Il problema dell’Eurozona non è alla periferia ma al centro: in Germania


Vicenç Navarro - Tradotto da  Andrea Grillo

La Germania ha molto successo nell’esportazione di prodotti. E siccome esporta molto più di quanto importa, la bilancia dei pagamenti è positiva. La crescita del differenziale tra esportazione e importazione è cambiata, passando dal 2,8% del prodotto interno nell’anno 2000 al 7% nel 2008.

In pratica il valore totale delle esportazioni in Germania è stato nell’ultimo anno di 983 miliardi di euro, superiore al valore totale della Cina, 971 miliardi. Il saldo dei pagamenti era di 177 miliardi di euro in Germania rispetto a 191 miliardi in Cina. Questo enorme successo si deve principalmente alla moderazione salariale, in quanto i salari sono tenuti molto al di sotto del livello della loro produttività. Questo spiega che il valore aggiunto non va alla massa salariale e al consumo interno, ma ai profitti delle imprese e alle esportazioni di capitale, compreso il capitale finanziario. È superfluo dire che il mondo del lavoro tedesco non è molto soddisfatto di questa situazione. Ma il mondo imprenditoriale tedesco ha un grande strumento nelle sue mani, la Banca Centrale Tedesca (la Bundesbank) e la Banca Centrale Europea. Questi due strumenti hanno l’obiettivo di controllare l’inflazione tramite il controllo dei salari. Mentre i sindacati del metallo stavano rinegoziando la loro conversione, la BCE ha alzato gli interessi sul denaro, riducendo la crescita economica e aumentando la disoccupazione, e questo nonostante che l’Eurozona fosse già sul punto di entrare in recessione.


Inoltre l’esportazione del capitale, compreso quello finanziario, è stata una componente importantissima per creare la bolla  immobiliare in Spagna e Irlanda (e negli USA). Si dimentica nei circoli finanziari e imprenditoriali tedeschi e nei loro  establishment politici che, per quanto accusino i Pesi periferici di aver sprecato il loro denaro (investendo in attività speculative, come il settore immobiliare), il settore bancario tedesco ha favorito e ha beneficiato di tale spreco. In realtà la  maggioranza del denaro era tedesco (oltre che francese e spagnolo). È difficile accettare questa critica quando il settore bancario tedesco era coinvolto fino al midollo in questo spreco, beneficiandosene enormemente. È interessante notare che, come ha detto il sindacato tedesco del metallo, la bolla immobiliare tedesca è passata alla Spagna. Mentre c’era una scarsità di costruzioni in Germania (la Germania ha la più bassa percentuale di proprietari di casa nella UE), in Spagna, con l’aiuto del capitale finanziario tedesco, si sono costruite tre volte più case di quelle di cui c’era bisogno. Era austerità in casa (Germania) e spreco nel resto dell’UE e, più in particolare, nei Paesi periferici (Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda). In pratica la moderazione salariale è stata scolpita nella pietra nella costituzione tedesca, presentandola come un emendamento, imponendo l’obbligo dell’equilibrio di bilancio. Dietro questo emendamento costituzionale c’era il desiderio di ridurre la protezione sociale.

Questi provvedimenti non si sono tradotti in una crescita della disoccupazione, e ciò come risultato del potere sindacale all’interno delle imprese (il sistema chiamato cogestione), che ha fatto sì che invece di distruggere posti di lavoro l’imprenditore dovesse patteggiare la riduzione dell’orario di lavoro. La disoccupazione non è aumentata, ma la moderazione salariale è rimasta, anche se con un notevole peggioramento nella qualità dei posti di lavoro tedeschi. Esisteva in Germania la paura della disoccupazione, anche nell’establishment, perché non fu l’inflazione -come si dice sempre - ma la disoccupazione ad essere  responsabile del nazismo (vedere il mio articolo “Il profondo errore del Governo tedesco: le origini del nazismo. El Plural. 19.12.11). È importante segnalare che è la Bundesbank quella che sostiene ancora l’interpretazione storica delle origini del nazismo basata sull’inflazione elevata di quel periodo. La Bundesbank cerca di creare questa immagine perché l’inflazione è sempre il peggior nemico delle banche. Ma l’inflazione esisteva anche molto prima (1918-1924) che Hitler fosse eletto.

Quello a cui stiamo assistendo è il tentativo di esportazione del modello tedesco (in realtà, del modello imposto dall’establishment finanziario-imprenditoriale tedesco) al resto dell’Unione Europea, con un’enorme determinazione e un enorme impatto. Le politiche del Governo Rajoy stanno seguendo fedelmente tale modello, con l’aggravante che la Spagna non ha il sistema di protezione sociale e il sistema di cogestione che ha la Germania. E tutto questo lo si fa su mandato del Consiglio Europeo, della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea, nei quali l’establishment tedesco ha un totale dominio, trasformando i Paesi periferici in semplici peones di una strategia continentale che ha raggiunto il suo massimo sviluppo in Grecia, diventata oggi una semplice colonia tedesca.
La struttura ideologica che sostiene questa valanga ideologica è il monetarismo e il mercantilismo (che comunemente si chiama neoliberismo), che si è opposto con tutti i mezzi all’incremento della domanda interna in Germania e negli altri Paesi, e pertanto all’incremento dei salari e della spesa pubblica come misura di stimolo dell’economia.

Il grande problema di questa strategia è che la riduzione dei salari e dei redditi da lavoro sta creando un problema gravissimo, non solo alla periferia, ma anche al centro (Germania e Austria), con una domanda bloccata. Questa situazione crea un’enorme accumulazione di capitale nei Paesi centrali e un enorme indebitamento e grandi deficit nei Paesi periferici, diminuendo le importazioni a un livello tale da danneggiare le esportazioni tedesche, perché gran parte di queste vanno ai Paesi della UE. Con ciò si stanno creando bilance dei pagamenti eccessivamente positive al centro ed eccessivamente negative alla periferia, che stanno pregiudicando la salute del sistema. Da qui deriva che fossero gli USA a confidare di più su politiche keynesiane di stimolo, e che proponessero nel Novembre 2010 a Seul, in Corea, di non permettere a un Paese di avere un saldo positivo maggiore del 4% del suo PIL. La Germania e la Cina misero il veto, e con ciò le possibilità che la UE si riprendesse sono state enormemente compromesse.

Le soluzioni sono facili da vedere e vanno nel senso opposto rispetto a quelle attuate oggi dalla troika che comanda nella UE. C’è un urgente bisogno di misure di stimolo della domanda interna, a cominciare dalla Germania. Perché il conflitto non è tra la Germania e il resto della UE, ma tra l’establishment tedesco e le classi popolari tedesche e di altri Paesi. L’internazionalismo delle élite dominanti dovrebbe essere sostituito dall’internazionalismo delle classi popolari.


fonte


Commenti

Anonimo ha detto…
Perché tutti vi comprate le Golf, BMW w Mercedes? E questi sono i risultati! Perché mangiate l'hot dog, prodotto con carne importata dalla Germania? Perché comprate nei discount, dove si trova moltissima roba tedesca ed anche cinese? Uno non vuol essere nazionalista, e forse anche a ragione, ma a certe cose bisogna guardarci!

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