Nei panni di un greco
Come sarebbe la vita di un tedesco medio se la Germania dovesse accettare le stesse misure di austerity che ha imposto alla Grecia? Una proiezione aiuta a capire gli effetti disastrosi del rigore.
Facciamo finta che si chiami Erich Hansen: è un educatore e lavora nel settore pubblico, in una cittadina dell’Assia (nel cuore della Germania). Con i giovani che accoglie nella sua struttura effettua regolarmente trasferte a Marburgo – non molto lontano – per giocare a bowling.
In futuro, però, Erich dovrà chiedersi se non sarebbe meglio portare i ragazzi a passeggiare nei boschi, dato che il biglietto di ingresso al bowling potrebbe diventare troppo caro ed egli deve stringere la cinghia. Come il resto della Repubblica federale.
Per comprendere come sarebbe la Germania se fosse sottoposta al rigido piano di austerity da essa imposto alla Grecia, basiamoci sull’ipotesi formulata dalla fondazione Hans Böckler con la collaborazione dell’Istituto di macroeconomia e ricerche congiunturali (Imk).
Tanto per cominciare lo stipendio mensile di Erich passerebbe da 3.250 euro a 2.760. Al lo stesso tempo le sue trattenute previdenziali e per malattia aumenterebbero in un anno di 530 euro, mentre l’iva passerebbe dal 19 al 22 per cento. Il nostro educatore, che dopo il lavoro non disdegna una birretta fresca e una sigaretta, dovrebbe aspettarsi anche un aumento del 33 per cento delle imposte su alcol, carburante e sigarette.
L’atmosfera è molto tesa tra i colleghi di Erich: il governo ha annunciato un taglio di 460mila posti di lavoro nel settore pubblico. I pensionati, invece, dovranno fare i conti con una riduzione di mille euro delle loro entrate annuali. Una prospettiva inquietante, se si pensa alle manifestazioni scatenate in passato in tutta la Germania dal congelamento degli stipendi.
Il motivo per cui Erich e i suoi colleghi devono tirare la cinghia è che se si applicassero da quelle parti i requisiti imposti alla Grecia, la Repubblica federale dovrebbe riuscire a risparmiare oltre 500 miliardi di euro in cinque anni. Il calcolo è stato fatto da Henner Will dell’Imk, secondo cui la troïka Ue-Bce-Fmi ha sottovalutato le ripercussioni dell'austerity.
Le previsioni ufficiali parlavano di una riduzione del 2,6 per cento del pil greco nel 2011. Invece è stata del 5 per cento, e il bello deve ancora venire.
Le cifre sono spaventose e inequivocabili: l’austerity porterà i greci alla rovina. Più il coro sulla questione greca si arricchisce di nuove voci, più tutto ciò che riguarda il futuro dell’euro, della Grecia e di conseguenza dell’Europa diventa una questione di semplice speranza. Come andrà a finire? Nessuno lo sa.
Basterebbe osservare da vicino la Grecia per capire che la disfatta è completa. La Grecia sta diventando un paese del Terzo mondo, qualcosa che in Germania è ancora soltanto una vaga minaccia.
Nel frattempo, Erich Hansen ha perduto il suo posto di lavoro. Ha dovuto firmare i moduli dei sussidi di disoccupazione e lo stato adesso gli preleva 600 euro l’anno. Così anche Erich contribuisce a salvare l’euro.
Traduzione di Anna Bissanti
fonte: Marie Amrhein - Cicero (da Presseurop)
Facciamo finta che si chiami Erich Hansen: è un educatore e lavora nel settore pubblico, in una cittadina dell’Assia (nel cuore della Germania). Con i giovani che accoglie nella sua struttura effettua regolarmente trasferte a Marburgo – non molto lontano – per giocare a bowling.
In futuro, però, Erich dovrà chiedersi se non sarebbe meglio portare i ragazzi a passeggiare nei boschi, dato che il biglietto di ingresso al bowling potrebbe diventare troppo caro ed egli deve stringere la cinghia. Come il resto della Repubblica federale.
Per comprendere come sarebbe la Germania se fosse sottoposta al rigido piano di austerity da essa imposto alla Grecia, basiamoci sull’ipotesi formulata dalla fondazione Hans Böckler con la collaborazione dell’Istituto di macroeconomia e ricerche congiunturali (Imk).
Tanto per cominciare lo stipendio mensile di Erich passerebbe da 3.250 euro a 2.760. Al lo stesso tempo le sue trattenute previdenziali e per malattia aumenterebbero in un anno di 530 euro, mentre l’iva passerebbe dal 19 al 22 per cento. Il nostro educatore, che dopo il lavoro non disdegna una birretta fresca e una sigaretta, dovrebbe aspettarsi anche un aumento del 33 per cento delle imposte su alcol, carburante e sigarette.
L’atmosfera è molto tesa tra i colleghi di Erich: il governo ha annunciato un taglio di 460mila posti di lavoro nel settore pubblico. I pensionati, invece, dovranno fare i conti con una riduzione di mille euro delle loro entrate annuali. Una prospettiva inquietante, se si pensa alle manifestazioni scatenate in passato in tutta la Germania dal congelamento degli stipendi.
Il motivo per cui Erich e i suoi colleghi devono tirare la cinghia è che se si applicassero da quelle parti i requisiti imposti alla Grecia, la Repubblica federale dovrebbe riuscire a risparmiare oltre 500 miliardi di euro in cinque anni. Il calcolo è stato fatto da Henner Will dell’Imk, secondo cui la troïka Ue-Bce-Fmi ha sottovalutato le ripercussioni dell'austerity.
Le previsioni ufficiali parlavano di una riduzione del 2,6 per cento del pil greco nel 2011. Invece è stata del 5 per cento, e il bello deve ancora venire.
Le cifre sono spaventose e inequivocabili: l’austerity porterà i greci alla rovina. Più il coro sulla questione greca si arricchisce di nuove voci, più tutto ciò che riguarda il futuro dell’euro, della Grecia e di conseguenza dell’Europa diventa una questione di semplice speranza. Come andrà a finire? Nessuno lo sa.
Basterebbe osservare da vicino la Grecia per capire che la disfatta è completa. La Grecia sta diventando un paese del Terzo mondo, qualcosa che in Germania è ancora soltanto una vaga minaccia.
Nel frattempo, Erich Hansen ha perduto il suo posto di lavoro. Ha dovuto firmare i moduli dei sussidi di disoccupazione e lo stato adesso gli preleva 600 euro l’anno. Così anche Erich contribuisce a salvare l’euro.
Traduzione di Anna Bissanti
fonte: Marie Amrhein - Cicero (da Presseurop)
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