L'apocalisse bancaria


bank run

 di Stefano Davidson

 Ogni singolo conto corrente bancario è garantito dallo Stato fino a una determinata cifra (103.291,38 euro per nominativo) e questa cifra viene restituita in caso di necessità dal Fondo di Garanzia Interbancario, che è costituito con una piccola quota degli accantonamenti obbligatori di tutte le banche.
 Quando però è stato introdotto l’euro, che è - come sappiamo - moneta emessa non più dagli Stati ma dalla Banca Centrale Europea, nessuno pensò di obbligare la BCE a garantire anche tutti i conti correnti. Questo incarico delicatissimo fu lasciato ai singoli governi nazionali. Ovverossia ci troviamo in pieno paradosso: governi privi di sovranità monetaria (e che quindi hanno il veto ad emettere liberamente moneta) sono messi a garante di conti correnti in cui circola una moneta emessa da altri (BCE). Quindi cosa succederebbe nel caso di fallimento a catena delle banche? Tutti cercherebbero di recuperare i propri soldi, ma il governo potrebbe restituirne solo una piccola parte. E gli altri?

Quando fu introdotto l’euro, contemporaneamente venne sancita la completa libertà di movimento del denaro in tutta l’Eurozona. Ovviamente questa libertà di movimenti bancari è possibile anche fra le Banche Centrali dell’Eurozona e fra le Banche Centrali e le banche commerciali. E' quello che nei trattati europei si chiamaTarget 2. Ora, proprio in virtù di questi trattati, secondo i dati ufficiali, sulle transazioni bancarie dell'Eurozona si evidenzia un'accelerazione dei trasferimenti in denaro dai conti correnti dei PIIGS verso le banche tedesche. Se per caso in uno degli Stati in difficoltà la corsa divenisse frenetica, se la gente venisse cioè presa dal panico, ci troveremmo nel pieno di quella che i tecnici chiamano “bank run”, col rischio elevatissimo di una guerra civile che si tirerebbe dietro il probabile "default" dello Stato.

