Ricev & pubbl.:Lampedusa: "Un "viaggio della speranza" vissuto in prima persona.

Riceviamo & volentieri pubblichiamo: lascio alle parole di Marcello Meraviglia, che ringraziamo, l'introduzione al testo

Caro Antonio,vorrei proporti un'articolo un pò particolare per "cose che nessuno ti dirà". Il primo agosto di quest'anno sulle coste di Lampedusa veniva soccorso l'ennesima carretta del mare proveniente dall'Africa,al suo interno rinvenuti 25 corpi di giovani morti asfissiati. Morti per mancanza d'aria, come gli ebrei nelle camere a gas... La percezione dell'orrore di questa tremenda fine mi ha scosso,allora ho provato ad immaginare quello che uno di loro può aver provato in quei terribili momenti.Vorrei che la loro disperazione non fosse normalità che sparisce col tempo. Forse questo è un'articolo troppo anomalo per la vostra rubrica, non mi sorprenderò quindi se deciderai di non pubblicarlo, nel caso però ti chiedo di non cambiare nulla in quanto non è mera raccolta di dati ma immagine introspettiva di quello che per me protrebbero essere stati gli ultimi momenti di uno di quei disgraziati. Come sempre ti saluto e ringrazio.


01-08-2011; Sulle coste di lampedusa viene intercettato un barcone carico d'immigrati,nalla stiva vengono rinvenuti 25 cadaveri,uomini morti asfissiati.....



Siamo in viaggio da dieci ore,ma potrebbero essere anche due giorni. Quì,nell'oscurità totale, il tempo non esiste, la realtà è circoscritta a un movimento ondulatorio che sposta i nostri corpi fiacchi facendoli urtare come fiammiferi in una scatola. Un pungente odore di urina mi graffia le narici e non riesco ad abituarmici. Trecento anni fa i miei avi erano costretti a viaggiare stipati nelle medesime condizioni,strappati alla loro terra dagli stessi uomini che ora,non potendomi più schiavizzare,mi vorrebbero ben lontano dai loro occhi. Nel 1968 Stanley Kubrick immaginava "l'odissea nello spazio" compiersi nel 2001; l'uomo oltre i confini dell'universo. Duemila e undici,quarantatrè anni dopo è solo odissea. E non c'è "spazio". Vorrei distendere le gambe ma non posso,rannicchiato come un feto in questo ventre metallico capisco che sto per morire soffocato. I corpi accanto a me hanno sicuramente la stessa intuizione perchè cominciano ad agitarsi,a urlare con le lingue gonfie dalla sete,a battere disperatamente contro quello sportello che segna il confine tra la vita e la morte. Vorrei tanto che una mano benevola lo aprisse per vedere ancora la luce,una sola volta,il suo calore sul mio viso come una carezza mi ricorderebbe chi e cosa ho abbandonato. Ma non c'è benevolenza nell'uomo ridotto ad animale,nessuno apre. Il benessere che ho inseguito fino a morire è per il paese che agognavo raggiungere qualcosa di perfettamente normale ,nella natura delle cose,così come lo era per me respirare aria prima di calarmi quaggiù. Eppure ora rinuncerei a tutto per un respiro,ma non c'è più respiro per me. Tra le urla dei disperati mi abbandono passando semplicemente da un'oscurità all'altra,non ci sarà libertà per me,non ci sarà riscatto, il mio viaggio termina quì.

di Marcello Meraviglia - per nocensura.com



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