La Grecia blocca la Freedom Flotilla: in crisi, cede al ricatto israeliano



Dopo le ispezioni e i sabotaggi dei giorni scorsi, molti di noi si stavano domandando quando il governo greco sarebbe uscito finalmente allo scoperto con una presa di posizione ufficiale e diretta nei confronti della Freedom Flotilla.
La risposta è arrivata, puntuale: oggi.


Un comunicato emesso dal Ministero degli Interni greco ha ufficialmente proibito la partenza di qualunque imbarcazione battente bandiera greca o straniera alla volta di Gaza o verso acque "controllate" da Israele. Dichiarando anche che la Guardia Costiera avrebbe adottato tutte le misure necessarie per far rispettare questa direttiva. L'intera area del Mediterraneo orientale sarebbe stata, poi, monitorata elettronicamente per rilevare la presenza e i movimenti delle imbarcazioni della Freedom Flotilla.


La US Boat to Gaza, che questa mattina aveva manifestato davanti all'ambasciata Usa ad Atene il proprio sdegno di fronte all'impossibilità di partire, ancora in attesa dei risultati delle ispezioni a cui era stata sottoposta la loro imbarcazione, ha deciso di agire, in coscienza e forte della convinzione della propria, delle nostre ragioni, e di lasciare le coste greche. Dopo circa 20 minuti dalla partenza, l'Audacity of Hope è stata intercettata dalla guardia costiera che, prima via radio, poi inviando una lancia con a bordo 6 uomini armati, con tanto di scorte di lacrimogeni e maschere antigas, ha intimato ai 36 passeggeri americani e all'equipaggio di retrocedere.


Stessa sorte poche ore dopo per Tahrir, la barca canadese che ospita anche la giornalista israeliana Amira Hass. Tentando di lasciare il porto della località cretese dove era attraccata, è stata bloccata dalla guardia costiera. Sandra Ruch, rappresentatnte del Canada nello Steering Committee della Coalizione Internazionale della Freedom Flotilla, per essersi rifiutata di consegnare i documenti di navigazione nelle mani delle guardie che intendevano sequestrarli senza averne alcun diritto, ha rischiato addirittura di essere arrestata. Quei documenti Sandra non li avrebbe lasciati nemmeno sotto tortura, conosco bene la sua tenacia. E quei documenti sono ancora nelle sue mani. Per quanto possa contare. Di certo non molto per la guardia costiera greca che con arroganza, prima di andarsene, le ha detto: "Tenetevi pure quei documenti, tanto da qui non vi muoverete mai, comunque".




La Grecia si è presentata oggi al mondo, ufficialmente, nel suo ruolo di vassallo di Israele. Certo, conosciamo bene la fragilità del governo greco. Certo, conosciamo bene la potenza del governo israeliano. Ma quanto ci siamo trovati ad osservare con indignazione e rabbia, oggi, non ha alibi né giustificazioni. Un governo che di questo nome voglia essere degno, scelto dal popolo, appunto, per decidere in vece sua e per il suo bene, o almeno per il suo meglio, avrebbe il dovere di fronte ai suoi cittadini di difendere la propria autonomia, la propria dignità e la sua totale libertà di scelta.


Vorremmo chiedere al popolo di Syntagma Square come si sia sentito di fronte a questo governo che impediva forzatamente, con la minaccia delle armi, ad una missione umanitaria internazionale di partire regolarmente dalle coste di una nazione dell'Unione Europea.
Vorremmo chiederlo, idealmente, ai padri di questa Grecia che è madre di tutti noi che a questo Mediterraneo apparteniamo e che è stata la culla della cultura della libertà e della democrazia.


Vorremmo che quelle intelligenze e quelle coscienze potessero ispirare oggi ogni nostro gesto. Perché di fronte ad un tale abuso di potere, il silenzio e l'immobilità sono inaccettabili. In moltissimi paesi sono in corso manifestazioni di protesta di fronte alle ambasciate greche, israeliane e statunitensi. Manifestazioni nazionali saranno organizzate ovunque.
Nel frattempo la Coalizione Internazionale della Freedom Flotilla sta meditando i prossimi passi.
E se il suo cammino e la sua battaglia dovranno, temporaneamente, continuare sulla terra ferma, così sarà.


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