Il fisco si è preso il 97% del maggior Pil (nominale) dal 2005 ad oggi


Di Ugo Arrigo

Mentre il 100% degli italiani è dell'opinione che almeno il 99% degli italiani ci perda dal disegno di legge di stabilità, il Ministro dell'Economia Grilli ha dichiarato martedì scorso in audizione parlamentare, come riportato dall'Ansa: «Il 99% dei nostri contribuenti ha effetti positivi» dalla legge di stabilità, (.). Esiste, spiega Grilli, una diversità a seconda delle fasce di reddito e comunque sono maggiormente favorite le «più basse».
Come è possibile questa opposta interpretazione? Il Ministro valuta lo specifico provvedimento presentato alle Camere, isolato dal resto delle norme fiscali e dalle precedenti manovre. Per Grilli e il governo l'aumento di un punto delle aliquote Iva è in realtà una riduzione dato che nelle norme e nei numeri contabilizzati nel bilancio era già stato incorporato l'aumento di due punti percentuali. A tutti gli italiani che non sono membri del governo non interessa invece il singolo provvedimento, e quanto per sua causa ci troveremo a pagare in più o in meno. Interessa invece l'effetto di tutti i provvedimenti fiscali in vigore e quanto a causa loro ci troveremo a pagare (e se esso sia di più o di meno di quanto ci è toccato pagare nella precedente occasione). Per noi l'Iva aumenta di un punto, non diminuisce.

Con questo equivoco sulla valutazione degli effetti della legge di stabilità Grilli ci ha tuttavia confermato, ammesso che ve ne fosse bisogno, che i governi guardano solo al loro bilancio e non si curano invece dei bilanci delle famiglie italiane; non valutano, come peraltro la Costituzione chiede loro di fare attraverso il concetto di capacità contributiva, se sono effettivamente in grado di pagare le tasse richieste e dopo averlo fatto anche di continuare normalmente a consumare, produrre e investire. Questa indifferenza apparente per le sorti economiche dei cittadini-contribuenti (peraltro azionisti dello stato) sembra notevolmente accentuata nel caso del governo tecnico (che non ha bisogno dei loro voti).
Come ho scritto in altre occasioni questo governo sembra confondere (forse per miopia 'tecnica') l'Italia col suo settore pubblico, il settore pubblico col suo bilancio e il bilancio col suo pareggio.
Conviene allora svolgere un breve esercizio per far vedere quanto complessivamente gli italiani hanno dovuto sborsare in più nel tempo per effetto di tutti i provvedimenti fiscali che si sono susseguiti. E per non prendere di mira solo il governo in carica consideriamo un periodo più ampio, dalla metà dello scorso decennio ad oggi, nel quale si sono susseguiti governi di tutte le tipologie sinora sperimentate in Italia: centrosinistra, centrodestra e governo tecnico. Includiamo in tal modo le scelte del governo Prodi (2006-08), del governo Berlusconi (2008-11) e del governo tecnico Monti (2011-13).
L'esercizio consiste semplicemente nel mettere a confronto la variazione nel tempo del Pil nominale con la variazione nello stesso tempo del gettito fiscale. Mettendo a rapporto la seconda variazione con la prima otteniamo una misura inconsueta ma significativa della pressione fiscale che possiamo chiamarepressione fiscale 'incrementale': per ogni 100 euro in più di Pil quanti sono finiti nelle casse del fisco?
Il Graf. 1 ci fa vedere la variazione da un anno all'altro, in miliardi di euro, del Pil nominale e del gettito fiscale. Ad esempio tra il 2004 e il 2005 il Pil nominale è salito di 39 miliardi e il gettito fiscale di 11 miliardi mentre nell'anno di recessione 2009 il Pil nominale è sceso di 56 miliardi e il gettito fiscale è diminuito di 18 miliardi. Nell'anno di recessione 2012, invece, il Pil nominale è atteso diminuire di 16 miliardi ma il governo Monti ci chiede di versargli 28 miliardi di tasse in più. Non andrà molto meglio nel 2013: il Pil nominale è atteso crescere solo di 18 miliardi (previsioni del documento di aggiornamento al DEF) e il governo Monti ci chiederà 17 miliardi di tasse in più rispetto al 2012 e 45 in più rispetto al 2011 (con un Pil nominale praticamente invariato e reale in calo di circa tre punti percentuali complessivi nel biennio).
Si tratta ora di svolgere la parte più interessante dell'esercizio, considerando le variazioni cumulate delle due grandezze dal 2005. Si osserva da un lato quanto è cresciuto complessivamente dal 2005 il Pil nominale e dall'altro quanto complessivamente il gettito fiscale. Si mette poi a rapporto l'incremento di gettito con l'incremento di Pil.
Ecco i risultati:
  1. Dal 2005 al 2008 (governo politico Prodi) il Pil nominale è aumentato di 139 miliardi e il gettito fiscale di 96 miliardi. Il maggior gettito ha quindi assorbito il 69% del maggior Pil.
  2. Dal 2005 al 2011 (governi politici Prodi e Berlusconi) il Pil nominale è aumentato di 144 miliardi e il gettito fiscale di 96 miliardi. Il maggior gettito ha quindi assorbito il 67% del maggior Pil.
  3. Dal 2005 al 2012 (governi politici Prodi e Berlusconi e governo tecnico Monti) il Pil nominale risulterà essere aumentato di128 miliardi e il gettito fiscale di 124 miliardiIl maggior gettito avrà quindi assorbito il 97% del maggior Pil.
A questo punto però una domanda al governo Monti bisogna porla: come si può pensare che gli italiani siano disponibili a impegnarsi per produrre più Pil se hanno sperimentato che il governo è disponibile a sottrarglielo tutto al fine di cercare di aggiustare il suo bilancio?
In assenza di un cambiamento radicale di politica economica il Pil potrà forse smettere di calare in termini reali (quando il governo smetterà di aumentare le tasse) ma non si vede tuttavia alcuna ragione per la quale possa riprendere a crescere.


Fonte: chicago-blog.it - Tratto da: frontediliberazionedaibanchieri.it



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