Nicola Cosentino e l’ipocrisia dei leghisti

camorra cosentino1 413x500 Nicola Cosentino e lipocrisia dei leghistiL’ANALISI – Per anni sono stati seduti fianco a fianco, hanno condiviso battaglie politiche e votazioni, hanno sostenuto insieme il governo Berlusconi e si sono spalleggiati l’un l’altro nei momenti di difficoltà. Eppure, la vicenda che coinvolge l’ex sottosegretario Nicola Cosentino era nota da anni. Nonostante le indagini, gli articoli e le inchieste giornalistiche, fino a ieri la Lega ha sempre difeso il deputato del PdL, ex braccio destro di Tremonti. Poi la svolta: anche grazie al Carroccio, la Giunta per le Autorizzazioni ieri ha dato parere favorevole all’arresto del deputato considerato dai magistrati vicino – troppo – al clan camorristico dei Casalesi.
L’ordinanza del gip di Napoli, confermata dal Riesame, racconta di un centro commerciale fantasma destinato a procurare voti al sindaco e a riciclare il denaro del clan. Una vicenda nella quale Nicola Cosentino avrebbe avuto un ruolo di primo piano, adoperandosi per il finanziamento dell’operazione da parte di una banca poi bloccato, ma solo in parte, perchè si scoprì che era stato accordato grazie a una falsa fidejussione.
I giudici del Tribunale del Riesame, che hanno condiviso l’impostazione dell’ordinanza di custodia in carcere emessa dal gip di Napoli Egle Pilla, definiscono come «un esempio da manuale di riciclaggio» il progetto per la realizzazione del Centro commerciale «Il Principe» a Casal di Principe. E riciclaggio (aggravato dalla finalità mafiosa), falso e violazioni delle leggi bancarie sono le accuse contestate al deputato e coordinatore in Campania del Pdl che sono alla base del provvedimento di custodia sulla cui esecuzione sarà chiamata a pronunciarsi domani l’Aula di Montecitorio con voto probabilmente segreto. Il timore è che si finisca come con la votazione sul senatore del Pd, Alberto Tedesco, “salvato” proprio dal voto segreto: finì 151 a 127 (11 gli astenuti) contro l’arresto.
E che la questione sia eminentemente politica – con la Lega interessata a svincolarsi dal PdL e a tornare il partito legalitario dei vecchi tempi – l’ha capito per primo uno che di autorizzazioni a procedere ne sa qualcosa: Alfonso Papa. Il deputato da poco uscito dal carcere, infatti, ieri così commentava la decisione della Giunta per le Autorizzazioni: «Si è scritta una brutta pagina per chi crede nel valore del garantismo. Auspico che le coscienze dei singoli parlamentari consentano di non immolare un altra vittima sacrificale a valutazioni di mera opportunità politica e che non si faccia di Cosentino in maniera strumentale un capro espiatorio».
La richiesta di arresto per il coordinatore regionale del PdL campano, infatti, è venuta in un momento politico in cui i partiti hanno come obiettivo principale quello di rifarsi una verginità e un’immagine: la Lega è intenta a tornare “alle origini”, PdL e Pd lavorano e affinano le loro posizioni di “salvatori della patria”, uniti nel compromesso del governo Monti, mentre IdV e la sinistra radicale si muovono in un quel magmatico elettorato “contro”. Il Carroccio, dunque,non avrebbe mai potuto salvare l’ex sottosegretario, pena l’accusa di mentire sulle reali intenzioni del partito. A parole – avrebbero obiettato gli elettori – la Lega prende le distanze da certa politica dell’inciucio, nei fatti continua a salvare “i salvabili”. A meno che – a conti fatti – il voto segreto non sbugiardi il Carroccio. Il colpo risulterebbe fatale alle già ridotte percentuali su cui può contare il partito di Bossi.
Il risultato del voto segreto, però, permetterà anche di far luce su un altro caso politico tutt’ora irrisolto: la malcelata faida interna tra maroniani e fedeli al Senatùr. I numeri diranno da che parte pende l’ago della maggioranza nella Lega.


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Commenti

Anonimo ha detto…
perche non mi lascia condividere ?
Wait ha detto…
come volevasi dimostrare salvato anche lui...

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