Il FMI vuole cancellare il debito? Il lupo perde il pelo ma non il vizio...


Gli avvoltoi del FMI hanno iniziato a far veicolare una notizia secondo la quale  vorrebbero cancellare il debito e detronizzare i banchieri . 
Noi, che siamo sempre diffidenti quando si parla di questi clubs, abbiamo provato a trarre qualche conclusione per dimostrare che non è tutto oro quello che luccica. La Volpe si avvicina, ed entra, sempre con astuzia nel pollaio, ma poi sappiamo che fine fanno le galline.
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Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo “ FMI cancella il debito e detronizza i banchieri” nel quale si sosteneva un sistema “ nuovo “ di emissione del denaro per cercare di contenere il debito pubblico, ed è singolare che oggi ci imbattiamo in un articolo, che alleghiamo, “ L’Inghilterra vuole cancellare il debito pubblico.
Ad un esame sommario si potrebbe pensare che, finalmente, vogliono mettere in piedi un sistema per ri-tornare a dare ricchezza ai popoli, ma noi non lo abbiamo letto così.
“ Il gioco di prestigio è quello di sostituire il nostro sistema di denaro creato da una banca privata – circa il 97% della massa monetaria- con un sistema di Stato che crea il suo denaro”.
Questo significa un primo benefico effetto: la fine della “ riserva frazionaria”.

E sarebbe un primo colpo alle banche perché gli impedirebbe di creare denaro virtuale, come fanno oggi, e sarebbero nuovamente legate al montante dei depositi per effettuare dei prestiti.
La funzione originaria delle banche create come servizio alla collettività che da una parte prendevano il risparmio privato e dall’altra concedevano prestiti a privati ed aziende per far meglio girare l’economia.
Praticamente grazie alla “ riserva frazionaria “ le banche “ emettono” una enorme quantità di moneta virtuale che è fuori da qualsiasi controllo creando le disgrazie economiche che stiamo vivendo sulla nostra pelle dal 2008 ad oggi, per il momento.
E che c’è di male in questo ? Non è in fondo quello che stiamo chiedendo da sempre?
Secondo noi no. Per un motivo semplicissimo: il FMI quando parla di Stato che crea la sua moneta, non intende, dal nostro punto di vista, l’emissione diretta della moneta sotto il controllo diretto dello Stato stesso, ma di una moneta “ nazionale” emessa da una banca, sempre in mano ai privati,l’unica autorizzata dallo Stato, che comunque rimane di proprietà della banca stessa, con tutti i problemi di signoraggio ed interessi.
Per farci comprendere meglio facciamo un esempio con il dollaro statunitense: questa moneta è emessa dalla FED e sopra c’è scritto “ Federal Reserve Note”, di conseguenza di proprietà della stessa, che è una banca privata e che applica i “diritti” di signoraggio e gli interessi. Questa moneta crea comunque debito pubblico, la sola differenza è che i titoli di debito emessi dal Tesoro USA, potrebbero tutti rimanere in casa in quanto li acquisterebbe la FED stampando altra moneta. E’ quello che sta facendo il Giappone che ha un debito pubblico pari a più del 200% del PIL.
La manovra del FMI consiste nel tenere sotto controllo l’emissione monetaria eliminando la “ riserva frazionaria”, ma la moneta sarebbe comunque nelle sue mani ed in quelle dei suoi amici in quanto emessa da banche private spacciate per banche di Stato ( come è il caso della Banca d’Italia, creduta dai più pubblica ma nella realtà privata ).
Prova ne sia che intende ancora far ricorrere gli Stati all’emissione di titoli di debito per avere il denaro per far girare l’economia.
Anziché “ rubare “ in 1.000 “ rubano” in 100.
Controllando meglio i flussi monetari e gli Stati.
Non a caso non si parla di moneta emessa direttamente sotto il controllo dello Stato che significa che le Autorità preposte dicono quanto e quando stampare moneta, sulla quale ci dovrebbe essere scritto “ biglietto di Stato a corso legale”, pertanto di proprietà popolare e non di una banca.
Con un tale sistema si eliminerebbe il debito pubblico in quanto lo Stato stampando direttamente, farebbe circolare la moneta tramite un reddito di cittadinanza, oppure tramite opere pubbliche, pagando gli stipendi delle maestranze dipendenti, ect.
Una notevole massa monetaria gli tornerebbe indietro con le tassazioni che, a questo punto, non servirebbero più, come accade oggi, per pagare gli interessi ai banchieri, ma andrebbero in un fondo dal quale lo Stato attinge ogni qual volta ha bisogno di mettere in circolo nuova moneta.
Quella piccola parte che non rientra sarebbe il debito pubblico che non rappresenta più un problema in quanto lo Stato è indebitato con se stesso.
Volete una prova ? L’Italia dal 1874 al 1975 ha stampato moneta di Stato ( vedi foto ) e nel 1940 il debito pubblico era del 20%, nel 1945, dopo 5 anni di guerra, era passato al 25%, nel 1970, dopo tutta la ricostruzione post-bellica, era nuovamente tornato al 20%. Nel 1975 lo Stato ha abdicato alla sua funzione di stampare moneta ed i “ risultati economici” li paghiamo oggi sulla nostra pelle.
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
Claudio Marconi


