Allarme criminalità a Roma: la capitale sotto la morsa dell'ndrangheta

I sindacati di polizia: "La 'ndrangheta controlla ormai i traffici in città". I dati del disordine, al 30 settembre, parlano di 92 tentati omicidi, 2.901 rapine e 283 estorsioni


Il clima è talmente teso che bastano due scatole di scarpe, un po ’ di gelatina e qualche filo lasciati nei pressi della Luiss a far tornare in mente brutte immagini. Artificieri all’opera, ordigno rudimentale fatto brillare, tutti a interrogarsi su messaggio e destinatario. “I romani stiano tranquilli perché i fatti che sono accaduti non sono assolutamente sottovalutati” ha detto l’altro giorno il neo titolare del Viminale,Anna Maria Cancellieri. Abituati ai piagnucolii del sindaco Alemanno o alle orecchie da mercante dell’ex ministro Maroni, forse neanche stavolta, invece, i cittadini della Capitale si metteranno il cuore in pace. Le parole del ministro rischiano di risuonare come le ennesime promesse di un’attenzione che finora non c’è stata verso una violenza quotidiana ormai insostenibile.

A preoccupare non sono soltanto i 31 omicidi del 2011 (l’ultimo, duplice, il 22 novembre a Ostia). Quello che finora le istituzioni non hanno fatto è stato collegare, mettere insieme fenomeni, incrociare dati, eventi e modalità. Le risultanze di questi intrecci potrebbero invece essere la spiegazione di quanto sta accadendo per le strade di Roma. Al di là di quelli andati, come dire, a buon fine, fino al 30 settembre si sono registrati 92 tentati omicidi, solo 8 dei quali a scopo di furto o rapina, 416 percosse, 2. 708 minacce, 2. 901 rapine e 283 estorsioni (sono dati del ministero dell’Interno). Non si riescono invece a quantificare le gambizzazioni.

Fin qui, numeri più o meno in linea con quelli dello scorso anno. Scorrendo l’elenco dei delitticommessi, poi però si incappa in una prima stranezza: sotto la voce “usura” si legge il numero 7, a fronte del 29 del 2010. Come è possibile che un reato che pure è in aumento sul territorio nazionale anche a causa della crisi (gli strozzini sono passati dai 25 mila del 2000 ai 40 mila del 2010), sia crollato? Infatti non è così. Sos Impresa di Confesercenti stima che solo a Roma siano circa 20 mi-la i commercianti vittime dei “cravattari”. Un numero che può raggiungere le 60 mila unità se si aggiungono famiglie, dipendenti e stranieri (ai quali è più difficile accedere ai prestiti). Solo che la gente non denuncia perché, sempre secondo l’organizzazione, l’iter giudiziario farraginoso e la chiusura totale da parte delle banche rende non conveniente rivolgersi alle forze dell’ordine. Basti pensare che il comitato nazionale anti-racket sta analizzando adesso una richiesta di risarcimento avanzata 10 anni fa da un imprenditore che nel frattempo, 6 anni fa, si è tolto la vita.

Ma questi dati vanno incrociati, perché a prestare i soldi non è più il vicino di casa. Nel 2011 gli investigatori romani hanno tenuto sotto controllo quasi un migliaio di utenze telefoniche e dalle intercettazioni emerge che quasi tutte sono collegate a criminali che combinano due attività: usura e droga. Nel Lazio scorrono fiumi di cocaina: nel 2010 ne sono stati sequestrati 720 chilogrammi (più dell’hashish, 650 kg). La polvere bianca recuperata a Roma ammonta al 20 per cento di quella sequestrata in tutta Italia. Basta fare le dovute proporzioni e si ha la dimensione del fenomeno. E in termini di soldi, quanto vale questo giro d’affari?

Cinque miliardi di dollari in Italia, un miliardo a Roma, cui vanno sottratti 250 milioni di “spese” (produttori, grossisti messicani, trasportatori). Quel che rimane, 750 milioni di dollari, va ad arricchire lo stesso qualcuno che ha in mano anche il giro di usura. Non a caso i reati legati alla produzione e al traffico di droga nella capitale sono gli unici che, se il trend verrà confermato nel corso di questi ultimi mesi dell’anno, aumenteranno rispetto al 2010. Usura, droga, gambizzazioni, omicidi: il passo è breve. “La ‘ ndrangheta controlla la città – spiega Gianni Ciotti, segretario provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil – e soprattutto controlla questo enorme flusso di denaro. Si serve di piccole bande sul territorio per fare il lavoro sporco, piazzare la droga o recuperare i crediti. E non ammette che qualcuno possa tentare di mettersi in proprio. Se fosse una guerra tra bande – la storia criminale di Roma ci insegna – ci sarebbero vendette e rappresaglie. Invece sembra che tutti gli omicidi siano scollegati tra loro”.



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