Anche Costa Crociere si assuma le proprie responsabilità

La compagnia Costa Crociere sapeva BENISSIMO che le loro navi, quando passano vicine all'Isola del Giglio si avvicinano per fare "l'inchino"... una pratica che fino a ieri era persino incentivata, come dimostra questa lettera di ringraziamento del sindaco dell'Isola; ma oggi fa comodo crocifiggere il Comandante, scagionando in toto la Compagnia, dimenticando che CE L'HANNO MESSO LORO... non dovevano verificare i requisiti?!? Ma forse lo avevano fatto: Schettino infatti è elegante e di ottima presenza: SONO QUESTI I REQUISITI dei Capitani di oggi, allampanati, che girovagano nella nave a dispensare saluti e sorrisi... sembrano ATTORI più che "lupi di mare"... Anche COSTA CROCIERE si assuma le proprie responsabilità!!!


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Commenti

Hyoga ha detto…
Anche i migliori sbagliano...questo articolo non ha alcun senso: sono bravissimo, tutti mi reputano il migliore...faccio un errore e sono il 1° degli str***i ! Ma fatemi il piacere !!! Ovvio che non si tratta di una difesa ma semplicemente vorrei poter aprire un articolo senza leggere le solite fesserie che possono scrivere tutti. Grazie
Anonimo ha detto…
Schettino non è un mostro. Sicuramente non ha brillato per spirito d’iniziativa e capacità di organizzazione, doti che si ritengono proprie di un comandante. Ma non è un assassino codardo.
La manovra di “inchino” al Giglio era prassi ben conosciuta all’equipaggio, alla compagnia di navigazione, all’amministrazione comunale isolana e all’autorità marittima locale. Tutti sapevano e condiscendevano. Finché non ci è scappato il morto.
Voglio fare alcune considerazioni, anche in ragione del fatto che conosco l’ambiente e le dinamiche che in esso possono svilupparsi:
- E’ lecito credere che mentre da bordo si negava l’emergenza alla guardia costiera, Schettino era in contatto con i boss di Costa Crociere a Genova (che a loro volta erano contatto con Miami, sede della compagnia madre, Carnival Corp.) in attesa di direttive. Ma alla fine, convinto che la compagnia gli avrebbe parato le spalle (ecco perché è sceso), è rimasto schiacciato dal proprio ruolo, e ben si è prestato come capro espiatorio. Il codice della navigazione è vecchio e in casi come questi non contempla la possibilità di interferenze sulla piena capacità decisionale del comandante. Ancora oggi si definisce il comandante come il Dio della nave e tutto quello che succede a bordo è direttamente correlato alla sua volontà. Non è così. Questo andava bene ai tempi del Capitano Cook. In realtà gli interessi che gravitano intorno a una nave sono molteplici e di natura a volte difficile da immaginare. La compagnia di navigazione in questione è parte di una più grande americana che costruisce le proprie navi in Italia. Senza le commissioni di questo colosso israelo-americano, la Fincantieri avrebbe già chiuso i battenti da tempo e migliaia di lavoratori sarebbero già in cassa integrazione. Per ovvie ragioni, nessuno mai indagherà in questo senso.
- I danni materiali derivanti dalla perdita della nave non spaventano la compagnia. Sono assicurati. Ma l’immagine aziendale si ricostruisce più lentamente che una nave, e le relative perdite in borsa potrebbero provocare una situazione di stallo digeribile solo in tempi lunghi.
Ecco perché sarebbe forse stato meglio per la compagnia giocarsi la carta della tragica fatalità anziché quella dell’errore umano. La maggioranza delle navi del gruppo Carnival sono comandate da italiani il che in questo momento non gioca a loro favore, visti anche i commenti della stampa estera sulla nostra attitudine al comando.
- Ancora una considerazione su quanto ho sentito riguardo all’equipaggio che non parlava l’italiano: Una nave, a prescindere dalla bandiera che sventola a poppa, è una comunità nella quale presta la propria opera professionale una miriade di etnie diverse. Per legge la lingua di bordo è l’inglese. Un filippino (ma anche un italiano) che lavora a bordo non è tenuto a conoscere altra lingua. Che poi la compagnia metta a disposizione dei propri ospiti personale di accoglienza multilingue (i commissari di bordo, per intenderci) nulla ha a che vedere con le procedure di sicurezza in caso di abbandono nave (anche se sono sicuro che l’ordine è stato dato in due/tre lingue oltre che in inglese).

Auguro a Schettino un sereno prosieguo di vita lontano dalle navi.

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