Farmacie, la beffa degli sconti: i negozianti hanno fatto cartello



di Alessandra Cattoi



Il decreto sulle liberalizzazioni doveva abbassare i prezzi delle medicine. Invece i negozianti hanno fatto cartello, così tutto è rimasto come prima. E sì che per ogni dieci euro che gli diamo, più di tre vanno in tasca a loro

Qualcosa si muove, ma trovare una 
farmaciapronta agli sconti dopo l'entrata in vigore del decreto sulle liberalizzazioni è un'impresa. La legge approvata a fine febbraio dà infatti la possibilità ai farmacisti di intervenire sul prezzo delle medicine con ricetta che il servizio sanitario nazionale non rimborsa e quindi sono totalmente a carico dei pazienti-consumatori. Stiamo parlando di un business che, comprendendo anche i farmaci da banco, ha ormai superato i 5 miliardi di euro, pari al 27 per cento di tutto il mercato del farmaco. Il governo prevede che la possibilità di abbassare i prezzi insieme all'apertura di nuove farmacie si traduca in competizione e in conseguente abbassamento dei prezzi. Ma le cose non sembrano andare in questa direzione.

Federfarma, l'associazione di categoria, e la maggior parte dei farmacisti, anche se molto controvoglia, assicurano che ridurranno i prezzi, per lo meno su una lista selezionata di farmaci di grande utilizzo, sono poche le farmacie, comunali, che in Lombardia e Toscana hanno iniziato a fare sconti, altre li applicano direttamente ai pazienti più che altro sulla base di rapporti personali. E con grande clamore a Milano in piazza Bolivar per la prima volta è arrivata l'offerta "Tavor tre per due", pubblicizzata con manifesti giganti sulle vetrine della farmacia. Una buona notizia? Per le tasche dei consumatori sì, ma c'è anche chi la vede diversamente.
"E' la provocazione di un farmacista intelligente", sostiene Annarosa Racca, presidente di Federfarma: "Che ha messo in luce come una logica puramente commerciale rischia di condurre le persone a consumare più farmaci, non certo a risparmiare sul prezzo. Detto ciò, noi daremo indicazione di fare gli sconti, così come prevede la legge, ma è una logica pericolosa, che non ci appartiene. Negli Stati Uniti, dove il mercato del farmaco è libero, ogni anno più di 100 mila persone muoiono per abuso di farmaci o per un uso non corretto. In Italia invece un buon sistema di controllo da parte dei medici e dei farmacisti limita molto questo fenomeno". La categoria fa quadrato attorno alla necessità di accudire il paziente-consumatore, Ma la legge non mette in discussione il ruolo e la professionalità dei farmacisti, dice solo di applicare gli sconti per introdurre maggiore concorrenza e puntare alla riduzione dei prezzi. Come è accaduto dopo l'apertura delle parafarmacie e dei corner nei supermercati e l'avvio della concorrenza sui farmaci da banco (aspirina, pomate contro il dolore, antitosse, e così via) che in cinque anni ha abbassato notevolmente i prezzi delle specialità più vendute. Ma ha anche eroso circa il 10 per cento del mercato alle farmacie tradizionali e spinto tutti a proporre sconti. Tra pochi mesi, secondo il decreto, dovrebbero aprire 5 mila nuove farmacie che entreranno sul mercato proponendo gli sconti da subito. 
"Non ci giurerei. Non conviene a nessuno fare la guerra sui prezzi": ne è convinto Paolo Zanini, autore del libro "Per un farmacista umanista" e titolare dell'unica farmacia di Mezzocorona, un paese in provincia di Trento con poco più di 5 mila abitanti che, con le nuove regole, per la prima volta dopo cento anni si potrebbe trovare un concorrente sulla porta di casa. "Noi abbiamo fatto la scelta di assumere una persona in più in modo che ognuno di noi abbia del tempo da dedicare ai clienti. Perché è sul fronte del servizio ai pazienti che si giocherà davvero la partita". E, in effetti, sul versante servizi i cambiamenti già si vedono, in molte farmacie si eseguono test clinici per la pressione, per le glicemia, per le intolleranze alimentari, si consegnano i farmaci a domicilio. Per mantenere i margini di redditività puntando sui servizi e sul proprio valore aggiunto. 

"Non abbiamo nessuna fiducia nella buona volontà dei farmacisti di contribuire all'abbassamento del prezzo dei farmaci", vaticina Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc: "Servirebbe una deregulation totale del settore e invece non si è riusciti nemmeno a portare i farmaci che i cittadini pagano di tasca loro nelle parafarmacie, dove lavora un farmacista che ha esattamente gli stessi titoli e la stessa preparazione di chi sta dentro la farmacia".



fonte: l'Espresso



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