L'artista di strada Matteo Terzi, una vita trascorsa "on the road"

Matteo Terzi, una vita trascorsa “on the road” alla scoperta dell’Europa, senza soldi, in autostop, con l’unico obiettivo di riuscire a viaggiare facendo il musicista di strada e quindi vivendo solo di passione, nel suo caso vivendo di musica. Mille storie vissute in tanti luoghi diversi, moltissimi volti ed intense emozioni hanno costellato un periodo della sua vita senz’altro irripetibile ed unico. Oggi, Matteo è tornato in Italia e ha deciso di rimettersi in gioco nella sua terra, vicino ai suoi affetti.

Da: voglioviverecosi.com


Matteo Terzi in arte “Soltanto”. Perché questo pseudonimo?


Da ragazzo pensavo che per vivere al massimo la mia vita avrei dovuto ambire a diventare un super-eroe, un super-viaggiatore. Ma dopo aver passato mesi lontano dalla mia famiglia, dai miei amici, mi sono accorto che l'unica cosa importante era cercare di essere Soltanto me stesso. Realizzare quello che volevo per me sì, ma nella mia città, circondato dai miei affetti. E allora tutto è diventato semplice. Anzi, è diventato “Soltanto” ;)


Nel 2010 hai lasciato Milano, la tua città, per intraprendere un viaggio on the road alla scoperta dell'Europa, senza soldi, in autostop, con uno zaino, una tenda e con un solo obiettivo: riuscire a viaggiare facendo il musicista di strada. Eri convinto di quello che facevi? Avevi qualche dubbio, qualche timore?


Assolutamente sì, ero pieno di timori e di paure. Non avevo idea di quello che sarebbe potuto succedere. Ma era esattamente quello che volevo. Dopo anni passati tra libri e uffici, avevo un bisogno incredibile di mettermi in gioco e di farlo con quello a cui da sempre tengo più nella vita: la musica, la mia musica. Io credo che sia fondamentale provare e riconoscere la paura, ma poi deve essere altrettanto importante riuscire a non farsi bloccare da essa. Bisogna avere paura, ma più coraggio.


Raccontaci qualcosa di quel periodo:

E' stato un periodo incredibile e per certi versi anche irripetibile. Per mesi ho vissuto con 10 euro alla settimana. Viaggiavo in autostop, dormivo in tenda o a casa delle persone che mi offrivano ospitalità, per fare la spesa mi bastava strimpellare le mie note nei vicoli delle strade. E' stato un viaggio meraviglioso, ricco di incontri con gli altri, ma soprattutto di scontri con me stesso. Mi sono messo alla prova più che ho potuto.



Poi come si è evoluta la tua vita da artista di strada?


Dopo quel periodo completamente “on the road” vissuto in Europa, ho deciso di tornare in Italia, perché da una parte mi mancava l'affetto della famiglia e degli amici, dall'altra sentivo il bisogno di portare la mia musica nelle strade della mia città, Milano e del mio Paese. Sai, finché sei all'estero e nessuno ti conosce, è più facile mettersi in gioco. Se in una città non piaci, domani riparti, grazie e arrivederci. A Milano invece sapevo che mi sarei scontrato anche col giudizio delle persone che mi conoscono da sempre, compagni di scuola, colleghi musicisti che hanno scelto altri percorsi... la soddisfazione più bella è stata vincere quella battaglia.

Sei il classico esempio di come sia possibile vivere dei propri sogni. Ma questo sicuramente avrà comportato dei grossi sacrifici. Quali sono le più grandi prove che hai dovuto superare?


Probabilmente il non mollare mai nonostante i tanti, tantissimi “no”, ricevuti negli anni dai professionisti del settore. Proponevo le mie cose in giro e mi sentivo rispondere sempre che non andavo bene, per questo o per quel motivo. E’ stato allora che ho capito che, fino a quando non mi sarei messo in gioco direttamente, con le persone, in strada, non avrei mai capito quale potesse essere il mio valore.


Ci sono state più rinunce o più soddisfazioni fino ad oggi?


Quando vedo piazze riempirsi di persone che si emozionano semplicemente perché sto facendo quello che amo, cioè la mia musica, le rinunce me le dimentico. Quindi sicuramente più soddisfazioni…


Tra i posti in cui sei stato, quale ti ha regalato più emozioni?


