In Italia calano i ricoveri, ma raddoppia il costo per le degenze

Diminuiscono i ricoveri: non certo perché gli italiani sono più sani rispetto a 10 o 20 anni fa, ma perché sono cambiati i protocolli e la degenza viene limitata allo stretto indispensabile. Due anni fa ho personalmente sostenuto un'operazione d'ernia inguinale in "day hospital": Operato la mattina, a metà pomeriggio sono stato dimesso. Per questo tipo di operazione, pur molto semplice, qualche lustro fa - nonostante la tecnica chirurgica fosse la MEDESIMA - era previsto il ricovero per circa 3 giorni. La qualità del Sistema sanitario italiano, che fino a qualche anno fa costituiva un'eccellenza, oggi è in diminuzione: da anni assistiamo a tagli su tagli, e non è ancora finita: il governo Monti intende tagliare altre 17.000 strutture mediche. Ribadisco un concetto che abbiamo espresso più volte: 


FINO A QUANDO I POLITICI E I LORO FAMILIARI SI FARANNO CURARE (gratis, o meglio a carico dei cittadini) PRESSO STRUTTURE PRIVATE, DOTATE DI OGNI COMFORT, CHE SI AVVALGONO DEI MIGLIORI MEDICI, NON AVRANNO ALCUN INTERESSE NEL GARANTIRE UN SISTEMA SANITARIO DECENTE AI CITTADINI. GLI AMMINISTRATORI DELLA "COSA PUBBLICA" DOVREBBERO - PER LEGGE - RIVOLGERSI (salvo casi particolari) AGLI OSPEDALI PUBBLICI, PER DIMOSTRARE AI CITTADINI DI NUTRIRE FIDUCIA NEI CONFRONTI DELLE STRUTTURE CHE METTONO A DISPOSIZIONE DEL POPOLO.


Staff nocensura.com
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di seguito l'articolo a cura di "Redattore Sociale"


L’elaborazione dei dati del ministero fatta da Ageing society: “Una giornata in ospedale costa 832 euro contro i 427 di dieci anni fa”. E sui servizi non sanitari si va dai 22 euro al giorno della Lombardia ai 11 del Friuli Venezia Giulia

ROMA – Meno ricoveri, soprattutto per gli over65. Aumento della spesa per una giornata di degenza, quasi raddoppiata in 10 anni. Incremento della spesa per servizi non sanitari. Un mancato risparmio che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro. A fare il punto sui costi del servizio sanitario nazionale è la Ageing Society - Osservatorio Terza Età nel corso del convegno “Anziani e Welfare: quale sostenibilità? Proposte per il recupero di efficienza nel settore sanitario e ospedaliero”, in corso a Roma.


Secondo quanto emerge dall’elaborazione dei dati del ministero della Salute (2011), gli interventi per il contenimento della spesa sanitaria hanno causato una drastica riduzione dei ricoveri: dai 12.577.826 del 1998 al picco massimo dei 12.991.102 del 2004, si è registrato poi un costante calo fino agli 11.121.825 ricoveri del 2010. Diretta conseguenza è stata la riduzione delle giornate di degenza: dalle 88.009.005 del 1998 alle 71.162.102 del 2010. Nel 60% dei casi queste riduzioni hanno riguardato persone over65. Oltre a determinare la chiusura o riconversione di molte strutture sanitarie, la Ageing society sottolinea che “a fronte di tali politiche di contenimento e razionalizzazione, si è registrato un costante incremento della spesa per giornata di degenza che ha raggiunto la somma di oltre 832 euro al giorno”, quasi raddoppiata rispetto ai 427 del 2000.

Se resta stabile il costo complessivo della spesa ospedaliera (che incide per il 51,6% sulla spesa totale), si registrano invece una significativa riduzione della spesa farmaceutica convenzionata e un crescente incremento nella spesa di beni e servizi non sanitari. Il costo di questi ultimi nel 2008 variava dal minimo di 10 milioni 554 mila della Valle d’Aosta al massimo di 640 milioni 155 mila della Lombardia. Le divergenze a livello regionale sono molto marcate: la spesa media per giornata di degenza, per i servizi non sanitari, è di 63 euro al giorno, con una forbice che va dai 22 euro della Lombardia ai 111 del Friuli e ai 92 dell’Umbria. “Analizzando il costo dei singoli servizi, regione per regione e Asl per Asl, emergono difformità e incongruenze cui è difficile dare spiegazioni”, afferma la Ageing society, che ha confrontato il costo medio dei singoli servizi e il costo medio rilevato nelle regioni più virtuose: “Applicando quest’ultimo valore a tutte le regioni, sarebbe possibile recuperare risorse per un miliardo e 690 milioni di euro circa. Tale somma risulta particolarmente rilevante considerando che la spesa per la voce servizi non sanitari è di 4 miliardi e 436 milioni”. Si arriva quindi a una possibilità di risparmio fino al 40%- 55% della spesa globale.

Dal confronto regionale si riscontra in Lombardia la maggiore efficienza del servizio sanitario nazionale, “confermando che una corretta amministrazione, con un’oculata politica dei costi dei servizi, libera risorse che si riversano positivamente sulle prestazioni più propriamente sanitarie”. “È evidente – commenta Emilio Mortilla, presidente di Ageing Society – che, di fronte a quanto emerso dallo studio, l’indignazione e la rabbia degli anziani e dei disabili, che subiscono più di altri gli effetti della crisi economica, dei tagli alle pensioni e ai servizi sociosanitari, non può che essere altissima”. Mortilla, registrando l’impotenza di politici e tecnici a metter mano agli sprechi, annuncia che presenterà “un esposto per danno erariale alla Procura Generale della Corte dei Conti, nella speranza che la Magistratura Contabile avvii un’indagine su questa scandalosa situazione”. (gig)

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