Cina: il petrolio inquina un fiume, in 400.000 senza acqua potabile


Il fiume Zijiang, la fonte di acqua potabile della città di Yiyang, nella provincia centrale cinese dell'Hunan, è stata inquinato da uno sversamento di petrolio che ha costretto le autorità locali a chiudere l'approvvigionamento idrico dei 400.000 abitanti della città.
Un portavoce del governo municipale di Yiyang ha riferito oggi all'agenzia ufficiale cinese Xinhua che «Il petrolio è fuoriuscito, giovedi sera, da una petroliera che navigava sul fiume Zijiang che attraversa la città, inquinando la fonte d'acqua dell'impianto di acqua potabile di Yiyang. Per assicurare la sicurezza dell'acqua potabile per gli abitanti, il governo locale ha deciso di tagliare temporaneamente l'approvvigionamento idrico».
Secondo un'ordinanza emessa stamattina «Il governo prende attualmente delle misure di emergenza per controllare l'inquinamento, al fine di garantire la ripresa dell'approvvigionamento idrico al più presto possibile». Il governo centrale cinese ha istituito un gruppo speciale per indagare sulle cause dell'inquinamento.


Intanto, sempre oggi, un'altra coltre di petrolio è stata avvistata al largo della costa di Tianjin nel nord della Cina, ma l'amministrazione oceanica di Stato non ha confermato se sia il prodotto dei due sversamenti precedenti di cui ha parlato anche greenreport e che avevano già interessato nelle settimane scorse il mare di Bohai.
Lo strato di petrolio, lungo 9 km e largo 3 - 4 metri estato individuato a pochi km dalla costa di Tianjin. Secondo il portavoce dall'Amministrazione oceanica di Stato (Soa) «Dei ricercatori hanno trasferito dei campioni di petrolio alla branca della Soa per il Mar Cinese del nord, basata a Qingdao, per determinare se questo petrolio provenga dagli sversamenti di giugno nella baia di Bohai».
All'inizio della settimana la Soa anveva accusato la ConocoPhilips China (Copc), una filiale della multinazionale petrolifera Usa ConocoPhilips, «di aver superato la data limite fissata dalla Sao per la bonifica delle due fuoriuscite, tra le quali quella del campo petrolifero 19-3 nella baia di Penglai». La Copc a giugno aveva presentato un rapporto sugli sversamenti petroliferi alle autorità cinesi, ma le maree nere si sono estese alle spiagge delle province di du Hebei e Liaoning, causando una crisi del turismo e delle imprese dell'acquacoltura della costa.
A dire il vero le operazioni di sfruttamento del petrolio offshore sono realizzate congiuntamente dalla Copc e dall'intoccabile gigante cinese China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), il più grande produttore di petrolio del Paese.
Il 30 luglio la Soa ha ordinato alla Copc di ripulire le zone inquinate entro il 7 agosto, ma intanto il greggio continua a fluire in mare da due piattaforme sino-americane e la bonifica non è potrà essere certamente completata entro il breve periodo previsto dalla Soa.





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