Casta, i tagli voluti dal governo? Li aggirano con il "regolamento interno"...



Spese inutili, consulenze a pioggia, stipendi d'oro. E un nuovo regolamento interno che aggira i tagli voluti dal governo. Ecco l'allegra gestione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro


Il Cnel, il consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, ha approvato un nuovo regolamento interno che rischia di vanificare la riforma dell'ente appena varata dal governo. Il taglio dei consiglieri imposto dal governo e i risparmi sulle consulenze volute dal segretario generale Franco Massi, in effetti, non sembrano essere andate giù a sindacalisti, esperti e imprenditori che siedono nell'assemblea, che hanno varato nuove norme pubblicate l'11 giugno scorso sulla "Gazzetta Ufficiale". 

Regole che modificano di nuovo l'assetto interno semplificato solo pochi mesi fa da Mario Monti. Una sorta di restaurazione: è tornato il comitato di presidenza (i consiglieri l'hanno ribattezzato "consiglio"), mentre nuovi organismi collegiali (come "le consulte" e "le giunte") hanno ripristinato gli osservatori, i comitati e le commissioni da poco cancellate. Perché questo revival? Probabilmente l'assemblea vuole ricreare parte delle poltrone e degli incarichi soppressi dall'ultima Finanziaria, da affidare eventualmente «a soggetti esterni», come recita l'articolo 6 del nuovo regolamento. 

Così, chissà, gli sfortunati ex consiglieri usciti dalla porta potrebbero rientrare dalla finestra.

Da gennaio i membri del Cnel - che guadagnano circa 2100 euro al mese - sono scesi da 121 a 64. Il taglio ha portato qualche risparmio, tanto che il presidente Antonio Marzano qualche giorno fa ha restituito allo Stato 3,5 milioni di denaro avanzato, pari al 12 per cento del bilancio complessivo (34 milioni circa) del Cnel. Tutto bene, allora? Non proprio, perché l'ente spende ancora decine di milioni: nel consuntivo 2011 appena approvato le uscite complessive superano i 24,2 milioni, in crescita di ben nove milioni rispetto al 2006 e di tre rispetto al 2010. Un fiume di denaro usato per far funzionare la struttura e pagare consulenze e ricerche di ogni tipo. Il presidente Antonio Marzano per mandare avanti la baracca guadagna 215 mila euro l'anno, mentre il suo ufficio di segreteria è costato nel 2011 altri 527 mila euro, a cui aggiungere il costo dell'Audi A6 con autista. Se Massi prende 130 mila, il vicesegretario Michele Dau nel 2011 ne ha intascati 155 mila. 

Ci si aspetterebbe, poi, che i consiglieri (e i 70 dipendenti circa, quasi tutti laureati ma sottoutilizzati) producessero relazioni e pareri su temi economici rilevanti. Ma sono pochi i lavori interni pubblicati: 4 "indagini" tra il 2007 e il 2012, appena 11 tra "relazioni" e "ricerche" negli ultimi tre anni (una verte sulla "Diffusione della mobilità su bicicletta e l'attuazione del progetto Tandem") di cui 6 scritte da Giorgio Alessandrini, infaticabile professore di liceo di Latina (classe 1938) ed ex sindacalista della Cisl. Alessandrini è l'eccezione, non la norma: il più delle volte le analisi vengono commissionate all'esterno, con generoso esborso di quattrini. Solo tra il 2010 e il 2012 sono state stipulate 21 convenzioni di ricerca con enti e fondazioni varie, per un costo complessivo di 720 mila euro. Tutte assegnate senza alcun bando di evidenza pubblica, come ha sottolineato la Corte dei conti in un procedimento archiviato qualche giorno fa. La più ricca sovvenzione è stata data al Cesos, un centro studi controllato dalla Cisl. Il presidente del cda dell'istituto si chiama Giuseppe Acocella, professore di Etica a Napoli e, in barba al conflitto di interessi, consigliere del Cnel. Il suo Cesos nel 2010 ha avuto dai suoi colleghi del Cnel ben 80 mila euro per scrivere un rapporto su "Le relazioni sindacali in Italia e in Europa, anni 2008-09". Non è la prima volta che accade: sono cinque i volumi Cesos pubblicati dall'ente negli ultimi due lustri. Ma il Consiglio sembra non voler dimenticare nemmeno gli ex consiglieri, soprattutto quando sono legati al sindacato: Luigi Di Vezza, della Cisl trasporti, ha preso un co.co.co da 20 mila euro per curare una banca dati su "orario e costo del lavoro", mentre Gabriele Olini - dell'ufficio studi della Cisl - altri 20 mila per uno "Studio sul tema del rapporto tra politiche di stabilità finanziaria e politiche per la crescita". 

Stessa cifra anche per Raffaele Matteucci, ingegnere elettronico nominato anni fa dalla Cgil come consigliere nel settore "credito e assicurazione", che ha ottenuto un contratto per aggiornare il database dell'osservatorio dei servizi pubblici locali.





fonte: l'Espresso



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