Cucchi diventa 'Un Caso di Coscienza" su Rai1. Il sindacato della Penitenziaria protesta


di Giovanni Mercadante

Il caso di Stefano Cucchi diventa fiction. La storia del giovane trentunenne arrestato per droga nell'ottobre del 2009 e morto "di carcere" all'ospedale Sandro Pertini di Roma, approderà nella prima serata di Rai1 all'inizio del 2013 in una puntata della fiction, prodotta da Red Film e Rai Fiction, "Un caso di coscienza" giunta alla sua quinta serie. A dichiararlo al Corriere della Sera, il protagonista Sebastiano Somma che nella serie interpreta Rocco Tasca un prestigioso avvocato che decide di abbandonare il suo studio legale per dedicarsi alla difesa dei più deboli e dei più poveri. Tralasciando quest'ultima caratteristica, la serie diretta da Luigi Perelli, prende spunto dalla realtà.

Stefano, morto misteriosamente sei giorni dopo il ricovero al "Sandro Pertini", secondo i legali della famiglia Cucchi sarebbe stato picchiato a morte dagli agenti della polizia penitenziaria. La morte sarebbe avvenuta per edema polmonare che non si sarebbe verificata se il ragazzo fosse stato adeguatamente curato.

<< I riferimenti forti ci sono perché c'è la morte di un ragazzo in carcere che sembra sia stato ucciso a bastonate- dichiara l'attore Sebastiano Somma al Corriere- È un’ispirazione, ma non un “parente” di primissimo grado perché la situazione è ancora aperta, per cui non si possono dare riferimenti né tirare conclusioni ben precise. La requisitoria finale dell’avvocato che interpreto sarà una denuncia al sistema carcerario, un sistema che mette in celle comuni tossicodipendenti, persone con problemi psichici e delinquenti comuni, senza creare un’alternativa.>>

In merito alla scelta di rappresentare il caso Cucchi in una puntata della fiction, inteviene anche Andrea Purgatori, uno degli sceneggiatori che tende a sottolineare la "manipolazione" fatta sulla storia reale:

<<Abbiamo immaginato una vicenda molto simile, quella di un giovane in carcere che muore per le percosse che riceve e poi si scoprono coperture, depistaggi e omertà.>>


Di tutt'altro parere è invece il Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) che in una lettera di protesta indirizzata al presidente della Rai Anna Maria Tarantola, firmata del segretario generale Donato Capece parla di "demagogia sulla vita in carcere" e di "forzatura della realtà" .


Tutti abbiamo il massimo rispetto umano e cristiano per il dolore dei familiari del detenuto Stefano Cucchi, 
scrive Capece nella missiva riportata da AdnKronos - ma non possiamo accettare una certa rappresentazione del carcere come luogo in cui quotidianamente avvengono violenze in danno dei detenuti, per questo chiediamo al Presidente della Rai Anna Maria Tarantola e al Consiglio di Vigilanza di impedire un tiro al bersaglio verso la Polizia Penitenziaria attraverso fiction irreali sulla quotidianità’ penitenziaria italiana.>>



Come ormai di consuetudine, le polemiche e le indignazioni arrivano sempre prima di aver visto il prodotto finito. Raccontare una storia come quella di Stefano Cucchi, (all'interno di una fiction seguitissima tra l'altro) all'opinione pubblica non può far altro che bene.



Una vicenda che è stata raccontata in diversi modi, dal cinema con il documentario "148 Stefano Mostri dell'inerzia" di Maurizio Cartolano e sponsorizzato da Amnesty International e Articolo 21, alla letteratura con il libro"Malapolizia" di Adriano Chiarelli edito da Newton Compton che dedica un ampio capitolo al caso, passando per la musica con "Fermi con le mani" di Fabrizio Moro dedicata a Stefano Cucchi.

All'appello mancava solo la televisione che, nonostante internet, resta comunque il mezzo di comunicazione di massa più diffuso. Del resto la fiction italiana dovrà pure rinnovarsi prima o poi: i Papi, gli inventori, i Santi, gli Eroi e i personaggi storici stanno per esaurirsi.

fonte


Commenti

Anonimo ha detto…
Non sarà certo questa fiction a far riflettere su un problema già tanto dibattuto come quello delle carceri in Italia.
Non sarà certo questa fiction a risolverlo quel problema.
Anzi, credo che trasmettere un film del genere in questo periodo, quando c’è un processo in corso, nel quale stanno emergendo tanti dubbi e tante cose che la gente comune non sa, è soltanto un altro modo per fomentare e condizionare l’opinione pubblica e anche i giudici.
Inoltre, bisogna ammettere che stare a contatto con persone detenute non è affatto semplice: polizia penitenziaria e personale sanitario, nelle carceri e nei reparti penitenziari degli ospedali, esercitano la loro professione tra tantissime difficoltà…
Insomma, prima di condannare, bisogna conoscere bene tutta la vicenda a 360 gradi. Invece, sono state sempre evidenziate, senza prospettare nessun dubbio, le conclusioni,le teorie e le ipotesi sostenute dalla famiglia Cucchi, dal suo avvocato e dai suoi periti di parte.
Ci siamo stufati di vedere ormai da anni Ilaria Cucchi in tutte le trasmissioni e in tutte le prime pagine dei giornali!
Forse la famiglia Cucchi avrebbe dovuto seguire Stefano, con lo stesso zelo di adesso, un pò prima, evitandogli di intraprendere strade sbagliate dall’età di 12 anni…
E poi, chi lo dice che questa vicenda non sarebbe andata avanti comunque, anche senza tutto questo clamore mediatico?
Mi viene quasi da pensare che forse Ilaria Cucchi è interessata anche ad altro, ad esempio a qualche posizione legata alla politica, comunale, regionale o nazionale che sia…..

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