Nucleare: a Lione per non dimenticare Fukushima


Anche Legambiente e Greenpeace alla catena umana da Lione ad Avignone per uscire dal nucleare
Ci saranno anche Legambiente e Greenpeace alla lunga catena umana di 235 km che l'11 marzo, anniversario della catastrofe nucleare di Fikus hima Daiichi congiungerà Lione ad Avignone per dire "Basta Nucleare" in Francia. L'iniziativa è promossa da Réseau "Sortir de Nucléaire" che spiega: «La valle del Rodano, con i suoi 11 reattori - per un totale di 58 in Francia - è la regione più densamente nuclearizzata d'Europa. Se dovesse verificarsi un incidente in questa zona, non sarebbe solo la Francia intera ad esserne gravemente e durevolmente colpita ma l'intero continente! Mentre la campagna elettorale di 2012 è in pieno svolgimento, i cittadini, della regione hanno deciso di far pressione sui politici: come la Germania e l'Italia, vogliamo uscire dal nucleare; come la Germania, anche noi vogliamo creare migliaia di posti di lavoro nelle energie rinnovabili».
Secondo gli organizzatori della catena umana, «Una volontà politica forte è indispensabile per organizzare una vera transizione energetica che comprenderà: la fine degli sprechi energetici; una maggiore efficienza nelle apparecchiature elettriche; lo sviluppo delle energie rinnovabili». 
Réseau "Sortir de Nucléaire" invita tutti a partecipare: «Insieme, faremo del 11 marzo 2012 un giorno straordinario. In occasione della ricorrenza di Fukushima, tutte le regioni di Francia ed i nostri vicini europei si daranno la mano per formare una grande catena umana pacifica di 235 km tra Lyon ed Avignon, sulla N7. Per la prima volta, un'azione di questa portata sarà organizzata in Francia: la sua importanza dimostrerà la volontà di tutti i cittadini di decidere del proprio futuro. Questa grande "catena umana" affluirà sulla N7 l' 11 marzo 2012 tra Lyon ed Avignon. Cerchiamo di essere attivi tutti insieme: abbiamo veramente bisogno di tutti voi! Per noi, per voi, per i nostri figli ed i nostri nipoti. Affinché il nucleare non sia più una funesta singolarità francese».

