Rimborsi nelle casse dei partiti 500 milioni ricevuti, 100 spesi
Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate per circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse.
“Di solito le riunioni dell’assemblea per discutere i bilanci vengono convocati in orari come quello del matrimonio di Renzo e Lucia. L’ultima volta eravamo in cinque”. Lo dichiarava in tempi ancora non (troppo) sospetti Arturo Parisi. Ora quelle assemblee, così distratte da non accorgersi di buchi, anzi di crateri, nei bilanci di partiti, sono assurte ai disonori della cronaca. E con loro, gli abnormi rimborsi elettorali, l’opacità dei bilanci, le leggi che si moltiplicano per conservare la casta sana, felice e soprattutto ricca.
La politica costa. Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate di poco più di un quinto, circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse. E a fronte di tali costi, l’attività delle nostre Camere sembra ancor più misera. Oltre che travolta dagli scandali. “Questa classe politica non verrà seppellita da una risata, ma dal tintinnio delle manette”, fu amaramente profetico Umberto Bossi. Per tornare a Parisi e alle assemblee della fu Margherita, che è un partito tecnicamente morto, Luigi Lusi, ormai ex tesoriere, è accusato di appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali per aver utilizzato a fini personali circa 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali.
Solo per le politiche del 2006 di rimborsi elettorali la ex Margherita incassò in Senato 30.769.000 milioni di euro a fronte di spese dichiarate di 10.441.000. E per la Camera, insieme ai Ds, 80.665.000 a fronte di 7.633.000 di spese. Se i dirigenti Dl impegnati in politica in vari partiti continuano a dire di non aver mai saputo nulla di quel che faceva Lusi, Bossi, dopo le inchieste che accusano il tesoriere (anche lui ex) Belsito di aver usato i rimborsi elettorali della Lega per sostenere la famiglia del Senatùr, oltre che per investimenti in Tanzania e non solo, si è dimesso. Il Carroccio solo per la legislatura del 2008 ha ricevuto complessivi 41.484.550 milioni di euro di rimborsi, a fronte di spese accertate di 2.939.987 milioni.
La stessa Lega, come ricorda Mario Staderini dei Radicali italiani “tra politiche 2006 e politiche 2008 ha documentato spese elettorali per 8 milioni e ricevuto rimborsi per 63″. Chiese nel 2006, in una lettera allo stesso Bossi, Giancarlo Pagliarini (lettera riportata da Paolo Bracalini nel suo libro Partiti Spa): “Che cosa ne facciamo di tutti quei soldi?”. Già cosa ne fanno? Quelli della ex Margherita e del Carroccio non sono gli unici casi. I finiani Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisihanno presentato un esposto alla magistratura sulla presunta scomparsa di 26 milioni di euro del tesoro di Alleanza nazionale. Tesoro di un altro partito morto valutato in decine e decine di milioni di euro.
Solo per la legislatura del 2006 riceveva 65.526.000 milioni a fronte di spese rendicontate di 6.234.000. Anche l’Idv ha la sua guerra interna: alcuni esponenti del Cantiere, l’associazione politica fondata nel 2004 da Elio Veltri insieme ad Achille Occhetto ed altri hanno portato in tribunale Di Pietro. Materia del contendere, la ripartizione del rimborso elettorale per le europee del 2004 (5 milioni 510 mila euro nell’arco dei 5 anni), per le quali Di Pietro e Occhetto diedero vita a un’alleanza. Dopo il suo scioglimento, Di Pietro decise di tenere i soldi per sé.
Gestiti disonestamente o no, i partiti sono comunque degli affari incredibilmente redditizi. Anche perché il sistema dei rimborsi elettorali è qualcosa di diabolico: nel 1993 un referendum disse basta al finanziamento pubblico. Fatta la legge, trovato l’inganno. Sparisce il finanziamento pubblico arrivano i rimborsi elettorali. Rimborsi che si calcolano a seconda dei voti presi dai partiti, in base al numero di iscritti alle liste elettorali alla Camera e al Senato: secondo una legge del ’99, per ogni elettore prima 4000 lire, poi 5 euro (dal 2008 ridotte del 30 per cento). Fatto sta che dall’abolizione del finanziamento, i contributi sono aumentati di 10 volte. “A prescindere” dallespese effettuate. Da sottolineare che ogni volta che si vota c’è un nuovo rimborso. E che questi tra l’altro si sommano. Nel 2009 la Lega somma il rimborso per tre tornate elettorali: le politiche del 2006 (4.491.000 annui), le politiche del 2008 9.625.000, le europee del 2009 (circa 6 milioni di euro). Altre “anomalie”? Per le politiche del 2006 i partiti hanno ricevuto i soldi anche oltre la fine della legislatura. E poi: chi non arriva in Parlamento prende comunque i rimborsi, e i partiti che ottengono meno dell’uno per cento se li vedono distribuiti tra gli altri.
da "Il Fatto Quotidiano"
“Di solito le riunioni dell’assemblea per discutere i bilanci vengono convocati in orari come quello del matrimonio di Renzo e Lucia. L’ultima volta eravamo in cinque”. Lo dichiarava in tempi ancora non (troppo) sospetti Arturo Parisi. Ora quelle assemblee, così distratte da non accorgersi di buchi, anzi di crateri, nei bilanci di partiti, sono assurte ai disonori della cronaca. E con loro, gli abnormi rimborsi elettorali, l’opacità dei bilanci, le leggi che si moltiplicano per conservare la casta sana, felice e soprattutto ricca.
