Caso Anonymous, l’ombra Sismi

di Carola Frediani
 
Dall’inchiesta emerge la figura molto ambigua di uno degli indagati, che aveva contatti con i servizi segreti. Il suo avvocato, Carlo Taormina, lo conferma. E nella “banda” messa ai domiciliari è stata fatta un po’ di confusione tra veri attivisti e infiltrati

Polizia postale e Symantec contro uno stuolo di ragazzi pronti a violarne le infrastrutture. Penetrare in sistemi, rubare codici, modificare siti. Gli uni contro gli altri armati. E’ successo giovedì alla Sapienza di Roma, durante una esercitazione, anzi, una vera e propria gara, la Cyber Readiness Challenge, in cui studenti universitari e anche qualche IT manager erano invitati a sfidare una serie di sistemi allestiti appositamente dalla nota multinazionale della cybersicurezza insieme al Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche. Con tanto di classifica per i più bravi. Ma se qui i più valenti vengono elogiati, fuori da quelle mura chi viola davvero siti statali e di aziende rischia il carcere. E nelle stesse ore in cui gli studenti si preparavano alla sfida simulata, fuori altri ragazzi, della stessa età, attaccavano a muso duro le istituzioni.

LA REAZIONE AGLI ARRESTI Anonymous Italia ha reagito così al blitz giudiziario del 17 maggio, quando sono stati eseguiti 4 arresti (ai domiciliari), 6 denunce a piede libero, e 10 perquisizioni. E lo ha fatto prima mandando offline il tribunale di Roma il 20 maggio, poi pubblicando alcuni dati sensibili (email, indirizzi IP, nomi) su presunti membri di forze dell’ordine. Alcune fonti della polizia postale fanno sapere all’Espresso di essere pronti ad accettare la sfida; che le indagini andranno avanti e che la richiesta di dare risposte sulla sicurezza delle istituzioni è quanto mai forte. Dunque c’è il rischio di una escalation, su entrambi i fronti.Tutto ciò provocherà un forte rumore di fondo che rischia però di far perdere di vista l’aspetto più importante di queste ultime vicende: l’inchiesta che ha portato agli arresti e agli indagati per associazione a delinquere. Dopo le prime ore di confusione, ora stanno emergendo diversi pezzi che possono aiutare a fare un quadro più chiaro. E molto più sfumato dei primi giorni. IL ROMANZO CRIMINALE Secondo gli investigatori, il gruppo di arrestati/indagati sarebbe stata una “associazione criminale che operava alle spalle del movimento”. Un “consorzio criminale” che “sfruttava il marchio” di Anonymous per fini personali o addirittura per creare problemi ad aziende e poi porsi come soluzione (ipotizziamo, ma non è stato esplicitato, offrendo servizi di consulenza).
Insomma, bisogna immaginarsi ?€“ è la tesi degli investigatori – un gruppetto quanto mai assortito che fa un’Opa su Anonymous per i propri interessi. Una specie di banda della Magliana digitale: c’è G.P, 34 anni, leccese, ingegnere forse legato al Sismi, forse informatore, per la polizia semplicemente un cracker, un pirata informatico, che ama rilasciare interviste in giro con la maschera di Guy Fawkes; c’è L.L., 20 anni, bolognese, lo studente modello e un po’ ingenuo che si sarebbe lasciato trascinare; c’è S.L., 28 anni, veneziano, laureato in medicina ma anche hacker abile, capace di muovere un’armata di computer attraverso una botnet, genio e sregolatezza; e c’è J.R., 25 anni, di Ivrea, studente forse vicino ad ambienti antagonisti. Questi, secondo quanto dichiarato dalle forze dell’ordine, sarebbero i capi dell’associazione, a cui, in qualche modo, sarebbero legati gli altri indagati, che si trovano per altro sparsi tra il Nord e il Sud d’Italia.
TARGET ATTIVISTI Un romanzo criminale suggestivo ma che a una analisi degli elementi finora a disposizione presenta delle criticità. Il primo problema sono i target colpiti da questo “consorzio criminale”, come viene definito. In stragrande maggioranza sono azioni effettuate e rivendicate da Anonymous Italia (nota anche come Anon Italy). Inoltre ci sono molti siti istituzionali e puramente simbolici, ed appare difficile che qualcuno possa anche solo pensare di sfruttarli per fini personali o per lucrarci sopra. Ad esempio il sito della Presidenza del Consiglio. Il Ministero della Difesa. La Polizia di Stato. I Carabinieri. Il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria. Il Comune di Torino. E poi Trenitalia, Equitalia, Enel.

Fonte: l’Espresso.
 


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