Carroccio, l'autista accusa: «Trota ladrone»

Una combo della scritta cambiata nel prato di Pontida dedicata alla Lega.
(© Ansa) Una combo della scritta cambiata nel prato di Pontida dedicata alla Lega.
"Continuano i retroscena della tormentata saga di "The Family in green". L'ultima rivelazione choc di Alessandro Marmello, bodyguard e autista di Renzo Bossi, parlano di un vero e proprio delirio di onnipotenza del rampollo di casa Bossi, il quale spendeva a destra e a manca soldi del partito senza alcuna remora. Marmello allarmò il tesoriere di via Bellerio, Belsito, ma senza ottenere spiegazioni, minacciando addirittura dimissioni per scongiurare inchieste e bufere mediatiche anche a suo carico".




Ecco il video girato dall'autista, che passa al Trota i soldi del partito per le sue spese personali:

Eduardo Parente - collaboratore di nocensura.com
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di Roberto Carminati per Lettera43
Vera e propria Pasqua di Passione a casa della Lega Nord, orfana del lider maximo Umberto Bossi e finita al centro anche delle indagini statistiche dell'università degli Studi di Milano che con uno studio condotto fratwitter e blogger ha evidenziato impietosamente come il 31,2% dei simpatizzanti associ ormai il fondatore alla detestata «casta» e il 64,6% non ne attenda ormai che la sostituzione con Roberto Maroni.
A rendere indigesta la colomba delle camicie verdi si è messo anche l'ignoto che come già accaduto in marzo ha sostituito una P con una L per trasformare la scritta che campeggia sul prato di Pontida teatro di tanti raduni leghisti da Padroni in casa nostra a Ladroni in casa nostra, sistemata dai fedelissimi dopo qualche ora. E infine sono arrivate a mezzo stampa le dichiarazioni dell'autista, guardia del corpo di Renzo «Trota» Bossi sull'uso disinvolto che il rampollo lumbard, fresco di dimissioni, avrebbe fatto dei danari del movimento. 
«Il Trota incassa, spende e non fa una piega»
Renzo Bossi detto il Trota, figlio del Senatùr Umberto.
(© Ansa) Renzo Bossi detto il Trota, figlio del Senatùr Umberto.
«Non ce la faccio più, non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo. Adesso basta, sono una persona onesta, a questo gioco non ci voglio più stare», ha dichiarato al settimanale Oggi (in edicola da martedì 10 aprile) Alessandro Marmello.
Marmello, che ha documentato le sue affermazioni anche con una serie di video, ha raccontato la sua versione dei fatti in una lunga intervista. Ha lavorato come autista di Renzo Bossi per tre mesi nel 2009. Il contratto a progetto era emesso dal Gruppo Lega Nord Padania Camera dei deputati e intestato all'allora capogruppo Roberto Cota.
IL CONTRATTO VIDIMATO DA BELSITO. Dall'aprile 2011 Marmello è stato assunto dalla Lega, ha detto, con un contratto a tempo indeterminato emesso direttamente dalla Lega Nord Padania. E firmato dal tesoriere Francesco Belsito.
«Da quel momento avrei avuto disponibilità di denaro contante per le spese relative al mio servizio. Ogni volta che avevo bisogno di soldi per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell'auto, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano, potevo andare direttamente all'ufficio cassa alla sede della Lega, in via Bellerio, firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari e ritirare ogni volta un massimo di 1.000 euro. Anche più volte al mese».

Cassa continua in via Bellerio

Renzo Bossi e il padre Umberto, ex segretario della Lega Nord.
(© Ansa) Renzo Bossi e il padre Umberto, ex segretario della Lega Nord.
«Il fatto è che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo», ha affermato.
Marmello ha poi ricordato: «Tra queste ricevute molte mi erano state date da Renzo per coprire sue spese personali: poteva essere la farmacia, ristoranti, la benzina per la sua auto, spese varie, cose così. Insomma, quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo. La situazione stava diventando preoccupante e ho cominciato a chiedermi se davvero potevo usare il denaro della Lega per le spese personali di Renzo Bossi».
DAL TESORIERE NESSUNA SPIEGAZIONE. Il bodyguard ha protestato: «L'ho fatto presente a Belsito, spiegandogli che avevo pensato addirittura di dimettermi. Lui non mi ha dato nessuna spiegazione chiara. Ho cominciato ad avere paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico, dal momento che i soldi che prelevavo erano quelli che ritengo fossero ufficialmente destinati al partito per fare politica. Soldi pubblici. Certamente, almeno credo, non spendibili per accontentare le spese personali di Renzo Bossi».

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