Il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani, annunciando l'adesione del Cigno Verde ha detto: «I francesi hanno deciso di manifestare, in piena campagna elettorale, la loro volontà di vivere in un paese denuclearizzato e di far pressione sui politici perché anche la Francia, come la Germania e l'Italia, esca dall'era nucleare per entrare in quella delle fonti rinnovabili. Per riuscirci hanno bisogno del sostegno di quante più persone possibili e per questo come Legambiente abbiamo deciso di partecipare a questa manifestazione come facemmo nell'ottobre 2010 a Berlino contro la decisione del governo Merkel di allungare la vita delle centrali tedesche, poi rientrata proprio in seguito al disastro in Giappone.E' importante e urgente che tutta l'Europa e non solo i singoli paesi, abbandoni questa fonte energetica pericolosa e costosa per concentrarsi sull'energia verde".Che il nucleare sia una fonte energetica in costante declino è confermato anche da un recente rapporto dell'Iaea elaborato sui dati precedenti all'incidente di Fukushima, secondo il quale il contributo del nucleare alla produzione totale di elettricità nel mondo sarebbe passato dal 13,5% del 2010 al 6,2% del 2050. E con l'abbandono dei programmi nucleari di Paesi come la Germania e la Svizzera e il ripensamento di paesi fortemente nuclearizzati come il Giappone, in seguito al terribile incidente di Fukushima, questo dato è destinato a diminuire ulteriormente condannando inesorabilmente il nucleare a scomparire dalle fonti di produzione di energia elettrica».
Greenpeace France ricorda che «In Giappone l'11 marzo 2011 sono avvenute 3 catastrofi: un sisma, uno tsunami e un incidente nucleare. Una sola di queste catastrofi avrebbe potuto essere evitata...» 
L'Institut de radioprotection et de sûreté nucléaire français (Irsn nel suo ultimo rapporto ha scritto che la contaminazione radioattiva nei dintorni della centrale nucleare di ukushima Daiichi è fortemente diminuita, mas la decrtive anche come ormai «Cronica e perenne» e Greenpeace sottolinea: «Cronica per ché questa ciontaminazioine radioattiva, anche se ha conosciuto picchi più alti dalla catastrofe, è ormai inscritta durevolmente e profondamente nei dintorni della centrale. Pérenne, perché questa radioattività durerà a lungo diminuendo molto lentamente... I 3 reattori danneggiati, così come le esplosioni di idrogeno negli edifice della central nei giorni seguenti all'11 marzo 2011, hanno anche liberato delle grandi quantità di cesio radioattivo. Questo cesio ha una durata di vita lunga. Si considera che sarà "inoffensivo" solo tra 300 anni. Oggi rimane il 98% della sua radioattività iniziale nell'ambiente, un tasso che sarà ancora dell'81% nel 2020».
In tutto sono circa 24.000 i km2 di territorio giapponese contaminati dal cesio 137 e secondo l'Irsn 600 km2 superano la soglia dei 600.000 becquerel per m2, ma per Greenpeace France «esiste tuttavia un terriotorio contaminato a "macchie di leopardo" fino a 250 km di distanza dalla centrale, con degli "hot spots" estremamente localizzati legati ad accumuli di depositi radioattivi per le piogge ed il ruscellamento. I contatori hanno rilevato dei livelli molto o troppo elevati di radioattività in delle municipalità della zon a evacuata intorno alla centrale. Dei luoghi che resteranno, in alcuni casi, definitivamente inabitabili. La situazione della centrale danneggiata di Fukushima resta fragile Se le autorità giapponesi hanno annunciato che i reattori danneggiati sono stati "stabilizzati", la situazione resta infatti molto preoccupante e lo resterà ancora per mesi e numerosi anni».
Un documento "riservato" del ministero dell'educazione e della scienza giapponese rivela che l'ex ministro Yoshiaki Takaki è all'origine della decisione di non diffondere pubblicamente la vera dimensione della contaminazione radioattiva nei giorni dopo la catastrofe e delle esplosioni che hanno innescato la fusione nei reattori di Fukushima Daiichi. Anche un rapporto di Greenpeace accusa il governo e l'agenzia nucleare giapponesi di non aver reso possibile la catastrfe e di non aver protetto la popolazione quando è avvenuta. Glio ambientalisti sottolineano che «La catastrofe di Fukushima rimette in questione la credibilità dell'industria nucleare. L'industria sostiene che il rischio di incidente nucleare si limita ad una volta su un milione (o meno) di anni di operatività di un reattore. Invece, l'esperienza dimostra che un incidente significativo è prevedibile in qualche parte deel mondo ogni decennio. L'influenza politica esercitata dalkl'industria nucleare sulle autorità giapponesi di regolamentazione della sicurezza nucleare è una delle cause principali dell'incidente a Fukushima».
I profughi nucleari sono ancora migliaia, anche se sono stati evacuati solo gli abitanti della "zona di esclusione " di 20 km intorno alla centrale. Ma la zona a rischio è molto più estesa er bambini sono stati contaminati a 220 km da Fukushima Daiiochi. Secondo Greenpeace ognuno dei 400 reattori nucleari in funzione nel mondo rappresenta un grave rischio, per questo invita ad aderire alla manifestazione dell'11 marzo in Francia ma anche a quelle previste in Giappone. 
Legambiente ricorda quanto tutto questo sia legato all'altra grande tragedia nucleare che rischiamo di dimenticare: quella di Chernobyl. Secondo un dossier dell'associazione ambientalista «I paesi e i villaggi contaminati nel 2011 risultano essere circa 2.400 (2.370 dei quali abitati da 1.140.000 abitanti, tra cui 220.000 bambini). L'ambulatorio mobile (progetto realizzato da Legambiente) ha esaminato complessivamente 28.462 pazienti, dal 2007 al 2011, riscontrando varie patologie tra le quali iperplasia e calcinosi, ed evidenziando come gli effetti delle radiazioni continuino a minare il sistema immunitario delle popolazioni contaminate e a far crescere le patologie in special modo quelle tumorali. Nonostante tutto la Bielorussia ha stipulato un accordo con la Russia per la costruzione di una nuova centrale nucleare, a nord del paese e precisamente nella provincia di Ostrovets al confine con la Lituania, come se il disastro avvenuto a Chernobyl non fosse già abbastanza».
C'è poi un altro grande problema irrisolto: «La centrale atomica presente in Ucraina, è coperta da un sarcofago fatto costruire nel giugno del 1986. Un lavoro faraonico di 300.000 tonnellate di calcestruzzo e 1.000 di strutture metalliche, che contiene ancora oggi al suo interno circa 200 tonnellate di materiale radiattivo. Ma dal sarcofago fuoriescono polveri radioattive dalle fessurazioni causate dall'usura delle strutture di contenimento, e il rischio di un collasso della struttura è molto elevato. I lavori per la realizzazione di un nuovo sarcofago, denominato l'arco sono cominciati, ma nonostante l'Ucraina abbia annunciato la fine dei lavori per il 2015 la preoccupazione è che il progetto s'interrompa per mancanza di fondi da parte dei paesi donatori: uno dei principali era infatti il Giappone che dopo la tragedia di Fukushima è in grande difficoltà. I tempi previsti per l'intera bonifica, così come riportato dall'agenzia Tass, richiederanno 100 anni».
Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarietà, sottolinea che «La situazione in Bielorussia dopo la tragedia di Chernobyl continua a essere sempre più grave. Ancora oggi, infatti, nonostante sia calato inesorabilmente l'interesse e il sostegno della comunità internazionale nei confronti delle vittime della catastrofe di Chernobyl, circa 7 milioni di persone vivono in zone contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina, e sono costrette a nutrirsi con cibo fortemente radiattivo, e a pagarne le conseguenze è soprattutto la popolazione infantile. Legambiente continua a tal proposito a realizzare il Progetto Rugiada che, nato nel 1994 per dare un aiuto ai bambini colpiti dalle radiazioni, rappresenta oggi un sostegno concreto che permette a tantissimi bambini di essere monitorati dal punto di vista medico e curati in un centro specializzato e sostenibile in Bielorussia. Per tutto il periodo dell'accoglienza viene fornito loro cibo sano e non contaminato dalle radiazioni».


fonte: Greenreport



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