 Dato per acclarato che il “ricettatore” del denaro trasferito da parte dei PIIGS, all'interno dell'Eurozona, è la Germania, è bene riflettere su un punto. Quando si trasferiscono i soldi da una banca all'altra, inizialmente ciò avviene solo a livello di cifre che “scompaiono” dai computer di una banca e “riappaiono” su quelli dell'altra. Ma i quattrini, fisicamente, in questa fase restano dove sono. Successivamente, la banca che ha ricevuto i soldi chiede all'altra di onorare il trasferimento con soldi veri. La banca “debitrice” allora recupera il denaro nella sue riserve, che sono alla Banca d'Italia, e lo fa arrivare materialmente alla banca creditrice. Questa operazione tecnicamente si chiama “clearing”. Se l'Italia facesse “default” (cioè se fallisse) e se le sue banche la seguissero a ruota, chi tapperebbe i buchi con le banche creditrici estere? La BCE: è l’unica abilitata a farlo, poiché è l’unico emissore sovrano di euro e, in teoria, potrebbe farlo illimitatamente.
Ora, siccome i soldi che giacciono negli Istituti bancari dell'Eurozona sono in massima parte (per la nota distribuzione a coppa di champagne della ricchezza) di proprietà di gente che finanziariamente sa il fatto suo, non ci vuole molto a capire che, se dovessero fiutare il minimo pericolo, trasferirebbero immediatamente tutto in Germania. Movimenti di tali dimensioni, tuttavia, non passerebbero certo inosservati. Di conseguenza, tutti i piccoli risparmiatori, colti dal panico, farebbero la stessa cosa, ed ecco il “bank run”! Intelligenza vorrebbe, dunque, che per scongiurare tale rischio le massime istituzioni europee agissero con la discrezione più totale. Pare però che ciò non stia accadendo, visto che la Germania si sta comportando in maniera sconsiderata.
 I grandi finanzieri, gli speculatori e gli investitori in genere, con cospicue quantità di denaro, ritengono che i cosiddetti “fondi salva Stati” (l’EFSF e il MES) siano la garanzia che, se le cose dovessero mettersi male, si può sempre aprire il paracadute di emergenza. La Grecia, nel maggio 2010, fu del resto riportata in vita proprio per mezzo dell' EFSF. Ci fu tuttavia una grandissima polemica, in Germania, all'interno del Bundestag, poiché in molti erano contro il salvataggio e ricorsero persino alla Corte Costituzionale. La quale però diede ragione al Parlamento, ma con la condizione, nella sentenza, che “ogni futuro esborso dell'EFSF dovrà essere sottoposto ad approvazione parlamentare”. Ora l'EFSF è diventato MES, ma non cambia nulla, perché necessita ugualmente di ratifica parlamentare (perlomeno da loro, per noi è diverso). In parole povere: il MES, che è l’unica cosa che tiene calmi i grandi investitori e i magnate europei, potrebbe essere bocciato dal Parlamento tedesco proprio quando serve. E per di più in attesa della sentenza sullo stesso da parte della Corte Costituzionale di Karlsruhe. Come paracadute di emergenza non c’è che dire: affidabilità totale.
 Inoltre, in Germania la maggior parte dei cittadini sono convinti che sarà il loro Paese a dover pagare per salvare gli eventuali Stati che andassero in default e sono persuasi che, se le banche dei PIIGS che hanno trasferito quantità ingenti di capitali in banche tedesche fallissero, le stesse banche tedesche si ritroverebbero sul groppo miliardi di euro inesigibili. E se questa frenesia portasse i tedeschi al panico, al terrore del “bank run”, ci si potrebbe aspettare un altro bel ricorso alla Corte Costituzionale contro il Target 2. Al primo sentore di bocciatura del MES (non parliamo poi se accadesse anche per il Target 2), il temutissimo “bank run” sarebbe immediato e violentissimo. Questo porterebbe immediatamente alla chiusura immediata degli sportelli di tutte le banche spagnole, greche e portoghesi, che altrimenti non potrebbero reggere l'urto di una fuga di capitali così mastodontica. E, come in un domino, il “bank run” scatterebbe subito dopo anche da noi, in Austria, in Belgio e anche in Francia. Sarebbe un disastro totale con l'annientamento di intere economie, e possibili guerre intestine in ogni Stato. Unica chance: Mario Draghidovrebbe intervenire in maniera massiccia per rifinanziare tutte le banche collassate, acquistare in massa titoli di Stato dei PIIGS e garantire sicurezza alle banche a rischio in Francia e Germania. Senonché la BCE potrebbe realizzare quest'operazione in tre minuti di orologio, ma si trova contro proprio la Germania e la Bundesbank, nella persona di Jens Weidmann, che asserisce con forza che la Germania non acconsentirà mai, e che anzi farà di tutto per impedirlo.

 Intorno a Mario Draghi e a quello che farà ruotano dunque i destini di interi Paesi e di miliardi di cittadini, perché un “bank run” di tre quarti d'Europa avrebbe conseguenze devastanti per l'equilibrio economico dell'intero pianeta: provocherebbe danni e cicatrici insanabili peggiori di quelli di un conflitto bellico e non ci guadagnerebbe nessuno, anzi la maggior parte della finanzia mondiale ci perderebbe, per quanto potenti possano essere i suoi membri.  Eppure nessuno riesce a far ragionare Jens Weidmann, nel suo intestardirsi contro l’Europa del Sud. In tutto questo, chi avrebbe dovuto risolvere i nostri problemi è stato mandato invece apposta per complicarli e per assicurarsi che a quest'Europa, che può disintegrarsi da un momento all'altro, fossimo legati a filo doppio, ratificando trattati come il MES e l'ERF, in sordina, senza che nessun comune cittadino abbia mai avuto la possibilità di esprimere il suo parere, magari attraverso un referendum.
 Se non salterà tutto a breve (e comunque non illudiamoci: nella palta ci rimaniamo lo stesso, e proprio grazie al MES, all' ERF e al Fiscal Compact), faremmo meglio ad elaborare in fretta una strategia di disimpegno e di fuga. Non è sano continuare a fare comunella con pazzi affetti da deliranti manie di grandezza.



fonte: byoblu.com


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