Prosperità, pace e sicurezza. secondo l’FMI
In anteprima gratuita per i lettori di Bimbo Alieno voglio offrirvi dei ritagli del Global Financial Stability Report, che il Fondo Monetario Internazionale pubblicherà la settimana prossima durante i lavori primaverili a Washington:
“La crisi finanziaria globale e le preoccupazioni collegate alla sostenibilità del debito sovrano hanno mostrato che nessun asset può essere considerato veramente sicuro e i recenti downgrade di asset in precedenza considerati virtualmente privi di rischio dimostrano che anche questi sono soggetti a rischio. Le distorsioni del mercato pongono problemi crescenti agli asset sicuri, compresi i titoli di stato americani e i bund tedeschi, nel mantenere il proprio ruolo cruciale sui mercati globali come beni rifugio. L’offerta di asset sicuri é diminuita di pari passo alla capacità del settore pubblico e privato di produrre asset di questo tipo, fatto che ha implicazioni negative per la stabilità finanziaria globale.
Proprio sul fronte dell’offerta, le preoccupazioni fiscali hanno portato a un calo della sicurezza percepita del debito sovrano: secondo le statistiche, dal momento che a livello globale é diminuita la quantità di debito sovrano considerato sicuro, entro il 2013 la disponibilità di asset sicuri potrebbe calare di 9mila mld$, circa il 16% del totale. Il punto é che il concetto di sicurezza assoluta, implicito nei rating ai massimi possibili delle agenzie di valutazione, ha creato prima della crisi un falso senso di sicurezza. Per questo motivo aggiustamenti senza strappi per quanto riguarda i beni rifugio dovrebbero richiedere maggiore flessibilità nel modo in cui le strategie sono congegnate e applicate, cercando il giusto equilibrio tra la necessità di garantire la solidità degli istituti finanziari e i costi associati con una potenziale acquisizione troppo rapida di asset sicuri per garantire il raggiungimento di questo obiettivo. Per ridurre i rischi posti alla stabilità finanziaria, la nuova regolamentazione prudenziale dovrebbe fornire sufficiente differenziazione nelle caratteristiche dei beni rifugio in termini di solvibilità e liquidità, che dovrebbero essere riesaminate con intervalli adeguati per determinarne il livello di rischio. Politiche considerate desiderabili includono il miglioramento dei fondamentali fiscali in Paesi che destano dubbi in termini di sostenibilità del debito e l’incoraggiamento a sviluppare in modo autonomo asset sicuri.
In questo primo stralcio vi dico cosa leggo tra le righe: la riduzione del numero degli emittenti AAA rende più rari i titoli considerati “sicuri al di sopra di ogni sospetto” con il risultato di farne crescere a dismisura il valore e indurre a cercare altre forme di beni percepiti come sicuri -come ad esempio l’oro- da parte degli investitori istituzionali. Si invitano dunque gli investitori istituzionali ad avere un po’ meno la puzza sotto il naso prendendo per buono anche ciò che non é troppo buono.
Vediamo la seconda parte:
“Le persone vivono ora più a lungo e questo é molto desiderabile e ha aumentato il benessere individuale, ma di pari passo sono aumentati i costi collegati a una maggiore aspettativa di vita che i Governi devono sostenere in termini di piani pensionistici e assistenza sanitaria, motivo per cui le implicazioni finanziarie di una vita più lunga sono molto ampie e il rischio é notevole, soprattutto in termini di sostenibilità fiscale (potrebbe fare aumentare il rapporto debito/PIL) e solvibilità di istituti finanziari e fondi pensione. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali.
Per bilanciare tali effetti serve una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare. I governi, dal canto loro, devono riconoscere l’esposizione ai rischi collegati all’allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per condividere i rischi con il settore privato e gli individui. Nei prossimi decenni, le persone che invecchiano consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati. Anche se chi paga le pensioni si é preparato a questa evenienza, le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto. Pochi Governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve, ed é significativo che, stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60% le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3% all’11,1% del PIL delle economie avanzate e dal 2,3% al 5,9% del PIL di quelle emergenti, ma se l’aspettativa di vita media crescesse anche di soli tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.”
