Legge elettorale, l'inciucio continua col "bordellum"

di Luca Telese

Massimo Donadi lo ha definito il “Bordellum”. E non c’è dubbio che la nuova legge elettorale su cui il “tripartito” Pdl-Pd-Udc ha trovato l’accordo abbia qualcosa di inquietante. Se non altro perché – casualmente – avrebbe l’effetto di premiare i tre partiti della coalizione che l’hanno varato. Proviamo a vedere come: per quanto annunciato con elementi di vaghezza e di ambiguità che continuano a modificare la cornice e i dettagli (ad esempio non si capisce ancora a chi viene garantito il cosiddetto “diritto di tribuna” e come), il nuovo sistema elettorale ha alcuni caposaldi che non cambiano e che sono chiaramente dannosi. Il primo effetto è quello di demolire il bipolarismo in Italia, grazie all’abolizione del vincolo di coalizione. Ovvero di quella regola che oggi permette ai diversi partiti di collegarsi in un patto di alleanza prima del voto, dichiarando agli elettori come, perché, e con quale programma. Domanda: a chi serve questo emendamento? Guarda caso proprio al Pdl al Pd e all’Udc, se volessero truffare gli elettori. Come? Mettendo in scena una campagna elettorale in cui apparentemente se ne dicono di tutti i colori, ma al termine della quale non uscirebbe nessun vincitore certo (ora è matematico che ci sia, con il 55% dei seggi, con il nuovo sistema sarebbe impossibile il contrario). È bene ricordare che questa garanzia di maggioranza esiste attualmente in tutti e tre i principali ordini di competizioni: alle comunali (tranne rarissimi e improbabili casi di “anatra zoppa”), alle regionali, e anche alle politiche. Anzi: era l’unica cosa buona del porcellum, oggi viene spazzata via proprio da quelli che a parole si sono riempiti la bocca con la logica dell’alternanza, dai dottor Sottile del Cavillo elettorale (come il leggendario professor Ceccanti, il senatore del Pd già noto per i tanti tentativi di scippare il referendum, uno di quelli specializzati nell’ideare imbrogli per mascherare verità sconvenienti). Il secondo punto certo – poi – è che agli elettori non viene restituito il primo diritto che è stato scippato loro con il porcellum. Ovvero della possibilità di scegliere i propri eletti. Niente preferenze, ma nemmeno i collegi uninominali che avevamo conosciuto con la riforma elettorale del 1994, quella che aveva visto affermarsi in Italia i duelli (di solito a due, raramente a tre) in piccole circoscrizioni di circa 50 mila persone.



L’uninominale sul modello britannico, almeno garantiva un grandissimo potere alla campagna diretta e al consenso sul territorio. La formula che si sta scegliendo – ovviamente – prende il peggio di ogni modello: proporzionale senza diritto di scelta delle persone, collegi così grandi da creare di fatto un proporzionale taroccato (perché? È l’unico modo per salvare il terzo polo di Casini e impedire che faccia la fine del Ppi nel 1994). Vi dicono: però si può indicare il candidato premier! Un’altra balla. Con questo sistema la designazione di un candidato premier sarà puramente di bandiera, un altro trucco. Anzi: si potrà dire con certezza, che i candidati premier delle elezioni saranno quasi sicuramente fatti fuori dopo la formazione delle Camere. E i parlamentari? Con circoscrizioni di media grandezza e liste bloccate – come con il Porcellum – non saranno gli elettori, ma i leader ad avere potere di vita o di morte su deputati e senatori. Ecco perché, alla fine, il potere di decisione dei tre fattori più importanti per la formazione di un governo – il premier, la coalizione e gli eletti – vengono trasferiti direttamente alle segreterie di partito. Un bell’affare. Ma allora a chi serve questa legge? È una specie di vestito tagliato su misura per mantenere il monopolio dei soliti noti, garantire rendite di posizione e sbarrare la strada a qualsiasi terremoto elettorale.

“Questo inciucio va fermato”, grida dalle colonne di Libero una insospettabile come l’ex ministro Giorgia Meloni. Non si può darle torto. La soglia di sbarramento viene incredibilmente elevata: una misura senza senso visto che nelle elezioni scorse solo cinque partiti superarono lo sbarramento. A che serve dunque elevare al 5%? A impedire che possano entrare in campo liste nuove, come le civiche o – tanto per fare un esempio – il Movimento 5 Stelle di Grillo. Infine il premio di maggioranza. Circolano delle autentiche bestemmie: tipo quello di assegnarlo ai primi tre partiti. Ironia della sorte: sarebbero i tre che sottoscrivono la legge, quelli in linea teorica rappresenterebbero tre poli in conflitto tra di loro. Quindi votando per il Pd si rafforza anche il Pdl, votando Casini si dà una mano a Bersani. A che serve? A prefigurare il nuovo inciucio, magari con Mario Monti premier (senza costringerlo, però, allo spiacevole rito della raccolta voti). Più che un Porcellum, un ultra-Porcellum. Mica male per il governo delle (finte) liberalizzazioni, creare un “accordo di cartello” per monopolizzare la politica.


fonte: "Il Fatto Quotidiano del 30 Marzo" (vers. Pdf)




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