Le coppie italiane fingono di separarsi per risparmiare sulle tasse

Nel sottile gioco tra detrazioni c’è la necessità di dare un taglio ai costi nella vita quotidiana, utilizzando questi metodi “poco ortodossi”.
Vi sono coppie che si dividono sulla carta per pagare meno Irpef – sostiene l’Associazione per la legalità e l'equità fiscale (Lef) – ma anche coppie che vivono insieme, ma non si uniscono in matrimonio per non perdere vantaggi fiscali o comunque legati ai servizi sociali.
Si profila quindi la necessità di trovare una soluzione che permetta di arginare questo fenomeno proprio in virtù della tanto decantata lotta all’evasione fiscale così da essere equi con tutte le altre famiglie che, invece, pagano regolarmente le tasse senza ricorrere a passacondotti. In Italia si separa una coppia su quattro, e il dato continua a crescere nel tempo: non é facile comprendere quante di queste separazioni siano finte solo per pagare meno tasse e sottrarsi ai doveri del fisco.
Secondo i dati Istat nel 2008 le separazioni sono state 84.165 (+3,4% rispetto al 2007) e i divorzi 54.351 (+7,3%). Si notano differenza a livello regionale: si va da un valore minimo di 186,3 separazioni per mille matrimoni che caratterizza il Sud, dove sembra che le famiglie “tengano” di più a un massimo osservato nel Nord-ovest con 363,3. L’eta’ media alla separazione e’ 45 anni per i mariti e 41 per le mogli e il tipo di separazione scelta e’ quella consensuale: l’86,3% delle separazioni nel 2008 e il 77,3% dei divorzi.
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