L’azienda è in crisi? Noi la compriamo

Dipendenti che diventano proprietari per evitare il fallimento. È il fenomeno dei workers buy out. Che dagli Stati Uniti si sta diffondendo anche in Italia


di Francesco Bisozzi

Dipendenti che diventano amministratori delegati. Cooperative di lavoratori che rilevano imprese sull’orlo del precipizio. Newco da milioni di euro di fatturato nate sulle ceneri di vecchie glorie dell’industria. È il workers buy out (Wbo), fenomeno d’importazione Usa che con la crisi si fa largo anche in Italia. E che consiste nell’acquisto di un’azienda da parte dei propri impiegati, pronti a giocarsi fondi pensione e Tfr, oltre ai risparmi di una vita. Un’operazione alla quale si ricorre anche per problemi di ricambio generazionale, quando un imprenditore non ha eredi. Ma negli ultimi tre anni sono i casi di Wbo collegati al fallimento di un’azienda ad avere preso il sopravvento. E in particolare quelli che vedono i dipendenti-proprietari fare ricorso al modello cooperativo.

Un trend confermato dai dati di Coopfond relativi al 2011: il fondo mutualistico di Legacoop, attivo dal 1994, lo scorso anno ha contribuito di tasca sua a una decina di salvataggi di questo tipo. Più altri due in questo inizio 2012. Non male, se si considera che in 14 anni, ovvero dalla sua nascita fino al 2008, i Wbo sostenuti da Coopfond sono stati appena 15.



Ma che qualcosa stava cambiando si era intuito già qualche anno fa. Tra il 2008 e il 2010 sono state infatti 22 le operazioni messe a segno grazie all’appoggio del fondo della Lega delle cooperative. Il meccanismo è semplice: i lavoratori costituiscono una nuova società, spesso una cooperativa; trovano l’accordo sindacale, passaggio non facile, se è previsto un ridimensionamento dell’organico; infine si rivolgono al liquidatore per l’acquisto, o al limite l’affitto, dell’azienda.

«Solo a quel punto vengono da noi per chiedere il nostro intervento» spiega a Panorama Economy il direttore generale di Coopfond, Aldo Soldi. Non tutte le operazioni vanno a buon fine. «Alcune non presentano i giusti requisiti» prosegue Soldi, alla guida del fondo da gennaio 2011. «Per ottenere il nostro sostegno non solo le società formate dai dipendenti devono essere delle cooperative, ma necessitano anche di un business plan convincente». A fronte dei 10 Wbo finanziati lo scorso anno, altrettanti sono quelli a cui è stato detto no.

Per queste operazioni Coopfond ha erogato complessivamente 7 milioni di euro mettendo in moto investimenti per 26 milioni. I soci coinvolti sono stati 367, in media circa 15 per cooperativa. Sono 455 i posti di lavoro salvati. «Interveniamo entrando nel capitale dell’azienda o tramite un prestito» racconta Soldi «ma si tratta di un intervento di natura temporanea. Una volta che l’azienda è in grado di camminare con le proprie gambe, i lavoratori riacquistano le quote in nostro possesso, oppure ci restituiscono la somma che abbiamo prestato».

Tutto ha avuto inizio in Emilia-Romagna e in Toscana, dove le aziende resuscitate grazie al metodo del workers buy out sono più numerose. Poi il fenomeno si è diffuso. E ormai riguarda realtà di tutte le stazze: microimprese, Pmi e persino multinazionali. Come la Warner Chicoltt, il colosso farmaceutico che ha chiuso di recente le sue sedi in Europa e che da noi è stato rimpiazzato dalla cooperativa Fenix Pharma, fondata da cinque ex manager italiani della compagnia Usa.

Diverse le imprese rimesse in pista dai propri impiegati che vantano una storia importante. Dalla Italtac, ex Diaures, con sede a Soliera in provincia di Modena, 24 dipendenti e 6 milioni di fatturato, che tra le altre cose produce la carta autoadesiva delle figurine Panini, alla Art Lining di Calerno, ex Lincra, la coop delle cravatte al servizio di Armani, Ferragamo e Boss, con un fatturato in crescita costante (previsto un +10% nel 2012, dopo il +30% registrato nel 2011 quando è stata toccata quota 2,5 milioni) con otto consiglieri di amministrazione donna su 11. Hanno investito tutti 10 mila euro, di cui 6 mila dalla mobilità. Li davano per spacciati. Loro, lo scorso anno, sono tornati all’utile.

fonte "Panorama" tratto da notizielibere


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