La beffa della nuova Imu, sulle seconde case risparmiano i più ricchi

Secondo i calcoli della Cgia di Mestre e della Uil, la tassazione della seconda casa diventerà più alta per i redditi annui intorno ai 25mila euro ma scenderà per chi ha, ad esempio, un reddito di 100mila euro. E sulla stangata peseranno le nuove aliquote di base dei Comuni 


La mazzata c’è ma non è per tutti. A salvarsi dal salasso Imu (imposta municipale unica) non saranno però categorie particolarmente deboli ma anzi i benestanti con casa vacanza o che affittano un’abitazione in nero. Non solo non subiranno un inasprimento del prelievo ma in alcuni casi arriveranno addirittura a risparmiare qualcosa rispetto al sistema di tassazione precedente. Quello che appare come un vero e proprio obbrobrio tributario deriva dal fatto che l’Imusostituisce sia l’Ici sia l’Irpef sui redditi fondiari che si applicava agli immobili non affittati. In questo modo viene meno la progressività del prelievo tipica dell’Irpef a tutto vantaggio di chi guadagna di più.

Secondo la Cgia di Mestre la tassazione sulla seconda casa di un proprietario con reddito di 100mila euro lordi annui potrebbe, ad esempio, scendere di 14 euro e passare da 1163 a 1149 euro. Viceversa se il proprietario guadagna 25mila euro il prelievo sale da 641 a 766 euro. A conclusioni simili arrivano simulazioni effettuate della Uil. Per redditi fino a 23mila euro annui l’aumento medio del prelievo su una seconda casa di 90 mq viene calcolato in 95 euro. Al contrario un lavoratore autonomo che guadagna più di 90mila euro risparmierà 7 euro.


Tolti questi casi per tutti gli altri sono dolori. L’Imu rappresenta infatti l’architrave della manovra lacrime e sangue varata lo scorso dicembre dal governo Monti ed è una fonte di introiti a cui si abbeverano in molti. Lo Stato centrale, innanzitutto, che si attende incassi per 10 miliardi di euro ma anche i Comuni che, alzando le addizionali di base, cercheranno di compensare i tagli dei trasferimenti. La prima casa risulta in parte “graziata” in virtù di una detrazione base di 200 euro che sale di altri 50 per ogni figlio a carico. Lo sgravio si applica alla cifra ottenuta dal valore catastale dell’immobile aumentato del 5% e poi moltiplicato per l’aliquota del 4 per mille. Tuttavia per appartamenti dai tre locali in su il conto finale risulta lo stesso salato. Secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, per un 100 mq in zona semicentrale a Roma è infatti previsto un prelievo di oltre 800 euro mentre per lo stesso tipo di abitazione a Torino o Bologna l’Imu costerà tra i 600 e i 700 euro.

Nel caso delle seconde abitazioni le aliquote salgono (al 7,6 per mille), le detrazioni spariscono e i conti finali si fanno davvero da brivido. Ecco alcuni esempi: per chi ha scelto di affittare con regolare contratto un’ abitazione di 100 mq a Milano il prelievo vola dai 431 euro del 2011 agli oltre 1300 euro di quest’anno; a Roma si sale invece da 739 a 1790 euro mentre a Lecce da 268 a 593 euro. Va anche peggio al proprietario che ha optato per il canone concordato. In questo caso, ha calcolato Confedilizia, gli aumenti possono variare dal 300% di Siena fino al 700% di Parma con un record assoluto a Forlì dove il rincaro supera il 3000%.

Stessa brutta musica per gli uffici. Chi possiede 250 metri quadri a Roma dovrà prepararsi a versare all’erario oltre 10mila euro contro i 4mila che pagava prima. A Milano il prelievo triplica da 3mila a 9 mila euro, a Torino da 2.800 ad oltre 9mila. Negozi e terreni agricoli sono a loro volta colpiti duramente dal nuovo prelievo con rincari spesso superiori al 100% e con un’ ulteriore beffa finale per tutti i cittadini. Secondo Federconsumatoril’aumento della tassazione sui terreni si trasferirà in parte sui prezzi finali dei prodotti agricoli così come l’inasprimento del prelievo sui negozi causerà verosimilmente un rincaro su tutte le merci in vendita. Il risultato finale sarà una spesa aggiuntiva di 185 euro in media a famiglia. 



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