Psicologia e nutrizione: carnivori contro vegetariani

Nei confronti dei vegetariani molta gente si comporta come con le popolazioni indigene: prima c'è ammirazione, poi la derisione. Gli psicologi hanno trovato un buon numero di spiegazioni per le battute e le ostilità verso di loro. 

Come si definisce un vegetariano grasso? Bidone dell'umido. E cosa dice il vegetariano quando chiama i famigliari a tavola? "Su ragazzi, che il mangiare appassisce!". In Internet barzellette come queste si sprecano. E nelle reiterate discussioni dove chi non mangia carne deve giustificarsi, ci s'imbatte spesso in spiritosaggini del tipo: "I vegetariani non mi piacciono perché portano via il cibo alla mia bistecca". Ma perché molte persone reagiscono in quel modo? 
Julia Minson dell'Università Pennsylvania e Benôit Monin dell'Università di Stanford offrono una spiegazione su Social Psychological and Personality Science (vol.3, pag.200, 2012). Chi mangia carne ha spesso l'impressione d'essere moralmente criticato dai vegetariani e di rappresentare un cattivo soggetto. Così, per difendere la propria immagine positiva reagisce ridicolizzando l'avversario. 
In realtà, il loro status esotico i vegetariani l'hanno perso da tempo. In Germania ci sono almeno sei milioni di persone che rinunciano alla carne e seguono una forma o l'altra di vegetarismo. Gran parte di loro ha fatto questa scelta per motivi etici, come scrivono i ricercatori nutrizionisti Claus Leitzmann e Markus Keller nel libro "Alimentazione vegetariana". Sono contro l'uccisione degli animali oppure vogliono evitare che l'ambiente sia oberato dai gas serra sprigionati dagli allevamenti. 


Quest'atteggiamento rende i vegetariani una minoranza, la cui aspirazione morale esclude quella che è maggioritaria nella società, argomentano Minson e Monin. Ecco perché non devono nemmeno manifestare esplicitamente la propria decisione per scatenare una reazione ostile nei carnivori. Se anche il vegetariano tace, costituisce comunque un rimprovero implicito per le persone sensibili, che infatti reagiscono. 
La cosa è dimostrata da due ricerche di Minson e Monin. I partecipanti ai loro esperimenti -tutti mangiatori di carne- dovevano indicare le parole che gli venivano in mente riguardo ai vegetariani. Quasi la metà del campione ha usato soprattutto termini negativi come "arroganti", "irritanti", "presuntuosi". In seguito gli psicologi li hanno invitati a esprimere una valutazione su come i vegetariani considerino i carnivori dal punto di vista etico. Coloro che in precedenza avevano espresso i pareri più negativi, si ritenevano disprezzati dai vegetariani in quanto mangiatori di carne. In un secondo esperimento gli psicologi hanno cambiato approccio, ma l'esito non si è discostato, anzi. 

Conflitti dal paradosso carne
Anche gli psicologi attorno a Brock Bastian hanno dato conto, di recente, del motivo per cui chi mangia carne si sente implicitamente aggredito (Personality and Social Psychology Bulletin, online). Gli studiosi dell'Università di Queensland hanno esaminato le giustificazioni interiori delle persone che devono risolvere il "paradosso carne". Come mai l'uomo mangia con gusto la carne e nello stesso tempo ha simpatia e affetto per gli animali? In sostanza, perché la sua immaginazione tiene separato l'animale dalla bistecca. 
Bastian ha mostrato che a molta gente appare giustificato mangiare animali con delle capacità mentali giudicate scarse. Il guaio è che ci sono bestie, come il maiale, notoriamente furbe. Bastian ritiene che chi mangia la carne è in grado di rimuovere un fatto simile e di sentirsi comunque una brava persona quando addenta la cotoletta di maiale -a meno che non sieda accanto a un vegetariano con il suo sedano impanato.

fonte: ADUC
(articolo di Sebastian Herrmann per Sueddeutsche Zeitung del 03-02-2012. Traduzione di Rosa a Marca)






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