Emilia, esodo dalla Lega Nord verso Matteo Renzi


di Giorgio Ponziano

Da Umberto Bossi a Matteo Renzi. I leghisti delusi da Roberto Maroni o espulsi dai suoi colonnelli si riaccasano col rottamatore. Nel modenese, il capo del Carroccio scissionista è addirittura diventato l’animatore del comitato pro-Renzi e sta facendo proseliti per la sua vittoria alle primarie. È Gabriele Nizzi, consigliere comunale a Fiumalbo, che dice: «È vero, ci sono tanti militanti leghisti che ho conosciuto nelle feste che organizzavamo in montagna e che adesso simpatizzano per Renzi, perché, dopo tutto quello che è successo nella Lega, vogliono voltare pagina ma non ritirarsi dalla politica e con Renzi possono credere in una persona che parla di problemi e di come risolverli, non è il movimento Cinque Stelle che fa solo spot elettorali. Ci vuole rinnovamento, ci vogliono delle facce nuove e non solamente in parlamento».
Gabriele Nizzi, poco più di 30 anni, era conosciuto nel modenese per la sua devozione assoluta, totale, alla Lega e a Umberto Bossi. Stava tra la gente, organizzava la sagra dello gnocco fritto padano, il campionato padano di sci alpino, il festival celtico padano, ovviamente miss Padania. Il tutto si trasformava in un fiume di voti. Poi gli scandali leghisti, il familismo di alcuni dirigenti locali, le sue critiche alla non trasparenza interna e la richiesta di pulizia, ricevendo come risposta l’espulsione dalla Lega, che qui aveva un «volto umano»: «Quassù non ci sono extracomunitari», spiega Nizzi, «abbiamo problemi diversi. La rete idrica, il commercio che langue. Io ascolto tutti, cerco di capire le esigenze della mia gente. È una cosa che mi riempie la vita».
Adesso è passato armi e bagagli con Renzi e gli porterà una consistente dote di voti. Aggiunge, anche a nome dei leghisti, ormai ex, che guida: «Per ora non vogliamo la tessera del Pd, ma i voti li dirottiamo su quella parte e auguriamoci che Renzi l’abbia vinta. Contraddizione ? Non c’è nessuna contraddizione, Massimo D’Alema non disse giustamente che la Lega era una costola dalla sinistra e rappresentava un pezzo del movimento operaio? La Lega è finita e noi andiamo avanti». A capo di un comitato pro-Renzi anche il sindaco di Palagano, sempre nel modenese, Fabio Braglia. Una decisione singolare perché Braglia è a capo di una giunta di centrodestra che, alle ultime elezioni, ha sconfitto il centrosinistra. Adesso la virata, «per merito di Renzi», dice lui, e aggiunge: «Sono un sindaco civico e, come privato cittadino, appoggio le idee di Renzi. E lo voterò, non mi vergogno a dirlo. Mi ha convinto».
Da Sassuolo gli fa eco Mauro Guandalini, ex-segretario del Carroccio in città, con lui passato dal 4 al 17 %, anch’egli convertito sulla via rottamatrice di Damasco. «Esco dalla Lega sbattendo la porta», afferma. E si è seduto in prima fila a sentire Renzi, arrivato col camper a Sassuolo. Del resto l’ex-capo leghista usa parole dure verso il sindaco di Sassuolo, l’unico primo cittadino vicino alla Lega (con una giunta Pdl-Lega) della provincia di Modena: «Il sindaco è una vera delusione. È inaccettabile la teoria che’serve tempo per fare’, il cambio di rotta rispetto alle precedenti giunte di sinistra non c’è stato, anzi purtroppo dobbiamo dire ‘ancora peggio di prima’, basta considerare che i debiti sono aumentati in maniera considerevole. Il futuro prossimo di Sassuolo è dunque incerto, naviga in acque pericolose». Per ora si è parcheggiato in un’associazione («Conto anch’io») ma, prima delle prossime elezioni comunali, potrebbe fare il salto da leghista a pidiessino, con la benedizione di Renzi.
Ormai sono tanti gli ex-bossiani che tifano per il rottamatore che stanno organizzando un’assemblea a Modena per confrontarsi e creare una sorta di coordinamento degli ex-leghisti pro-Renzi. Il sindaco di Firenze, che ha bisogno di voti per battere Pier Luigi Bersani, ringrazia. Per la Lega, in affanno, è un brutto colpo. Anche perché fatica, in Emilia, a trovare nuovi equilibri al vertice. Questa settimana scade l’ultimatum dell’onorevole Fabio Rainieri, nuovo segretario regionale della Lega, verso Angelo Alessandri, parlamentare, tra i fondatori del Carroccio in terra emiliana, per 11 anni capo indiscusso e braccio destro di Umberto Bossi e di Rosy Mauro: «L’uscita di un gruppo di militanti dalla Lega, tutti suoi fedelissimi, credo sia stato deciso da lui, quindi deve decidere cosa fare, se rimanere o andarsene».
E ancora, rivolto ad Alessandri e ai suoi fuoriusciti: «Fin che c’era Rosy Mauro a coordinare la Lega in Emilia gli andava bene, ora evidentemente non è più così. Alessandri entrò nel mirino del programma satirico Le Iene per una casa a Roma acquistata ma non del tutto pagata. Il deputato e la compagna decisero di comprare una casa ma, al rogito, si presentò al suo posto un uomo di fiducia, Bruno Bosatelli, altro esponente della Lega, già sindaco nel bergamasco nonché amministratore di diverse società nel campo immobiliare ed energetico, in parte fallite. Il proprietario dell’appartamento si fidò. Bosatelli gli diede 2 assegni, uno da 80.000 euro a vista e uno da 120.000 da incassare una settimana dopo. Ma l’assegno risultò scoperto. Interpellato dal proprietario, Alessandri lo invitò a rivolgersi al Bosatelli il quale però continuò ad emettere assegni scoperti mentre concesse in uso gratuito la casa ad Alessandri. Non solo, il parlamentare è pure indagato dalla procura di Reggio Emilia per la gestione della cassa del partito di cui si sarebbe servito anche per pagare una sessantina di contravvenzioni per eccesso di velocità.
Il neo-segretario maroniano gli ha dato una settimana per decidere se rimane nella Lega e fare abiura oppure andarsene. Anche lui con Renzi? Intanto per cercare di sollevare gli animi di una base emiliana leghista assai depressa è stata scelta Bologna per la manifestazione nazionale: «Basta tasse, Monti a casa». L’appuntamento è per l’11 novembre, con corteo e comizio di Roberto Maroni.

Fonte: italiaoggi.it - tratto da lindipendenza.com


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