Il Coisp torna a manifestare in favore degli assassini di Aldrovandi
Stamattina la manifestazione del sindacato di polizia in sostegno dei poliziotti che uccisero Aldrovandi. Alcuni ragazzi protestano: guardate cosa accade [di Cinzia Gubbini]
di Cinzia Gubbini
Si presentano in sette, otto: sono studenti dell'università. "Abito qui vicino, nemmeno lo sapevo che c'era questa manifestazione: ho chiamato un po' di amici. E' una vergogna!". Dice uno di loro. Siamo sotto al ministero di Grazia e Giustizia, a via Arenula, Roma. Il Coisp, un semi sconosciuto sindacato di polizia, ha organizzato un presidio: sono qualche decina. Chiedono che "anche per i poliziotti valgano le leggi che valgono per gli altri cittadini". Il problema? Quattro agenti di polizia sono stati condannati per omicidio colposo a 3 anni e sei mesi: hanno ucciso a Ferrara un ragazzo di 18 anni, si chiamava Federico Aldrovandi. Un caso che ha colpito al cuore l'opinione pubblica italiana. I poliziotti hanno avuto la pena "scontata" per indulto a soli sei mesi. I tribunali di sorveglianza hanno deciso che quei sei mesi, però, andavano scontati in carcere. Il Coisp non è d'accordo e dice che i poliziotti non hanno visto garantiti i loro diritti: tutti fuori. Si riferiscono al fatto che, di solito, chi ha pene inferiori ai 18 mesi viene affidato ai servizi sociali. Ma, in questo caso, i tribunali hanno valutato che le colpe e soprattutto l'atteggiamento tenuto dai poliziotti (nessun evidente segno di pentimento, né collaborazione alle indagini)consigliasse il carcere. Il Coisp aveva protestato già sotto le finestre dell'ufficio della mamma di Federico, a Ferrara, creando sconcerto e proteste. Non contenti, sono tornati a manifestare a Roma.
Alcune persone si sono sentite offese da questa manifestazione: c'era da aspettarselo. Ma quella dei ragazzi che sono andati a manifestare è stata davvero una espressione spontanea. Altre organizzazioni si sono affacciate alla piazza mostrando la foto di Federico pestato, come aveva già fatto sua madre per protestare nell'unico modo possibile, in silenzio e con dignità. I ragazzi che vedete nel video qui sotto, invece, rimanendo sul marciapiede e semplicemente indirizzandosi contro il presidio hanno cominciato a gridare: "Ma che è questa storia? Ma come si fa a manifestare in sostegno di quattro assassini? Ma se lo facessimo noi non ci darebbero mai l'autorizzazione", e cose così. Tra l'altro si lamentavano perché uno dei partecipanti al sit-in li aveva ripresi con una telecamera, e loro chiedevano che quelle immagini fossero cancellate. Ecco quello che dicevano:
Ma le loro rimostranze a un certo punto hanno causato una reazione davvero spropositata di uno dei funzionari di polizia presenti in piazza. Ecco cosa è accaduto:
Alle rimostranze dei presenti, il funzionario responsabile dell'ordine pubblico ha spiegato che di fronte a delle offese la polizia ha il diritto di identificare le persone. Tesi piuttosto ardita. Mettiamo il caso: una persona parla dal palco, ed esprime una sua posizione politica. Viene contestato. La polizia deve identificare chi contesta? Non sarebbe una azione intimidatoria nei confronti del diritto di critica e della libera espressione? Quei ragazzi stavano contestando un presidio sindacale e politico, non certo singole persone per strada. Ma, ha spiegato il funzionario: "Questa è la legge".
Fonte: http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=73826&typeb=0
di Cinzia Gubbini
Si presentano in sette, otto: sono studenti dell'università. "Abito qui vicino, nemmeno lo sapevo che c'era questa manifestazione: ho chiamato un po' di amici. E' una vergogna!". Dice uno di loro. Siamo sotto al ministero di Grazia e Giustizia, a via Arenula, Roma. Il Coisp, un semi sconosciuto sindacato di polizia, ha organizzato un presidio: sono qualche decina. Chiedono che "anche per i poliziotti valgano le leggi che valgono per gli altri cittadini". Il problema? Quattro agenti di polizia sono stati condannati per omicidio colposo a 3 anni e sei mesi: hanno ucciso a Ferrara un ragazzo di 18 anni, si chiamava Federico Aldrovandi. Un caso che ha colpito al cuore l'opinione pubblica italiana. I poliziotti hanno avuto la pena "scontata" per indulto a soli sei mesi. I tribunali di sorveglianza hanno deciso che quei sei mesi, però, andavano scontati in carcere. Il Coisp non è d'accordo e dice che i poliziotti non hanno visto garantiti i loro diritti: tutti fuori. Si riferiscono al fatto che, di solito, chi ha pene inferiori ai 18 mesi viene affidato ai servizi sociali. Ma, in questo caso, i tribunali hanno valutato che le colpe e soprattutto l'atteggiamento tenuto dai poliziotti (nessun evidente segno di pentimento, né collaborazione alle indagini)consigliasse il carcere. Il Coisp aveva protestato già sotto le finestre dell'ufficio della mamma di Federico, a Ferrara, creando sconcerto e proteste. Non contenti, sono tornati a manifestare a Roma.
Alcune persone si sono sentite offese da questa manifestazione: c'era da aspettarselo. Ma quella dei ragazzi che sono andati a manifestare è stata davvero una espressione spontanea. Altre organizzazioni si sono affacciate alla piazza mostrando la foto di Federico pestato, come aveva già fatto sua madre per protestare nell'unico modo possibile, in silenzio e con dignità. I ragazzi che vedete nel video qui sotto, invece, rimanendo sul marciapiede e semplicemente indirizzandosi contro il presidio hanno cominciato a gridare: "Ma che è questa storia? Ma come si fa a manifestare in sostegno di quattro assassini? Ma se lo facessimo noi non ci darebbero mai l'autorizzazione", e cose così. Tra l'altro si lamentavano perché uno dei partecipanti al sit-in li aveva ripresi con una telecamera, e loro chiedevano che quelle immagini fossero cancellate. Ecco quello che dicevano:
Ma le loro rimostranze a un certo punto hanno causato una reazione davvero spropositata di uno dei funzionari di polizia presenti in piazza. Ecco cosa è accaduto:
Alle rimostranze dei presenti, il funzionario responsabile dell'ordine pubblico ha spiegato che di fronte a delle offese la polizia ha il diritto di identificare le persone. Tesi piuttosto ardita. Mettiamo il caso: una persona parla dal palco, ed esprime una sua posizione politica. Viene contestato. La polizia deve identificare chi contesta? Non sarebbe una azione intimidatoria nei confronti del diritto di critica e della libera espressione? Quei ragazzi stavano contestando un presidio sindacale e politico, non certo singole persone per strada. Ma, ha spiegato il funzionario: "Questa è la legge".
Fonte: http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=73826&typeb=0
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