Il giodice che voleva fare il mafioso

di Luca Rinaldi
“Tu ancora non hai capito chi sono io, sono una tomba, dovevo fare il mafioso, non il giudice
“. A parlare è Giancarlo Giusti, giudice del tribunale di Palmi, intercettato al telefono con Giulio Lampada, “regista” delle operazioni del clan della ‘ndrangheta dei Valle a Milano.
Giusti, già indagato nell’inchiesta, è stato arrestato questa mattina accusato di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa.
 A indagare è stata la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, che nella stessa indagine aveva già spiccato dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni componenti della famiglia Valle-Lampada, dell’avvocato della famiglia, nei confronti di quattro appartenenti alla Guardia di Finanza, di Vincenzo Giglio, 51 anni, presidente della sezione “Misure di prevenzione” del tribunale di Reggio Calabria, del consigliere regionale della Calabria Francesco Morelli (PDL).
Secondo l’accusa, il magistrato, già comparso nell’ambito delle indagini perchè gli sarebbero stati pagati viaggi ed escort in hotel di lusso a Milano, avrebbe ricevuto dal clan almeno 71 mila euro. Nel comunicato rilasciato dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si legge
 “In data odierna, nell’ambito del procedimento Valle-Lampada, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano”, Giuseppe Gennari, “nei confronti del dottor Giancarlo Giusti, magistrato, già in servizio presso il tribunale di Reggio Calabria e quindi di Palmi, sospeso dalle funzioni con delibera della sezione disciplinare del Csm”, lo scorso 16 dicembre.

L’inchiesta mostrò la vena imprenditoriale del clan Valle nel settore del gioco d’azzardo, che li portò a provare anche la scalata ai monopoli di Stato, poi fallita per le intervenute inchieste della magistratura. Oltre ai nomi di magistrati, finanzieri, politici e vere e proprie talpe (fu la stessa Boccassini a definirle tali) che spifferavano di indagini in corso e movimenti degli inquirenti, facevano capolino anche i contatti tra Giulio Lampada e le entrature nei concessionari del gioco d’azzardo, oltre a operazioni bancarie allegre avallate da funzionari compiacenti, in particolare presso Unicredit e Credito Bergamasco.

L’inchiesta è complessa e articolata, e ci sono ancora punti che gli inquirenti stanno approfondendo, anche sulla scorta delle intercettazioni dello stesso Giancarlo Giusti.
 In alcune di queste, sempre al telefono con Giulio Lampada, confida di aver minacciato anche esponenti di forze dell’ordine e addirittura dei Servizi Segreti se avessero intralciato alcune questioni che lo riguardavano. “Qualcosa – scrive il Gip Giuseppe Gennari, lo stesso che questa mattina ha firmato l’ordinanza nei confronti di Giusti – che richiede un serio approfondimenti”. Approfondimenti che riguarderanno probabilmente ancora il settore dei giochi, i rapporti con le istituzioni e alcuni rapporti “allegri” con le banche presso cui il clan teneva conti correnti e carte di credito.
Nel frattempo Giancarlo Giusti, arrestato nella sua abitazione di Cittanova questa mattina dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, è scortato dalla polizia verso il carcere di Milano, in attesa degli interrogatori dei prossimi giorni.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Giusti, sarebbe stato il ‘socio occultò della cosca in una società che ‘puntavà all’acquisto di appartamenti e case in aste immobiliari, aste di cui si occupava proprio lo stesso giudice, che era assegnato presso la sezione esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria. Giulio Lampada e l’avvocato Vincenzo Minasi, entrambi già arrestati nell’inchiesta, avevano infatti, stando a quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare, costituito una società controllata da una scatola svizzera e da un’altra in Belize, che formalmente non era stata ancora aperta.
 La cosca puntava a immobili del valore di circa 300 mila euro.
Dulcis in fundo, chiosa il gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ordinanza “Sicuramente, avessero fermato Giusti sin da subito, sin dalla prima sacrosanta segnalazione del presidente del tribunale di Reggio Calabria, tutto il resto non sarebbe successo, inclusi i reati commessi con Lampada”. Il riferimento è al procedimento disciplinare conclusosi con un’assoluzione il 6 luglio 2007, subito dal magistrato dopo che due anni prima, in qualità di giudice delle esecuzioni, aveva assegnato immobili pignorati a una società del suocero.

“È dunque indispensabile porre immediatamente fine a questa situazione”, conclude Gennari, aggiungendo: “Si tenga conto che le esigenze cautelari non sono affatto ridotte dalla circostanza che Giusti sia attualmente sospeso dalle funzioni. La pericolosità di Giusti deriva dalla intensissima rete di relazioni che egli ha maturato e che non è affatto legata al concreto esercizio delle funzioni giurisdizionali. Peraltro, Giusti ha già brillantemente superato un procedimento disciplinare al Csm. Quindi non vi è alcuna garanzia del fatto che egli non possa cavarsela ancora una volta”.


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