Non c'è trasparenza sugli attraversamenti di convogli nucleari in Piemonte

L'ultimo trasporto di materiali radioattivi in Piemonte era annunciato per la notte del 10 luglio, ma è stato prontamente annullato, probabilmente a causa dell'attenzione da parte di associazioni ambientaliste e media. Sul nucleare gli italiani hanno messo finalmente la parola fine con il referendum di giugno, ma i problemi connessi allo smaltimento dei vecchi siti nucleari sono lontani dall'essere risolti. Lo sappiamo bene in Piemonte, dove è "temporaneamente" stoccato circa l'80% delle scorie nucleari italiane.

Con una nuova interrogazione abbiamo stimolato la Giunta a mettere in campo finalmente quelle azioni previste dalla Legge Regionale 10/2010 per prevenire i rischi da esposizioni alle radiazioni, una delle norme più avanzate in Italia" dichiarò il vicepresidente Cavallera...purtroppo finora rimane "avanzata" solo sulla carta.

Nel 2011 sono transitati in Piemonte convogli con materiale radioattivo a febbraio e maggio, probabilmente ve ne saranno altre due nella seconda metà dell'anno.
Dal 2007 al 2010 la Giunta stessa ammette i seguenti passaggi:10 spedizioni dal maggio a luglio del 2007 da Trino, Saluggia e Garignano (Ce), 16 spedizioni dal 16 dicembre 2007 al 20 giugno 2009 dalla centrale nucleare di Caorso (PC) al confine italo-francese del Frejus (con verosimile passaggio su Torino, non comunicato ufficialmente); una spedizione nel gennaio 2010 dal Deposito Avogadro di Saluggia (VC) al CEA di Cadarache (F), attraverso il confine di Ventimiglia (IM).

Ravello, l'assessore competente, tende a minimizzare le questioni che riguardano il nucleare commentando che tutto è stato precedentemente previsto da accordi transnazionali italo-francesi. Ma la consapevolezza e le informazioni sugli attraversamenti di questi pericolosi convogli devono rappresentare una priorità per l'amministrazione regionale.

Nascondere le notizie sui trasporti non risolve nulla e anzi fomenta paure e rischi. La soluzione non è mantenere i materiali radioattivi nei siti, come finge di capire l'assessore Ravello, ma di intraprendere un percorso di trasparenza e messa in sicurezza del territorio, iniziando dal rispetto della Legge Regionale piemontese.

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