Sallusti, la Cassazione conferma il carcere. Lui: ci andrò.



Da oggi scattano 30 giorni per chiedere la misura alternativa al carcere. Fnsi: la politica dice incivile il carcere per il reato di diffamazione, dovrebbe essere coerente.
"Ricevuto ordine carcerazione". Lo scrive Alessandro Sallusti su Twitter e sul sito de Il Giornale rilancia: "Ora vado in galera". Da oggi per il giornalista scattano 30 giorni per chiedere la misura alternativa al carcere. "La speranza che la politica fosse capace di trovare una soluzione sta naufragando per mancanza di volontà e di capacità", ha dichiarato ancora Sallusti. Il direttore de il Giornale fa appello alla politica perché interrompa "questa sceneggiata": "Non posso permettere che la politica più cialtrona si nasconda dietro a una legge di libertà e dietro al mio nome".

''A questo punto la procedura che mi porterà in carcere è irreversibile'', spiega nel video Sallusti, che ribadisce ancora una volta l'intenzione di non voler chiedere pene alternative, come l'affidamento ai servizi sociali, e attacca la politica 'cialtrona', che non è stata in grado di intervenire in maniera risolutiva. ''La speranza che fosse capace di trovare una soluzione sta naufragando per mancanza di volontà e capacita''. E lancia poi un appello: ''La politica interrompa questa sceneggiata che ha messo in piedi per salvarmi dal carcere. E' inaccettabile che faccia questo al riparo di un problema molto serio che è la libertà d'opinione e al riparo dal mio nome''. 

Più cauto il Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati che ha spiegato come prima di 30 giorni a partire da oggi, giorno della notifica, non ci sarà alcuna decisione. ''Alla scadenza del termine la Procura prenderà le sue determinazioni in merito all'eventuale detenzione'', ha spiegato il magistrato. Intanto non arriverà prima di martedì il voto in Commissione Giustizia al Senato sul disegno di legge sulla diffamazione, che dovrà poi passare dall'Aula. Il vicepresidente della commissione Cultura del Senato, Vincenzo Vita (Pd) assicura: ''La decisione di passare dalla sede deliberante a quella referente non significa rallentare l'iter del provvedimento''.

Le nuove norme dovrebbero prevedere l'abolizione del carcere per i giornalisti e pene pecuniarie di entità ancora da definire, ma rimane aperta la questione dei blog e più in generale del web. E l'Fnsi, che giudica l'ordinanza di carcerazione ''un passaggio inaccettabile di una proceduta che ancora non può considerarsi conclusa'' avverte: ''Se la politica, sotto il pretesto di una norma per evitare il carcere a Sallusti, insisterà nel tentativo di varare una legge vendicativa verso tutti i giornalisti, sappia che troverà la stessa opposizione che ha incontrato nei tentativi di legge-bavaglio sulle intercettazioni''.

"L'ordinanza di carcerazione per Sallusti è un passaggio inaccettabile di una procedura che ancora non può considerarsi conclusa. Le parole sagge del Capo della Procura di Milano, Bruti Liberati, rassicurano sulle risorse di cui ancora dispone la giustizia. Ma la politica, che pure dice di considerare incivile il carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa, dovrebbe riflettere ed essere coerente. Se, invece, sotto il pretesto di una norma per evitare il carcere a Sallusti, insisterà nel tentativo di varare una legge vendicativa verso tutti i giornalisti, sappia che troverà la stessa opposizione che ha incontrato nei tentativi di legge-bavaglio sulle intercettazioni. Non ci può essere alcuno scambio sulla libertà di espressione e sul diritto-dovere di cronaca", risponde la Federazione della stampa.

Non si possono accettare norme intimidatorie e censorie, come sarebbero quelle che vogliono raddoppiare le pene civili e penali e cancellare le tutele dell'autonomia professionale nella ricerca e nella verifica di notizie di pubblico interesse per i cittadini. Con le norme in dirittura di arrivo in Senato Ester Castano, la cronista precaria de "L'Altomilanese", oggi sarebbe forse ridotta all'indigenza e sicuramente privata della possibilità di porre domande scomode, mentre un politico inquisito per ipotesi di collusione con la malavita rimarrebbe tranquillamente in attività. Dietro i casi Sallusti, così come dietro ipotesi di norme ad personam contro Milena Gabanelli, ci sono minacce intollerabili, ed è gravissimo che possano trovare un qualche credito in Parlamento. I giornalisti devono fare i conti con i propri doveri professionali, ma non possono essere presi a scudo per vendette del ceto politico. Solo con una legge liberale una politica malridotta può riscattare una legislatura opaca". 



fonte: http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=34859&typeb=0


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