L'Inghilterra vuole cancellare il debito pubblico
Una provocazione. Oppure una tentazione. Basta austerity, tasse e aumento dell’Iva. La soluzione per ridurre il debito pubblico è molto più semplice: cancellarlo. L’ipotesi è stata avanzata da Gavyn Davies in un editoriale sul Financial Times, per quanto riguarda il debito inglese. In effetti potrebbe essere la strada più semplice. Un colpo di spugna e il debito pubblico detenuto dalle Banche Centrali verrebbe cancellato. In altre parole, la politica fiscale in forte deficit del passato è stata finanziata con l’emissione di moneta. Una scelta opinabile e sbagliata per la Bundesbank, e opposta a quella degli inizi degli anni Ottanta, quando fu fatto divieto alla Banca d’Italia di comprare le obbligazioni del Tesoro. Difatti, la suggestiva proposta, per ora, riguarderebbe la sola Gran Bretagna. Per capire meglio il perché si sia arrivati, addirittura, ad ipotizzare una soluzione così estrema, occorre fare un piccolo passo indietro. Nell’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale, si è aperto un dibattito sull’efficacia delle misure di austerità e il loro impatto sull’economia reale. Le politiche dei sacrifici hanno prodotto, questo è innegabile, un effetto indesiderato ed imprevisto, ossia una flessione delle economie più grande di quello che si era preventivato. Tutta colpa, secondo gli analisti, del sottovalutato impatto del “moltiplicatore sociale”. Le tasse salgono, il reddito si riduce. L’impatto della politica fiscale sul reddito nazionale si chiama, appunto, moltiplicatore sociale. Si hanno, quindi, meno redditi sul lato spesa e un minor reddito netto per le famiglie e le imprese. I conti iniziali, non tornano più. Si era ipotizzato che ad ogni euro di tagli più tasse, corrispondeva una riduzione del redito nazionale di mezzo euro. Si otteneva, semplificando, un deficit ridotto di un euro, da rapportare con un Pil diminuito di mezzo euro. Ma col tempo il moltiplicatore si è rivelato avere un impatto più pesante: per ogni euro più tagli si è avuto un crollo del reddito nazionale che oscilla tra i 90 centesimi fino ad un euro e 70. Ma l’errore da cosa è dovuto? In condizioni di normalità una politica fiscale recessiva ha come altra faccia della medaglia una politica monetaria espansiva. Una sorta di bilanciamento. Se la politica monetaria, però, è già espansiva - con i tassi della banca centrale negativi, considerando l’inflazione – ecco che non può più agire come contrappeso per potare la bilancia in pareggio e, perciò, il moltiplicatore fiscale aumenta oltre le previsioni. La Banca Centrale quando compra il debito pubblico, lo acquista per un periodo. Prima o poi lo rivenderà, presumibilmente quando l’economia sarà ripartita. Nel caso del Regno Unito il debito pubblico in mano alla Banca Centrale è circa il 25% del totale. Quando la Banca ha acquistato i titoli di Stato, ha immesso liquidità nel sistema. Ma non appena venderà il debito pubblico, questa liquidità sarà eliminata. Ecco quindi, che potrebbe decidere di non rivenderlo. In questo caso le manovre di austerità potrebbero essere meno severe ed aver un impatto meno gravoso sull’economia. Si ridurrebbero gli oneri da interesse, con un debito minore. La liquidità che resta potrebbe col tempo alimentare l’inflazione, una volta che la disoccupazione sia diminuita. Il Fincial Times ha ipotizzato, se non la cancellazione completa, almeno la riduzione perché “sarebbe la Banca Centrale che vedrebbe cancellare immediatamente la propria base di capitale. La questione cruciale è capire se questo conta e, in caso affermativo, in che modo”. E’ un’ipotesi, certo. Nei prossimi anni la Gran Bretagna, ma anche gli Usa, dovranno per evitare la crescita smisurata del loro debito statale, tagliare le spese del loro bilancio. Usare la Banca Centrale per ridurre gli oneri del debito è una maniera per ovviare i limiti della politica e la mancanza di riforme. Il ricorso alla sovranità monetaria allenterebbe questi vincoli e sarebbe una svolta epocale per tutta l’Eurozona. Che sia possibile o meno imboccare questa strada è ancora una questione aperta.
Scritto da Fabrizio Arnhold | Yahoo! Finanza speciali

fonte: Frontediliberazionedaibanchieri.it

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