Il "suicidio programmato" delle merci, una truffa al consumatore


Un microchip blocca la tua stampante dopo un certo numero di copie?
Fabbricano macchine che si devono rompere alla svelta?
La lampadina che illumina il tuo bagno ha le ore contate? I prodotti sono programmati per rompersi?
Fatti ridare i soldi!
È il suicidio delle merci. Ce lo racconta il documentario: OBSOLESCENZA PROGRAMMATA
C’è la storia della lampadina che funziona da 100 anni. Ma come fai a vendere lampadine se quelle che produci durano un secolo?
Così agli inizi dell’industria di largo consumo i produttori si misero d’accordo per fabbricare lampadine che non durassero più di 1500 ore. E chi sgarrava doveva pagare multe salate. E schiere di chimici lavorarono per anni per produrre un nylon che fosse un po’ più fragile di quello inizialmente messo sul mercato. Sennò i collant duravano anni…

Un ingegnere un po’ fissato si irritò profondamente quando la sua stampante si bloccò. Fece una ricerca sul web e scoprì che il problema non era solo suo. La stampante che aveva comprato aveva un microchip che contava le copie prodotte e bloccava il funzionamento della meccanismo di stampa dopo un certo numero di fogli.
Grazie a un software realizzato da un programmatore russo questo consumatore pignolo azzerò il contatore delle copie e la stampante riprese a funzionare perfettamente.
Altri consumatori scoprirono amaramente che la Apple non vendeva batterie di ricambio per il loro iPod. E questo provocò in loro profondo dolore perché erano un po’ feticisti e vivevano un attaccamento morboso per il loro iPod. “Ricoverateli!” dirà qualcuno… Comunque questi maniaci degli auricolari scoprirono anche che le batterie dell’iPod erano costruite per non durare troppo. E questo generò attacchi di rabbia e convulsioni che ridussero molti in stato vegetativo. A quel punto essi fecero causa alla Apple e vinsero. Furono pure risarciti per i danni psichici e morali e la Apple fu obbligata a vendere batterie di ricambio. Ora mi chiedo: è legale vendere un prodotto sostenendo che è il migliore possibile mentre invece si investe denaro per studiare un modo perché si rompa alla svelta?
E’ legale costruirlo in modo che sia difficile da riparare, ad esempio usando viti e bulloni di forma assurda che richiedono particolari strumenti per essere svitate (hai presente quelle viti del tuo frullatore con teste dotate di due fori invece delle tacche di forma tradizionale che combaciano con la forma dei cacciaviti in commercio… Hai mai provato a procurarti un cacciavite per quelle viti? NON ESISTONO. Ce li hanno solo i fabbricanti. E anche un mio amico di Bergamo che è un maniaco e ha tutti i cacciaviti per tutte le viti possibili e immaginabili. Le vita e le svita… Si diverte a riparare frullatori dati per morti).
E’ sensato che le aziende possano produrre caricabatteria, jack e spinotti delle forme più stravaganti in modo tale che tu possa usare solo il caricabatteria di QUEL marchingegno elettronico? (Il che ti porta, probabilmente, ad avere anche tu un cassetto pieno di vecchi cavi e caricabatteria obsoleti che non hai il coraggio di buttare via…).
Costruire prodotti programmati per rompersi è un crimine contro i consumatori e contro l’ambiente. Che si fa?





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Commenti

Rita ha detto…
tempo fa sentì dire da più fonti che ben presto tutti i telefoni cellulari avrebbero avuto lo stesso ingresso per il caricabatterie,ma ben presto la notizia è stata messa nel dimenticatoio e credo per lo stesso motivo qui illustrato.la crisi economica ormai non esiste più ma ha lasciato spazio ad una nuova povertà e credo che ben presto saranno gli stessi consumatori a fare attenzione a quei piccoli particolari.

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