ALEMANNO, IL SINDACO FALLITO

di Emiliano Fittipaldi


Scandali. Degrado, Traffico. Criminalità. Assunzioni di amici e parenti. E trenta milioni di euro spesi per i collaboratori esterni. Storia e ritratto dell'uomo che in quattro anni di Campidoglio è riuscito a sbagliare tutto


Nel tentativo di rilanciare un'immagine in caduta libera, è arrivato ad assumere 34 persone all'ufficio stampa, tutte a carico del contribuente


A Gianni Alemanno non gliene va dritta una, nemmeno per sbaglio. Sarà la sfiga, come la nevicata del secolo che ha paralizzato la città, l'incapacità sua e dei suoi uomini (dal Gran Premio di Formula Uno all'Eur alla candidatura alle Olimpiadi, non c'è mezza ciambella che gli riesca con il buco) o le inchieste dei magistrati (l'ultima è sulle mazzette intascate dai vigili urbani, ma ne sta arrivando un'altra sugli appalti dei Punti verde qualità), fatto sta che Giovanni detto Gianni, barese di nascita e capitolino d'adozione, dopo quattro anni in Campidoglio è già considerato uno dei peggiori sindaci della storia di Roma. Non solo dai denigratori e dai nemici della sinistra, ma pure nel Pdl girano ormai battute maligne. "A Roma dopo Alemanno non vinciamo nemmeno se candidiamo Gesù Cristo", è la più in voga al momento. Non c'è nulla da ridere, però. Perché la parabola di Alemanno coincide, tra il comico e il tragico, con il declino vertiginoso della città eterna.

Prendiamo un mese a caso, febbraio 2012. Le cronache danno l'idea plastica del fallimento dell'amministrazione nera che comanda la capitale dal 2008. Prima i 30 centimetri di neve gestiti alla Brancaleone, poi rapine, sparatorie e omicidi diventati un refrain quotidiano, poi il "no" di Monti alle Olimpiadi 2020 e l'accusa della Corte dei conti sui costi - raddoppiati - della metropolitana C 





Infine il fango sugli uomini del corpo di polizia municipale, novelli estortori paragonati ai criminali del clan dei Casamonica, e i nuovi, enormi problemi di bilancio, con la richiesta affannata di liquidità al governo. Ecco: l'elenco di febbraio non è l'eccezione, ma la norma. Perché tra Parentopoli nelle municipalizzate, blocchi del traffico per l'apertura di megastore, allagamenti per pioggia e l'occupazione delle poltrone da parte di ex fascisti e raccomandati, non c'è settimana che il sindaco e la sua squadra non finiscano in prima pagina. 
Partiamo dall'inizio della fine. 


Il crepuscolo di Alemanno è cominciato con lo scandalo delle assunzioni facili all'Ama e all'Atac, le società comunali che tra il 2008 e il 2009 hanno fatto centinaia di contratti "anomali" (tra cui quelli alla figlia e al figlio del caposcorta di Alemanno) a decine di parenti e fidanzate di dirigenti del centrodestra, finiti poi al vaglio della procura. Gli uomini del nuovo Dux non sembrano aver perso il vizio, e l'ultimo assunto eccellente che ha scatenato nuove polemiche si chiama Paolo Zangrillo, fratello del medico personale di Silvio Berlusconi, da settembre direttore del personale in Acea con stipendio di 300 mila euro e casa di 200 metri quadri pagata. Alemanno non ha dimenticato il suo, di medico personale: Adolfo Panfili è infatti "delegato del sindaco per i rapporti con gli enti sanitari", mentre sua moglie Valeria Mangani - non si sa a che titolo - è stata nominata vicepresidente della spa comunale di moda Alta Roma.


Al di là delle aziende partecipate, nessun ente pubblico in Italia ha assunto tanta gente come il Campidoglio targato Pdl. "Si devono ridurre gli sprechi. Cancelleremo consulenze, nomine e integrazioni economiche dettate da logiche politiche", giurava Gianni in campagna elettorale. Non è andata così. "L'Espresso" ha spulciato tutte le delibere del Comune firmate finora dalla giunta e ha scoperto che tra staff del sindaco, assessorati, segretarie e uffici stampa in meno di quattro anni sono stati assunti ben 303 esterni, tra dirigenti, funzionari e co.co.co. Spesso amici degli amici (come quelli della lobby dell'Unire di Franco Panzironi), famigli di potenti o semplici simpatizzanti del centrodestra, spesso senza competenze specifiche. Un esercito costato alla collettività, tra stipendi e oneri previdenziali, la cifra monstre di oltre 30 milioni. Alla faccia del buco in bilancio.


Il recordman è Antonio Turicchi, ex direttore esecutivo scappato poi all'Alstom, che è riuscito a strappare un contrattino che pesava sui conti per quasi un milione di euro. Ma anche Umberto Broccoli, il sovrintendente ai musei noto per la sua passione radiofonica (qualche giorno fa ha letto su RadioUno brani di un romanzo su re Artù, mago Merlino e Fata Morgana, definita "la femmina più calda e lussuriosa di tutta la Gran Bretagna") si porta a casa una busta paga più che dignitosa (Broccoli costerà, fino a tutto luglio 2012, ben 667 mila euro). Stessa cifra per i direttori "tecnici" Francesco Coccia ed Errico Stravato, impegnato nel mega progetto di abbattere le 14 torri di Tor Bella Monaca



fonte: l'Espresso


Commenti

Anonimo ha detto…
Rutelli e Veltroni hanno fatto molto peggio, non c'è spazio per l'elenco delle malefatte ma basta domandare a Lusi!

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