Il "Gruppo Riva" (Ilva) riorganizza i suoi affari, ma dal Lussemburgo


Il Gruppo Riva cerca di scaricare sui contribuenti i costi per il risanamento ambientale della sua acciaieria di Taranto , mentre fa utili portati a nuovo per 1,6 miliardi di euro
Il gruppo siderurgico Riva riorganizza a suon di fusioni le holding lussemburghesi di famiglia, utilizzando delle strutture societarie che vengono notoriamente utilizzate per sottrarsi al fisco italiano . Come emerge dai documenti depositati nelle ultime settimane nel Granducato in Lussemburgo,  la Ilva International Sa e’ stata assorbita dall’italiana Ilva Commerciale e quindi radiata dai registri lussemburghesi un mese fa, mentre ai primi di agosto e’ stato notificato il progetto di fusione di Parfinex (Participations et Financements Exteriuers) nella Stahlbeteiligungen Holding, la principale delle casseforti lussemburghesi del gruppo che in queste settimane e’ al centro della cronaca per il caso Taranto. In base al bilancio 2011 depositato dieci giorni fa, la Stahlbeteiligungen ha asset per 4,8 miliardi di euro e ha chiuso l’esercizio con un utile di 11,36 milioni di euro, in aumento dai 7,8 milioni del 2010, mentre gli utili portati a nuovo totalizzano 1,6 miliardi e il debito ammonta a 2,8 miliardi.
Le sue principali partecipazioni a fine 2011 risultano essere il 25% nella Ilva Spa (2,36 miliardi di mezzi propri totali e perdita di 35,5 milioni nel 2011), il 75% nella tedesca Riva Stahl, il 100% della belga Thy Marcinelle e di altre societa’ in Canada, Spagna e Francia, il 53% della belga Centre de Coordination Siderurgique (3,3 miliardi di asset e 51,6 milioni di utile) e il 33% della Parfinex.

Quest’ultima, che ha chiuso il 2011 con una perdita di 29.700 euro, a sua volta controlla il 39% del Centre de Coordination. La Ilva International sa, che come le altre holding fa capo alla Riva Fire Spa, ha segnato nel 2011 un utile di 28,3 milioni di euro contro i 31,5 milioni nel 2010 e ha asset per 886 milioni di euro. Le principali partecipazioni indicate dal bilancio sono in societa’ siderurgiche in Tunisia, Grecia, Francia, Brasile e Svizzera, oltre al 7% nel Centre de Coordination e il 67% nella Parfinex. Di rilievo l’utile di 153 milioni di reais della brasiliana Itabrasco, mentre Tunisascier ha perso 7,5 milioni di euro e Hellenic Steelha chiuso il 2011 in rosso di 1,8 milioni.
Eppure il neo presidente Bruno Ferrante, aveva dichiarato che “L’Ilva, anche in questi giorni, sta continuando a produrre. Ma lo sta facendo “al minimo”non per l’autorità giudiziaria ma perchè il mercato ci richiede quella quantità di prodotto”. Per quanto riguarda il profitto, invece, il presidente ha sottolineato che “Ilva non ha mai distribuito dividendi tra i soci ma ha investito per l’efficienza e l’ambiente”. In tal senso, ha aggiunto, “in totale l’Ilva ha investito 4 miliardi e mezzo di cui 1 miliardo e 100 milioni per l’ambiente. Al governo abbiamo chiesto certezza e chiarezza normativa e prospettiva – ha detto Ferrante – Questi sono i presupposti affinchè l’azienda continui ad investire su Taranto. Ogni imprenditore ha bisogno di pensare al futuro”.
Ecco perchè cari lettori, come comprovato dalle intercettazioni che vedono coinvolto il suo vicepresidente  Fabio Riva e suo figlio Emilio (che porta il nome del nonno, “patron” del Gruppo) alla famiglia Riva della salute dei tarantini interessa poco e niente.  E fa specie che un ex-prefetto come Ferrante dimentichi che prima di chiedere al Governo “chiarezza normativa e prospettiva” nel Gruppo Riva dovrebbero pensare a rispettare le norme di Legge e rispettare il diritto alla salute dei cittadini di Taranto. I soldi usati dal loro manager  Girolamo Archinà per corrompere chiunque fosse possibile corromperere, provenivano dalla famiglia Riva, con il placet anche di Emilio, Fabio e Nicola Riva. Chissà che ne pensa il dottor Ferrante….


fonte: http://www.adgnews24.com/2012/08/19/20031/


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