Sicuramente Lione, in Francia. E' il posto dove ho suonato in strada per la prima volta, dove tutto questo ha avuto inizio. Lì, nel tempo, si era creata una piccola famiglia intorno a me, ogni giorno c'era Fabienne (la pasticcera che aveva il negozio di fronte al luogo dove suonavo) che mi portava il caffè e la brioche, Alexandre (un ragazzo del posto) che veniva ad accompagnarmi con l'armonica e Laurent (un fotografo incontrato per caso mentre suonavo) che veniva a farmi delle foto, perché “così avrai negli anni un bel ricordo di tutto questo”.


Che tipo di musica proponi? E che riscontro ha tra la gente?


E' un tipo di musica che ha molto a che fare con l'intimità. Quello che cerco di fare con la mia musica non è altro che raccontare agli altri delle storie che ho vissuto, raccontarne i colori, le sensazioni, quello che mi hanno lasciato, come mi hanno fatto crescere. E questo la gente lo percepisce. Tante volte riesco a trasmettere molto più di me con la musica di quanto non sarei in grado di fare a parole.

Qual è il complimento più bello che hai ricevuto? E la cosa che ti ha fatto più soffrire?


Una ragazza una volta mi ha scritto: era da tanto tempo che provavo a prendermi del tempo solo per me stessa, per riflettere su alcune scelte che devo fare nella mia vita, ho provato a stare da sola fuori dalla mia città, ma non è servito a niente, oggi, sentendoti suonare, quel tempo l'ho trovato. La cosa che mi ha fatto più soffrire invece è stata l'indifferenza, che purtroppo ho ricevuto nei primi tempi. Ma se tornassi indietro spererei di riviverla ancora, perché mi ha temprato davvero tanto.


Ovviamente la vita da artista di strada ti porta a stare lontano da casa e dagli affetti. Riesce la musica a soppiantare tali mancanze?


In realtà non riesco a vivere periodi troppo lunghi lontano da casa e dagli affetti, ma certamente capitano dei mesi in cui sono in viaggio da solo. In quei periodi la musica diventa davvero una salvezza, anche perché molte delle canzoni che suono e che scrivo sono legate a persone importanti della mia vita. Suonandole è come averle lì con me…


Che emozione ti regala suonare per strada? E cosa ti piace trasmettere con le tue canzoni?


Suonare in strada, per me, significa ritornare bambino. Questo infatti è il motivo per cui ho cominciato questo percorso: dare ascolto al sogno del bambino che sono stato, perché fin da piccolo sognavo una vita del genere. Ecco perché suonare in strada, per me, oggi significa tornare a vivere qualcosa di incredibilmente onesto e sincero, oserei dire puro. E questo è il messaggio che vorrei riuscire a trasmettere alle persone. Non fate troppi castelli per aria, per stare sereni e vivere la felicità, probabilmente basta Soltanto dare retta ai bambini che siamo stati.



Quali sono gli inconvenienti di un lavoro come il tuo? E le soddisfazioni?


Beh, un inconveniente abbastanza scontato è dettato dal meteo. Quando piove non si suona. Quando fa freddo e le dita si gelano non si suona. Di contro, la strada mi ha regalato le soddisfazioni più grandi della mia vita. Chi si ferma è perché ha davvero voglia di ascoltarti, non è uno spettacolo mediato, in nessun modo. E quando di fronte a te, che hai tra le mani solo una chitarra e un amplificatorino da 5 watt, ti ritrovi una piazza piena di persone, beh, le parole non contano più.

Quali sono i tuoi progetti futuri? E i sogni nel cassetto?


Le due cose sono strettamente legate. Negli ultimi anni infatti ho cominciato a scrivere canzoni mie, per provare a trasformare in musica tutte le emozioni vissute, suonando in strada. Oggi il mio sogno è di poter realizzare il mio primo disco, per chiudere il cerchio che ho aperto tre anni fa, quando ho lasciato le mie poche certezze per dedicarmi a questa vita on the road. Per realizzare questo disco ho scelto una strada abbastanza inusuale, ma quanto mai sincera: farlo solo ed esclusivamente attraverso il supporto del pubblico. Infatti chiunque vuole, può partecipare con una semplice offerta alle spese di produzione di questo progetto, in cambio di alcune ricompense che può scegliere lui stesso (il disco personalizzato spedito a casa, un concerto privato, una settimana con me in furgone on the road spesato di tutto e tanto altro).


Fonte: www.voglioviverecosi.com


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