innumerevoli linee di credito mondiali (FMI-FEU-et…) previste per i lavori di urbanizzazione, viarie e strutturali di quel Paese. Una situazione molto grave in un’ "isola grande due volte l’Italia", dove "vivono e lavorano circa 2mila italiani: fra laici, impegnati in varie attività e circa 500 religiosi impegnati in attività educative e di carità. Il Madagascar è inoltre una delle mete preferite dal turismo italiano; il Paese vede aumentare ogni anno il flusso di turisti. Di questi disagi e mancanze di rapporti diplomatici, industriali e commerciali si è fatto carico il Partito Hasin’i Madagasikara attraverso il suo Ambasciatore intinerante in Italia.
É stato più volte informato il nostro Governo di questa paradossale situazione, sono state promosse interpellanze parlamentari, petizioni alla Farnesina al Ministero degli Esteri, ai vari Ministri per gli italiani nel mondo. É stata richiesto più volte, non la riapertura dell’Ambasciata, ma semplicemente un piccolo Consolato di carriera, che possa rispondere su piazza alle necessità degli italiani residenti. Questo consolato non avrebbe nemmeno il problema della sede, in quanto l’Italia possiede ad Antananarivo, capitale del Madagascar, uno stabile, ex sede dell’Ambasciata, che rimane chiuso e in rovina sin dall’anno 2000. Le risposte, sono state sempre diplomatiche, e di rinvio a tempi migliori, poiché le famose necessità di bilancio non permettono di sostenere il costo di un Consolato che si aggirerebbe a circa 200mila euro annui. Si fa però notare, che come previsto dalla legge sul diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero (legge 459/01 art. 20), non essendoci un consolato qualificato, chi volesse votare deve rientrare in Italia e avrà diritto al rimborso del 75% del biglietto aereo. I funzionari della Farnesina, avrebbero dovuto prendere in considerazione questi semplici calcoli matematici: Il costo del biglietto aereo dal Madagascar per l’Italia, che è una tratta tra le più care al mondo, infatti, in bassa stagione turistica costa circa 700 euro. Tralasciando la considerazione che le date delle elezioni non sono scelte sulla base dell’alta o bassa stagione. Per andare a votare, il nostro governo deve rimborsare ad ogni cittadino italiano, come minimo, la somma di circa 525 euro, corrispondente al 75% del biglietto aereo. Ipotizzando che un 40% dei residenti decidesse di recarsi in Italia per votare, il Ministero dovrebbe sostenere una spesa pari a 420mila euro. Nel 2006, ci sono state le Elezioni Politiche ed il Referendum, per cui lo Stato Italiano ha speso circa 840mila euro. Conclusione: per una manifesta mancanza di fantasia, i ragionieri della Farnesina preferiscono spendere dai 400mila agli 800mila euro all’anno solo per il diritto di voto, piuttosto che spenderne 200mila e dare un servizio completo ai connazionali.


Giancarlo Fusco Presidente Onorario del Partito “Hasin’i Madagasikar”

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