Insomma, una bella guerra ridurrebbe la vita media mondiale con un positivo impatto sul PIL… mi tengo volentieri la riforma pensionistica, grazie.
fonte
“La crisi finanziaria globale e le preoccupazioni collegate alla sostenibilità del debito sovrano hanno mostrato che nessun asset può essere considerato veramente sicuro e i recenti downgrade di asset in precedenza considerati virtualmente privi di rischio dimostrano che anche questi sono soggetti a rischio. Le distorsioni del mercato pongono problemi crescenti agli asset sicuri, compresi i titoli di stato americani e i bund tedeschi, nel mantenere il proprio ruolo cruciale sui mercati globali come beni rifugio. L’offerta di asset sicuri é diminuita di pari passo alla capacità del settore pubblico e privato di produrre asset di questo tipo, fatto che ha implicazioni negative per la stabilità finanziaria globale.
Proprio sul fronte dell’offerta, le preoccupazioni fiscali hanno portato a un calo della sicurezza percepita del debito sovrano: secondo le statistiche, dal momento che a livello globale é diminuita la quantità di debito sovrano considerato sicuro, entro il 2013 la disponibilità di asset sicuri potrebbe calare di 9mila mld$, circa il 16% del totale. Il punto é che il concetto di sicurezza assoluta, implicito nei rating ai massimi possibili delle agenzie di valutazione, ha creato prima della crisi un falso senso di sicurezza. Per questo motivo aggiustamenti senza strappi per quanto riguarda i beni rifugio dovrebbero richiedere maggiore flessibilità nel modo in cui le strategie sono congegnate e applicate, cercando il giusto equilibrio tra la necessità di garantire la solidità degli istituti finanziari e i costi associati con una potenziale acquisizione troppo rapida di asset sicuri per garantire il raggiungimento di questo obiettivo. Per ridurre i rischi posti alla stabilità finanziaria, la nuova regolamentazione prudenziale dovrebbe fornire sufficiente differenziazione nelle caratteristiche dei beni rifugio in termini di solvibilità e liquidità, che dovrebbero essere riesaminate con intervalli adeguati per determinarne il livello di rischio. Politiche considerate desiderabili includono il miglioramento dei fondamentali fiscali in Paesi che destano dubbi in termini di sostenibilità del debito e l’incoraggiamento a sviluppare in modo autonomo asset sicuri.
In questo primo stralcio vi dico cosa leggo tra le righe: la riduzione del numero degli emittenti AAA rende più rari i titoli considerati “sicuri al di sopra di ogni sospetto” con il risultato di farne crescere a dismisura il valore e indurre a cercare altre forme di beni percepiti come sicuri -come ad esempio l’oro- da parte degli investitori istituzionali. Si invitano dunque gli investitori istituzionali ad avere un po’ meno la puzza sotto il naso prendendo per buono anche ciò che non é troppo buono.
Vediamo la seconda parte:
“Le persone vivono ora più a lungo e questo é molto desiderabile e ha aumentato il benessere individuale, ma di pari passo sono aumentati i costi collegati a una maggiore aspettativa di vita che i Governi devono sostenere in termini di piani pensionistici e assistenza sanitaria, motivo per cui le implicazioni finanziarie di una vita più lunga sono molto ampie e il rischio é notevole, soprattutto in termini di sostenibilità fiscale (potrebbe fare aumentare il rapporto debito/PIL) e solvibilità di istituti finanziari e fondi pensione. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali.
Per bilanciare tali effetti serve una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare. I governi, dal canto loro, devono riconoscere l’esposizione ai rischi collegati all’allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per condividere i rischi con il settore privato e gli individui. Nei prossimi decenni, le persone che invecchiano consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati. Anche se chi paga le pensioni si é preparato a questa evenienza, le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto. Pochi Governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve, ed é significativo che, stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60% le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3% all’11,1% del PIL delle economie avanzate e dal 2,3% al 5,9% del PIL di quelle emergenti, ma se l’aspettativa di vita media crescesse anche di soli tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.”
Insomma, una bella guerra ridurrebbe la vita media mondiale con un positivo impatto sul PIL… mi tengo volentieri la riforma pensionistica, grazie.
fonte
Commenti