Dittatura-Bruxelles: più rigore per tutti, salvo le banche


Avanti tutta, contro di noi: attacco al lavoro e al welfare, stabilità dell’euro, blindatura del sistema bancario. E progressiva centralizzazione della vita del continente: in materia economica e fiscale ma anche diplomatica e militare. E’ l’obiettivo dei vertici della tecnocrazia europea, reduci da una cena riservata per mettere a punto il nuovo piano, che il settimanale tedesco “Welt am Sonntag” definisce “segreto”, perlomeno nei dettagli. «Le nostre discussioni hanno dimostrato che abbiamo bisogno di portare l’Unione economica e monetaria in una nuova fase», aveva annunciato Herman Van Rompuy dopo il vertice Ue di fine maggio. A quanto pare, aggiunge il giornale tedesco, le massime autorità europee starebbero mettendo a punto un nuovo progetto «per rafforzare l’euro e favorire la ripresa dell’economia nell’Eurozona».
L’oscuro tecnocrate belga Van Rompuy, membro di spicco del Gruppo Bilderberg e co-reggente dell’Unione Europea, si è riunito con il “collega” Van RompuyJuan Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, cioè il super-governo dei non-eletti che stabilisce a Bruxelles le sorti di tutta l’Europa. Con loro, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, nonché il capo della Bce, Mario Draghi, altro esponente del Bilderberg oltre che del “Group of 30”, la lobby più potente del mondo, incaricata di “infiltrare” politici e governi per cambiare le leggi a vantaggio dell’élite industriale e finanziaria globale. I quattro super-tecnocrati hanno indicato quelli che definiscono «gli elementi costitutivi essenziali e un metodo di lavoro per raggiungere questo obiettivo», ovvero: l’ultimo giro di vite per ridurre ulteriormente quel che resta della sovranità nazionale degli Stati membri.
Nella cena di lavoro, racconta “Welt am Sonntag”, i quattro massimi esponenti della tecnocrazia europea intendevano «pianificare l’Europa del futuro». Work in progress: a grandi linee, il piano è già visibile, scrive il blog “Contropiano”. Obiettivo a breve scadenza: presentare una bozza del cosiddetto “piano operativo” al Consiglio europeo, a fine giugno. I punti chiave del progetto sono quattro: riforme strutturali comuni, politica di bilancio integrata, unione bancaria e unione politica. «Secondo quanto trapelato, il dossier prevede un rafforzamento dei poteri per le istituzioni europee sui bilanci nazionali, un ente di controllo europeo per il settore bancario con nuovi poteri, maggiore integrazione sulle politiche economiche, fiscali, di politica estera e di sicurezza e una riforma dei piani di welfare».
Sempre secondo la “Welt am Sonntag”, inizialmente il programma potrebbe essere introdotto solo nei 17 Paesi dell’Eurozona e non in tutti i 27 dell’Unione. La parte più concreta del nuovo disegno centralizzatore sembra quella dedicata al ruolo della Bce, che dovrebbe assumere un assetto costituito da tre elementi: vigilanza bancaria, assicurazione dei depositi e un fondo comune d’emergenza centrale per le banche “bisognose”. La filosofia dominante, osserva “Contropiano”, rimane quella del rigore, con drastica riduzione della spesa pubblica (non importa con quali conseguenze sociali) e, naturalmente, la “messa in sicurezza” dell’unico settore che stia a cuore al super-potere di Bruxelles: il sistema bancario privato.

BarrosoSoprattutto quest’ultima priorità – il salvataggio degli istituti di credito – viene ritenuta la risposta diretta ad uno dei maggiori problemi della crisi dell’euro, con le difficoltà delle grandi banche che minacciano direttamente interi paesi, come Irlanda e Spagna. Secondo il nuovo piano, l’attività di vigilanza bancaria passerebbe dalle singole banche nazionali all’Eurotower di Francoforte: decisione che i paesi già “stabilizzati” vivono come una intrusione. Riserve analoghe emergono anche rispetto ad un fondo di salvataggio europeo. «Specialmente in Germania, si può “vendere” questa idea solo se il fondo è finanziato dal settore finanziario stesso, come una tassa bancaria o una tassa sulle transazioni», affermano alcune fonti della Bce. «Sarebbe una assistenza a breve termine con il denaro dei contribuenti – il che significherebbe una sorta di unione fiscale che rientrerebbe dalla porta di servizio».
Maggiore consenso, ovviamente, sulle misure anti-sociali relative a lavoro e welfare. «Per prima cosa le “riforme strutturali”: è il refrain tedesco, che dall’inizio della crisi si è abbattuto come una clava sugli Stati dell’Europa mediterranea, costretti a tagliare i loro sistemi di protezione sociale e deregolamentare i loro mercati del lavoro». Proprio a questo punta anche il Fiscal Compact, il patto fiscale voluto fermamente dalla Merkel, che consentirebbe alla Commissione Europea di portare i paesi che non rispettano il pareggio di bilancio davanti alla Corte di giustizia europea. A livello politico, si accentua quindi il cosiddetto “deficit democratico” dell’Unione Europea, a cui si cercherà di rimediare magari fingendo di dare più potere al Parlamento Europeo, finora inutilmente eletto. Di fatto, gli Monti, Draghi e Junckerstrateghi dell’oligarchia finanziaria che occupano le istituzioni di Bruxelles auspicano un’Europa che parli “con una sola voce”, anche in materia fiscale, militare e persino diplomatica, con un unico seggio europeo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
«Ma la “banda dei quattro” – aggiunge “Contropiano” – rileva come per raggiungere questi obiettivi si richieda un quadro legislativo comune – e questo può far fallire il progetto». La Corte Costituzionale federale della Germania ha già messo in chiaro come il Parlamento Europeo non rappresenti adeguatamente i tedeschi, perché il criterio “una testa un voto” non tiene conto delle dimensioni e del potere dei singoli Stati membri, per cui Grecia e Germania sono teoricamente uguali. Secondo alcuni osservatori, il piano dei quattro massimi esponenti delle autorità europee sembrerebbe puntare più ad un effetto-annuncio che a passi concreti. «Difficile però ritenere che i poteri decisionali europei intendano giocare ancora in surplasse mentre la competizione globale e la crisi infuriano nelle maggiori economie capitaliste, Europa e Stati Uniti soprattutto».


Fonte: http://www.libreidee.org/2012/06/dittatura-bruxelles-piu-rigore-per-tutti-salvo-le-banche/

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