La politica costa. Oltre 2 miliardi e 253 milioni di euro per le tornate elettorali dal 1994 al 2008. Le elezioni del 2008 sono costate allo Stato oltre 503 milioni di euro, mentre i partiti hanno sostenuto spese accertate di poco più di un quinto, circa 110 milioni. La differenza, evidentemente, è rimasta nelle loro casse. E a fronte di tali costi, l’attività delle nostre Camere sembra ancor più misera. Oltre che travolta dagli scandali. “Questa classe politica non verrà seppellita da una risata, ma dal tintinnio delle manette”, fu amaramente profetico Umberto Bossi. Per tornare a Parisi e alle assemblee della fu Margherita, che è un partito tecnicamente morto, Luigi Lusi, ormai ex tesoriere, è accusato di appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali per aver utilizzato a fini personali circa 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali.
Solo per le politiche del 2006 di rimborsi elettorali la ex Margherita incassò in Senato 30.769.000 milioni di euro a fronte di spese dichiarate di 10.441.000. E per la Camera, insieme ai Ds, 80.665.000 a fronte di 7.633.000 di spese. Se i dirigenti Dl impegnati in politica in vari partiti continuano a dire di non aver mai saputo nulla di quel che faceva Lusi, Bossi, dopo le inchieste che accusano il tesoriere (anche lui ex) Belsito di aver usato i rimborsi elettorali della Lega per sostenere la famiglia del Senatùr, oltre che per investimenti in Tanzania e non solo, si è dimesso. Il Carroccio solo per la legislatura del 2008 ha ricevuto complessivi 41.484.550 milioni di euro di rimborsi, a fronte di spese accertate di 2.939.987 milioni.
La stessa Lega, come ricorda Mario Staderini dei Radicali italiani “tra politiche 2006 e politiche 2008 ha documentato spese elettorali per 8 milioni e ricevuto rimborsi per 63″. Chiese nel 2006, in una lettera allo stesso Bossi, Giancarlo Pagliarini (lettera riportata da Paolo Bracalini nel suo libro Partiti Spa): “Che cosa ne facciamo di tutti quei soldi?”. Già cosa ne fanno? Quelli della ex Margherita e del Carroccio non sono gli unici casi. I finiani Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisihanno presentato un esposto alla magistratura sulla presunta scomparsa di 26 milioni di euro del tesoro di Alleanza nazionale. Tesoro di un altro partito morto valutato in decine e decine di milioni di euro.
Solo per la legislatura del 2006 riceveva 65.526.000 milioni a fronte di spese rendicontate di 6.234.000. Anche l’Idv ha la sua guerra interna: alcuni esponenti del Cantiere, l’associazione politica fondata nel 2004 da Elio Veltri insieme ad Achille Occhetto ed altri hanno portato in tribunale Di Pietro. Materia del contendere, la ripartizione del rimborso elettorale per le europee del 2004 (5 milioni 510 mila euro nell’arco dei 5 anni), per le quali Di Pietro e Occhetto diedero vita a un’alleanza. Dopo il suo scioglimento, Di Pietro decise di tenere i soldi per sé.
Gestiti disonestamente o no, i partiti sono comunque degli affari incredibilmente redditizi. Anche perché il sistema dei rimborsi elettorali è qualcosa di diabolico: nel 1993 un referendum disse basta al finanziamento pubblico. Fatta la legge, trovato l’inganno. Sparisce il finanziamento pubblico arrivano i rimborsi elettorali. Rimborsi che si calcolano a seconda dei voti presi dai partiti, in base al numero di iscritti alle liste elettorali alla Camera e al Senato: secondo una legge del ’99, per ogni elettore prima 4000 lire, poi 5 euro (dal 2008 ridotte del 30 per cento). Fatto sta che dall’abolizione del finanziamento, i contributi sono aumentati di 10 volte. “A prescindere” dallespese effettuate. Da sottolineare che ogni volta che si vota c’è un nuovo rimborso. E che questi tra l’altro si sommano. Nel 2009 la Lega somma il rimborso per tre tornate elettorali: le politiche del 2006 (4.491.000 annui), le politiche del 2008 9.625.000, le europee del 2009 (circa 6 milioni di euro). Altre “anomalie”? Per le politiche del 2006 i partiti hanno ricevuto i soldi anche oltre la fine della legislatura. E poi: chi non arriva in Parlamento prende comunque i rimborsi, e i partiti che ottengono meno dell’uno per cento se li vedono distribuiti tra gli altri.
da "Il Fatto Quotidiano"
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