Alcolisti e trapianti: uguale diritto a essere salvati?

Un nuovo studio sostiene che l'obbligo d'astensione dall'alcol prima di un trapianto di fegato sia inutile. La cosa ha innescato il solito dibattito: chi è causa del proprio male ha diritto a essere salvato come gli altri malati? 

Philippe Mathurin dell'ospedale Huriez di Lille (Francia) e i suoi 22 coautori hanno concluso la loro ricerca clinica con questa frase lapidaria: "Il trapianto di fegato tempestivo può migliorare le opportunità di vita dei pazienti che per la prima volta si sono gravemente ammalati di epatopatia alcolica e non hanno risposto al trattamento farmacologico". 
Qui ci sono alcuni aspetti degni di nota:
. Mathurin e soci parlano di trapianti non preceduti dai sei mesi d'astinenza dall'alcol che in Francia, come in Usa o anche in Germania, sono obbligatori.
. Gli autori documentano un notevole miglioramento delle chances di sopravvivenza per quel tipo di pazienti e un'esigua quota di ricadute.
. In base allo studio, il periodo d'astinenza non è necessario sotto l'aspetto medico, ma è addirittura controproducente poiché riduce le possibilità di sopravvivenza. Infatti, troppi pazienti muoiono durante l'astinenza e quindi l'attesa.


Non sorprende che appena questo piccolo studio, relativo a soli 52 casi, è apparso sul New England Journal of Medicine, sia stato subito rilanciato dalla stampa generalista. Washington Post, che aveva ripreso la notizia dall'agenzia Associated Press, ha fatto questo titolo: "Studio francese dà agli alcolisti gravi una seconda chance e un trapianto di fegato, sorgono problemi etici".
La ricerca, volta solo ad analizzare in modo critico la prassi medica fin qui adottata, offre il fianco al dibattito sul diritto a essere aiutati. E il motivo è sempre lo stesso: il numero di persone la cui vita dipende da un trapianto supera quello degli organi disponibili.
Secondo la Fondazione tedesca per i trapianti di organi, nel 2010 in Germania 1846 persone erano in attesa di un fegato. Di questi, 544 soffrivano di cirrosi epatica alcolica, rileva il Coordinamento europeo dei trapianti (che comprende Benelux, Germania, Austria, Croazia e Slovenia). Alla fine, 1282 hanno potuto fruire di una donazione, 564 no; è probabile che quest'ultimi nel frattempo siano morti, visto che nell'ultimo stadio della malattia non esistono alternative al trapianto.
I dati sono più o meno sempre uguali: le persone in lista d'attesa superano di un terzo gli organi disponibili. Tra l'altro, non sempre l'organo donato è compatibile con il ricevente. 
In Germania le condizioni per un trapianto, inclusi i criteri di valutazione dell'urgenza, sono regolate dalla legge TPG. Essa indica l'autorizzazione all'intervento riferendosi generalmente alla necessità, ma prevede l'esclusione dalla lista d'attesa dei pazienti che mostrino controindicazioni -non disposti a collaborare, per esempio chi non rinuncia all'alcol. Ciò è motivo assoluto d'esclusione. Le linee guida dell'Ordine dei medici sono chiare al riguardo: i pazienti affetti da cirrosi dovuta ad alcol possono essere inseriti nella lista d'attesa solo se hanno osservato un'astinenza totale per almeno sei mesi. 
Altrimenti il rischio di ricaduta sarebbe troppo alto. Se è così, è giusto chiedere al paziente di smettere di bere. Purché non lo si faccia con il ditino alzato, ma consapevoli che l'astinenza parte dal cervello. E senza dimenticare che lo stesso vale per il fumo e tante altre sostanze, per tanti comportamenti umani. 
Gli Stati appartenenti al Coordinamento europeo per i trapianti utilizzano il "punteggio di MELD" per valutare il livello di gravità clinica di un paziente candidato al trapianto. Il punteggio, basato sull'analisi del sangue, determina la gravità della malattia e quindi la collocazione del soggetto nella lista d'attesa. A ciò si aggiunge, per gli alcolisti, la norma dei sei mesi d'astinenza, che in molti Stati è vincolante. Ma come indica lo studio francese, sei mesi possono essere fatali. E poi, dicono gli autori, tutti hanno diritto a essere salvati se c'è la possibilità.
Al di là dei numeri, si potrebbe dire che a mancare non sono gli organi ma i donatori. Nei Paesi riuniti nel Coordinamento mancano 2500 donatori di fegato. In queste Nazioni vivono 124 milioni di persone e ogni anno i morti superano il milione. La discrepanza tra il numero di donatori potenziali ed effettivi mostra che il dibattito etico è mal impostato: il dilemma dei trapianti si potrebbe risolvere con le tessere di disponibilità a donare gli organi.

(da un articolo di Frank Patalong per Der Spiegel del 13-11-2011. Traduzione di Rosa a Marca)



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